Bergamo: Covid-19, morto Don Savino Tamanza, assistendo infermi

Era un sacerdote tradizionalista. Devoto alla Messa Tridentina, mai visto senza talare.

Uscito nel 1981, o giù di lì, dalla FSSPX, arrivò nella diocesi di Massa dove celebrava, per obbedienza,  anche il NOM: solamente con il Canone Romano.
Caritatevole al massimo con il peccatore, ma fermissimo con il peccato.
Si occupava sempre degli ultimi: lui sì che era  “la Chiesa in uscita”, aveva l’odore delle pecore. Aiutava sempre i più poveri e i più diseredati, che – talvolta – non lo meritavano neppure. E ci metteva sempre il suo denaro. Nella sua prima parrocchia di S. Eustachio (MS), ospitò diversi ex detenuti in canonica, aiutandoli in ogni modo e indebitandosi per loro; raccoglieva oggetti per riffe e lotterie parrocchiali anche per i confratelli.
Altro che “pizzi e merletti”. Ha insegnato che la missione cattolica ha un verbo: Servire.