Battipaglia: incendio area industriale, Clero portavoce disagio civico “Non ci rassegniamo!”

“Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore” (Gaudium et Spes, 1).

È a partire da quanto, con forza, proclama il Concilio Vaticano II che, anche interpretando il comune sentire e le attese delle Comunità Parrocchiali di Battipaglia, sentiamo il dovere di farci portavoce del disagio e della sofferenza che l’intera Città sta vivendo all’indomani dell’ennesimo incendio, verificatosi sabato 3 agosto 2019 nella zona industriale. Il rogo ha divorato un’ingente quantità di “ecoballe” generando un’inquietante nube tossica che ha avvolto l’area urbana e parte della Piana del Sele.

Riteniamo che sia molto importante ribadire quanto afferma Papa Francesco nell’Enciclica sulla Cura della casa comune, Laudato si’:

“Noi non siamo Dio. La terra ci precede e ci è stata data … Ogni comunità può prendere dalla bontà della terra ciò di cui ha bisogno per la propria sopravvivenza, ma ha anche il dovere di tutelarla e garantire la continuità della sua fertilità per le generazioni future” (LS 67).

Egli parla anche della gravissima responsabilità della politica: “la sottomissione della politica alla tecnologia e alla finanza ” porta alla conseguenza che “gruppi economici distruggono irrazionalmente le fonti della vita” (LS 54).

Infine il Papa individua, e questo costringe a metterci tutti profondamente in discussione, la causa centrale della catastrofe nell’uomo stesso, in una distruzione complessiva del suo comportamento relazionale: “Trascurare l’impegno di coltivare e mantenere una relazione corretta con il prossimo, verso il quale ho il dovere della cura e della custodia, distrugge la mia relazione interiore con me stesso, con gli altri, con Dio e con la terra. Quando tutte queste relazioni sono trascurate, quando la giustizia non abita più sulla terra, la Bibbia ci dice che tutta la vita è in pericolo” (LS 70).

Basta, noi non ci rassegniamo!

Lo ribadiamo con forza adesso, anche alla luce degli ultimi fatti accaduti, che ci fanno pensare sempre più ad un disegno strategico, da tempo denunciato, di fare di Battipaglia la città dei rifiuti. Noi non lo accettiamo e chiediamo ad alta voce che si cambino radicalmente le scelte politiche ed economiche che tendono a rendere il nostro territorio, progressivamente, un luogo in cui si generano solo rifiuti e impianti per il trattamento dei rifiuti.

È urgente che si superi una visione miope e quasi schizofrenica dello sviluppo di Battipaglia. Da un lato si afferma ad alta voce che il nostro territorio deve sviluppare la sua vocazione agricola e turistica e che vanno valorizzate quelle industrie che a questi aspetti si collegano, dall’altro si permette il moltiplicarsi di attività che, pur dichiarando una non pericolosità (tutta da verificare per la carenza di controlli) nulla hanno in comune con l’identità delle nostre terre. Attività che non producono un miglioramento globale della qualità della vita della nostra Città e dell’ambiente in cui viviamo.

Possibile che per creare lavoro, se veramente fosse così, e per dare un impulso decisivo allo smaltimento legale e controllato dei rifiuti non ci sia altra strada che trasformare Battipaglia nel polo dei rifiuti della Campania? Perché proprio qui c’è una così alta concentrazione di aziende che operano in questo campo?

Non vogliamo che Battipaglia sia una città martire, non possiamo accettare che i cittadini paghino il prezzo altissimo di una situazione di voluto degrado ambientale con gravissimi pericoli per la salute!

Noi sacerdoti e diaconi, facendoci voce delle Comunità parrocchiali di Battipaglia, eleviamo un un forte appello a tutti coloro che hanno responsabilità: agli amministratori comunali, provinciali e regionali, alle forze dell’ordine, alla magistratura e al Governo, perché facciano tutto ciò che è loro dovere e tutto ciò che è in loro potere perché ciò non accada!

Non ci rassegniamo!

Non ci rassegniamo perché crediamo che questo appello tocchi i cuori e sia condiviso da tutti i fedeli delle nostre Parrocchie, in particolare da coloro che fanno parte di aggregazioni, gruppi, movimenti e associazioni laicali, a cui il Concilio Vaticano II affida “l’animazione cristiana dell’ordine temporale” (Apostolicam actuositatem 7).

Non ci rassegniamo perché abbiamo la speranza che, rivolgendoci non solo alle istituzioni ma anche a tutti i cittadini di buona volontà, riusciremo a tenere alto l’interesse e il senso di responsabilità per salvaguardare, tutelare e difendere il bene comune!