Giornata mondiale minigonna…gambe in libertà!

Ieri, giornata mondiale che celebra il capo più amato (e discusso) di sempre (e le donne che lo indossano). Un ottimo pretesto per mostrare, senza vergogna o timore, le gambe. Proprio come ha insegnato Mary Quant, la stilista rivoluzionaria e paladina dell’emancipazione, in mostra a Londra

Nel 1963 va a Mary Quant il merito di aver «liberato» le gambe delle donne grazie alla mini skirt, il «pezzo di stoffa» che l’universo femminile, dall’era Sixties, indossa tutti i giorni dalla mattina alla sera. La stilista londinese mise prima una sua creazione in vetrina nella sua boutique Bazaar, in King’s Road, a Londra, e successivamente fece indossare i suoi primi modelli alla filiforme Leslie Hornby, in arte Twiggy, ancora oggi portabandiera del capo brit per eccellenza.

La gonna «sforbiciata due pollici sopra il ginocchio», ça va sans dire, fece subito scalpore proprio perché enfatizzava non solo le gambe ma l’intera silhouette delle donne.

E creò anche dibattiti sulla paternità della minigonna stessa. Per i francesi fu il designer André Courrèges ad aver ideato per primo la mini-jupe, per altri lo stilista John Bates e per altri ancora la costumista Helen Rose. Ma la verità la disse la stessa Quant: «Né io né Courrèges abbiamo avuto l’idea della minigonna. Le vere creatrici sono le ragazze che si vedono per strada».

Mary Quant che è oggi ottantacinquenne  ribattezzata anche la «paladina dell’emancipazione e della minigonna» proprio perché, ufficialmente, nell’era della Swinging London, è stata la prima ad aver accorciato gli orli e ad aver reso felici e orgogliose le donne di mostrare le loro gambe, è  in mostra, fino al 16 febbraio 2020, al Victoria & Albert Museum, con una retrospettiva di circa 120 delle sue creazioni, ideate tra il 1955 e il 1975.

Ellera Ferrante di Ruffana