Cinema in crisi

Gennaro Tedesco

Oggi il cinema italiano è in coma profondo irreversibile, sembra un malato terminale di cancro ramificato , profondo e esteso senza possibilità di scampo.

Non è vero che i motivi della sua fine annunciata e ormai al suo ultimo stadio siano da ricercare esclusivamente in fattori tecnico-professionali e generazionali .

Certo ci sono anche questi e sono importanti . Ma non bastano a spiegare quella che sembra essere più che una pur forte e virulenta crisi , una necessità di auto soppressione , di trasformazione epocale dopo una morte lentissima , disastrosa e vergognosa.

Non è solo ovviamente una questione di confronto  drammaticamente perdente con un cinema nordamericano più vivo e risplendente che mai.

E’ soprattutto e prevalentemente una questione storica e sociopolitica.

Il nostrano cinema contemporaneo si trova di fronte a un Bivio : o assuefarsi alla sua definitiva evanescenza e progressiva evaporazione nullificante , oppure , ovviamente con le dovute differenze storiche , prendere atto del dato di fatto drammaticamente oggettivo che dagli Anni 80 dell’ultimo Secolo del Secondo Millennio lentamente , ma inesorabilmente, è cominciata la sua morte annunciata per graduale irreversibile  autoconsunzione . Dagli Anni 80 in poi il nostro cinema ha progressivamente , ma marcatamente , perduto mordente e soprattutto ha divorziato tragicamente e irrimediabilmente dalla realtà .E’ divenuto irriconoscibile a se stesso , ma soprattutto al suo pubblico .

Ovviamente , con le dovute notevoli differenze storiche , gli Anni 80  del nostro cinema sono paragonabili agli  Anni del fascismo . Sia il nostro cinema più recente a partire dagli Anni 80 che il cinema del Ventennio fascista si caratterizzano per la loro perdita di contatto totale soprattutto con la realtà sociale della Nazione .

Ci vorrà la Resistenza e la Liberazione per far rinascere il nuovo Cinema italiano , il Cinema del Neorealismo , il Cinema della rinascita politica , morale e estetica , il Cinema della ritrovata  e riscoperta Realtà sociale di un popolo e della sua Libertà .

Non è facile Retorica né tanto meno ancora più facile , scontata e pericolosa Autoesaltazione , ma oggettiva , distante e disincantata costatazione di un cinema italiano del dopoguerra preso a modello da tutto il mondo per la sua prepotente realistica potenza drammatica e evocativa , il Vertice di una Estetica non solo cinematografica mai più raggiunta .

Oggi il nostro cinema  , se vuol riprendere un suo nuovo , positivo e duraturo percorso,  come fece il cinema del dopoguerra ,deve inesorabilmente operare una dolorosa, drastica, convinta e sincera cesura che vada dagli Anni 80 ad oggi per rimettersi sulla via salutare e obbligata di un nuovo incontro rigeneratore con la realtà sociale non più e non solo della Nazione , ma dell’Europa  e del Mondo .