Uomini e Donne

Michele Montuori

E’ il titolo di un famoso programma televisivo, di cui ho seguito qualche tempo fa minime dinamiche: niente altro che performances di piccolo cabotaggio.

In realtà, le due sponde, maschile e femminile, cominciano ad essere reciprocamente lambite dall’onda del mare quando si è ancora piccoli.

Poi si cresce, passa qualche anno e si giunge alla pubertà, quando si rimane assaliti da tempeste ormonali e ci si rivolge con vivo interesse all’altro o all’altra stando prevalentemente davanti alla tv, che, col supporto di suoni, colori e musiche, trasmette più o meno oggettive dinamiche familiari od extrafamiliari.

L’inconscio di ragazzini o non più tali si affolla così sempre più, solo qualche genitore attento e sensibile sapendone prevenirne precoci cattive interiorizzazioni e modularle con saggezza: la gran parte di essi è come del tutto disattenta o passiva.

Ecco allora che quei ragazzini, uscendo di casa, volgono sguardi sempre più interessati a coetanei o coetanee che incontrano per strada, rivolgendo la propria attenzione invero a quelli o quelle più belle.

Tornando a casa, poi, tornano a nutrirsi dell’occhio televisivo, i genitori od altri parenti rimanendo come del tutto inconsapevoli di quegli sguardi, di quelle attenzioni incamerate dai loro figli.

La storia interiore di questi ultimi intanto continua, in casa e fuori, e prima o poi ricercano amicizie, più di bell’aspetto che d’ altro, che arrivano puntualmente, in genere nei luoghi dove ci si attarda oggi maggiormente: dentro e davanti alla scuola, o nei bar, nei ristoranti, nei cinema, od anche nelle palestre, in impianti dove si praticano sport o balli.

Gli sguardi, gli scambi di parole, prima o poi non bastano, ed allora ecco che ci si avvia a baci, carezze, dati semplicemente per strada ma che poi non si contengono più, avviandosi ad un’intimità che coinvolga tutto il corpo.

Si va allora alla ricerca di luoghi appartati, non quelli domestici, ma extra: un portone, o qualunque altra cosa a portata di mano, ed intanto non si pensa che quei rapporti potrebbero già esitare nella nascita di un nuovo essere.

Il tempo poi avanza e si raggiunge un’età maggiore, quando, potendo, ci si può inoltrare in un auto, o, più o meno nascostamente dai genitori, nella propria camera, se non in qualche motel.

I rapporti vengono oramai “protetti” col condom e la pillola, cancerogeno di classe 1, ma ben presto diventano fini a se stessi, non altro che  ripetitivi degli stessi atti, ancorchè sotto tempesta ormonale.

Il denudamento ed il frustrante abbandono che conseguono a quegli atti non possono che ingenerare stanchezza del partner, ed allora ecco cercarne un altro o un’altra, più belli o meno belli non importa.

Ma anche tali nuove “scelte” si rivelano per quelle che sono, vanità, ulteriori denudazioni, ulteriori frustrazioni, cui si cerca di ovviare con nuovo vestiario, cure di “bellezza” per il corpo, o sofferto impegno sul lavoro, ove lo si abbia, o, in modo più instupidito, andando alla ricerca di alcool, droghe, cibo o simili amenità, mandando a far friggere eventuali consigli di qualche genitore o parente, più attento a leggere nei cuori.

E’ una debacle!