Il fluire dell’energia e del tempo. Il mondo giovanile ed un segreto

Giuffrida Farina              

Esplichiamo una generica azione oppure osserviamo una persona attuante il  medesimo atto: nell’un caso  (noi attori) e nell’altro (noi osservatori),i “neuroni specchio” in noi presenti e su noi agenti funzionano nella medesima maniera. Osserviamo una faccia spaventata, il terrore nei suoi occhi, 2 immagini traslanti nella nostra faccia, nei nostri occhi, si diventa una sorta di insieme doloroso omogeneo e compatto.

Gli esperti di settore, dunque manifestano questo modello di pensiero: ”Ci approprieremmo” d’un passeggiare affannato o del dolore scaturente da una rovinosa caduta, qualora vedessimo qualcuno camminare affannato o cadere rovinosamente, quasi avvertissimo il suo transitare o provassimo il medesimo dolore. Come mai accade questo? Il meccanismo di trasmissione è fornito dal fluire dei succitati “neuroni specchio”, agenti attraverso una interconnessione con  varie zone ed aree cerebrali. Mi fermo qua; in termini equivalenti, ad uno psicologo è sufficiente sapere che l’energia elettrica è costituita da un movimento di elettroni, tali particelle urtano tra di loro, l’impatto provoca un riscaldamento del filo conduttore, dunque l’energia elettrica viene convertita in calore, energia termica.

Ed ancora:in letteratura scientifica i termini ‘monte’ e ‘valle’ si riferiscono al senso in cui fluisce l’energia,ad esempio il naturale cammino d’un corso d’acqua (torrente,fiume…) procedente “dall’alto verso il basso”;sarebbe anche possibile farlo defluire da valle verso  monte,qualora impiegassimo un sistema propulsivo (una pompa) capace di fornire la spinta ascensionale all’acqua che dunque scorrerebbe da una posizione più bassa a una più elevata. Adesso, quale –improbabile– aspetto potrebbe far nascere curiosità matematica ed attrazione scientifica in un esperto di Psicologia, destanti la voglia di conoscere a fondo il ‘Principio di sovrapposizione degli effetti’ applicabile, nei due esempi visti, tanto ai circuiti elettrici, quanto alle reti idrauliche? Oppure di fargli apprendere la similare progressiva crescita esponenziale di talune grandezze elettriche ed idrauliche? In questo particolare periodo, di avanzante, purtroppo  campeggia il doloroso esponenziale progressivo incremento di casi correlati al corona virus, un trend epimediologico che adesso siamo abituati a considerarlo “tragicamente normale”, sperando in un altrettanto esponenziale rapido decremento della orribile manifestazione.

La giovane odierna generazione: diciamolo francamente, ai ragazzi d’oggi  non si prospetta un agevole cammino,noi giovani d’una volta vivemmo in un periodo abbastanza sereno,percorremmo  itinerari  lineari senza eccessive contrarietà o elevate barriere;l’attuale  epidemia Covid-19 causata dal virus Sars-Cov-2,forse potrebbe indurre risonanza di alcuni versi del poeta Quasimodo: ”E come potevamo noi cantare/con il piede straniero sopra il cuore…”. Da giovane, pur affrontando una strada di studi ingegneristici il  parallelo percorso poetico artistico non mi procurava particolari disagi, anzi mi divertiva molto il cimentarmi in campi diversi dal rigoroso e severo mondo scientifico. Rigoroso alla stregua della reale Informazione,che dovrebbe risultare veritiera e responsabile, dovendo illustrare la ‘pura realtà’ tale essa si manifesta: teniamo presente l’articolo 21 della Costituzione concernente la libertà di stampa, e la normativa contenuta nel Documento di Nizza del dicembre 2000 relativa alla libertà di informazione.

Ma di tutt’altra natura è l’arte:la creazione artistica è simulazione,è finzione,io la inquadro quale sorta di “drammatico gioco” coesistente con le libere attività intellettive e con quelle “scientificamente riflessive”: l’atto creativo rappresenta un librarsi in  alto, un temporaneo abbandonare le volgarità terrene onde percorrere -definiamole- suggestive “terre del mistero”…                In età giovanile penso che dall’atto creativo scaturisca una duplice modifica:si converte il “momento generativo” in un gioco innocente e simultaneamente  in una sorta di vibrante protesta rivolta verso il mondo perché il Leopardiano “arido vero” comincia a delinearsi ai nostri occhi. Quante numerose riflessioni  si potrebbero esplicitare intorno al mondo giovanile: volendo, ad esempio, considerare l’aspetto concernente ragazzini trasgressori violanti la legge e successivamente reiteranti: è ben noto il sistema giudiziario vigente in alcuni Stati americani, non valuta in modo particolarmente comprensivo  il mondo giovanile infrangente la legge, d’altra parte lungo un’altra linea di pensiero si sviluppa l’idea che sia ingiusto condannare a morte immaturi giovincelli, punizione che scaccia perentoriamente l’idea della potenziale riabilitazione e consequenziario reinserimento nel tessuto sociale.

In Australia ancora oggi giovani aborigeni vengono condannati a pene più severe di quelle inflitte a coetanei non aborigeni che commettono lo stesso crimine:tale modello potrebbe funzionare qualora esistesse la –assurda idea della– matematica certezza  del criminoso “replicare aborigeno”, quindi inaspriamo la punizione onde evitare che il teenager aborigeno possa sbagliare di nuovo, puniamolo duramente. In realtà, bisognerebbe continuamente far conoscere a bambini e adolescenti -costasse pure l’implicazione del minor tempo da dedicare  alla matematica ed alla lettura, se questo implicasse la riduzione del tasso di reati attuabili in futuro da ipotetici giovani trasgressori- la corretta orientazione ovvero la bussola della moralità. D’altronde <<Il segreto della eterna giovinezza consiste nell’esser vecchi subito>> (Jean-Marie Gourio, scrittore, umorista e sceneggiatore francese).A  proposito del Leopardiano “caro tempo” e di specchi, insieme a quelli neuronici innanzi delineati vi è un mio testo giovanile (Specchio oscuro) integrativo del presente scritto, poi c’è un’altra composizione lirica (Ventiquattro Primavere), conseguii un premio letterario nel 1982 ed un apprezzamento del poeta e critico letterario Gaetano Salveti  al quale inviai un nucleo di mie liriche.