Proverbi Africani: la stregoneria e gli stregoni

Padre Oliviero Ferro  

Come il termine FETICCIO, queste due parole: stregoneria e stregone, servono a designare in modo peggiorativo ogni pratica alla quale si attribuiscono gli effetti malefici, in ogni modo non codificati da un potere religioso o culturale dominante e riconosciuto. Lo stregone, per il suo potere di attentare, nuocere o eliminare in ogni suo aspetto la vita altrui, con sottilissime ed occulte pratiche, è il personaggio più temuto, più disprezzato e più odiato nella società africana tradizionale di ogni etnia, lingua e nazione. Lo stregone non ha amici. Se ha parenti, non gli vogliono bene. Quando si ammala, non viene curato. Quando muore, non viene pianto. Lo stregone, con le sue pratiche occulte, mina il lavoro dei propri parenti. Ne impedisce il successo, ne distrugge o ne blocca lo svolgimento. Sono credenze talmente radicate nella coscienza degli africani, che dai contadini ai cittadini plurilaureati, si pensa che la piaga del sottosviluppo del continente abbia nella credenza della stregoneria una delle sue principali cause endogene. (mi permetto di aggiungere, tra parentesi, che tra le autorità, ce ne sono di quelle che approfittano di questo, che lavorano insieme agli stregoni, per sfruttare la gente, per arricchirsi, per dividersi il malloppo. Succedeva, quando venivano chiamati in qualche villaggio per togliere l malocchio. Qualche giorno prima, mandavano delle spie per conoscere chi era disprezzato, messo in disparte nel villaggio. Poi si mettevano d’accordo con le autorità civili e militari per avere campo libero. Il giorno del loro arrivo, radunavano la gente, facendo le loro cerimonie, il “loro teatro”. Veniva chiamata la persona che loro dicevano di avere individuato attraverso uno specchietto o altro e veniva fatta confessare, mettendo il peperoncino in diverse parti del corpo…naturalmente alla fine confessava per il dolore e lo stregone, trionfante, diceva che aveva tolto il malocchio. Il malcapitato-a pagava una multa. Poi lo stregone e la sua truppa se ne andava a dividere il malloppo con le varie autorità…e il malocchio rimaneva, anzi aumentava sotto forma di odio, di diffidenza tra le persone. Questo è un esempio tra i tanti).  Infatti quando succede qualcosa di cui non si riesce a capire il perché, vengono chiamati questi “specialisti”. Ad esempio: se uno aveva l’epilessia, era segno che era posseduto dal diavolo. Questi individui facevano delle pozioni per far morire il nemico, per far innamorare qualcuno, ecc. Insomma sempre al servizio del male. Invece i guaritori, medici tradizionali, erano al servizio del bene. Ecco qualche proverbio. “Lo stregone, nascosto dentro le mura di casa tua, ti maledice magicamente” (Basonge, Congo RDC) (fatti da parenti vicini). “Appena chiudi la porta, lo stregone entra in casa tua” (Fang, Gabon) (gli vengono attribuiti poteri magici). Non bisogna aver paura degli stregoni. Solo Dio è più forte di loro. “Il vecchio stregone che non muore in una prova di veleno, verrà eliminato dalla spada di Dio” (Luluwa, Congo RDC).  Lo stregone naturalmente non lavora gratis. Si fa pagare in natura e con i soldi, naturalmente è lui che fissa la tariffa. Guai a non accontentarlo. Si può arrivare anche alla morte. “La trappola è meglio metterla tra i piccoli della faraona” (Lunda, Zambia) (si consiglia lo stregone, perché egli sacrifichi la vita dei suoi figli e non quella dei figli altri). Come già detto, gli stregoni fanno leva sulla paura, l’ignoranza della gente. Bisogna lavorare per il bene comune, per sconfiggerlo. “Non c’è fortuna, finchè non c’è vittoria sull’avversario” (Kikuyu, Kenya).