Proverbi Africani: l’Arte dell’arrangiarsi

Padre Oliviero Ferro  

Anche gli africani conoscono l’arte dell’arrangiarsi. In questa vita difficile bisogna imparare a cercare soluzioni a volte imposte dalle circostanze, utilizzando bene il proprio cervello. A volte, però, c’è un arrangiarsi di tipo diverso, come mi insegnavano i giovani in Congo. Mi dicevano che esiste l’articolo 15 “se debrouiller” (arrangiarsi…in diversi modi). E aggiungevano “il faut collaborer pour rèussir” (bisogna collaborare, dare qualcosa, per farcela…).

Ma, a parte questo, vediamo cosa ci dicono i proverbi. Partiamo dai Baoulè della Costa d’Avorio. “A colui che è bagnato dalla pioggia, non si indica il fuoco, ci va da solo” (a colui che è veramente nel bisogno, non si insegna la cosa da fare. Da solo cerca e trova la soluzione). Ci sono delle persone che riescono farcela da soli, con una forza di volontà e tenacia senza pari. Ce lo ricordano i Soninkè della Costa d’Avorio: “Costui è come una liana, senza occhi arriva lo stesso al di sopra del tetto”. Ognuno, nella vita deve sapere arrangiarsi e non aspettare “la manna dal cielo o dallo Stato”. “La strada non dà mai consigli al viaggiatore” (Tutsi, Rwanda). Naturalmente, in circostanze straordinarie, bisogna cercare e accettare qualsiasi soluzione, come ricordano i Toucouleur della Mauritania “Quando il bambino ha perso la propria madre, succhia il latte della nonna”. E’ quello che si vede spesso quando si va nelle case dove la mamma è morta. Bisogna cercare sempre un’alternativa, se la prima non funzione, quello che si chiama il “piano B”.

Quando la carne è dure, la si mangia con il coltello” (Luluwa, Congo RDC). Anche se mi mancano i mezzi per risolvere un problema, ci vuole l’ottimismo. E’ come quando si dice che se Dio chiude una porta, probabilmente aprirà una finestra. “Ascolta: il serpente dice “Salgo sull’albero”. Senza zampe vi sale”(Basonge, Congo RDC). In ogni caso bisogna sempre partire dai mezzi che si hanno a disposizione e non restare con le mani in mano. I nostri parenti, genitori, ce lo hanno insegnato. Mai stare lì ad aspettare, ma darsi da fare con quello che si ha. “Devi sapere che l’uccello si salva con il proprio becco, l’uomo si salva con la propria bocca” (Bambara, Costa d’Avorio). Ed è quello che dicono anche gli Hutu del Rwanda, ricordando di saper arrangiarsi con quello che si ha. “Se per caso non hai una cintura, mettiti una corda”. Se poi qualcuno non riesce ad arrangiarsi, o aspetta sempre (qui ricordo un proverbio del Congo RDC: “ngoja ngoja, sokomtu alipoteza mkia: a furia di aspettare la scimmia ha perso la coda), è da condannare.

“Una persona che al funerale non trova posto, è stupida” (Mandinguè, Guinea). Quando sei mandato in missione, hai un compito, datti da fare per vivere bene quello che ti è stato chiesto da fare. “Quando il re manda i guerrieri in combattimento, non rimane a nutrirli” (Dan, Liberia). E poi, non hai chi ti aiuti, ti devi dar da fare da solo. Ricordo sempre quello che mi diceva mio padre, che era rimasto orfano da piccolo, era l’ultimo della nidiata. I suoi fratelli non gli davano una mano e allora si è rimboccato le maniche. “Chi non ha figli, va al ruscello a cercarsi l’acqua” (Ful, Cameroun). Bisogna essere sempre pronti a trovare delle soluzioni in situazioni difficili. Questo mi ricorda, quando eravamo in viaggio sul lago Tanganika, durante la tempesta. Chi guidava il battellino, riusciva a trovare delle soluzioni, altrimenti non sarei qui a scrivere. “Se esci dalla foresta nello stesso tempo del bufalo, devi saper salire su un albero” (Sango, Centro Africa).