Napoli: parliamo di saldi, parliamo di soldi

Bianca Fasano

Ci sono i saldi.

Mentre alcune immagini riportate anche su face book e alcune file che si possono constatare realmente (specialmente nei negozi dove si trovano scarpe e borse “intoccabili” nel corso dell’anno e vendute, evidentemente, a prezzo ribassato), ci lasciano senza fiato, risulta dai dati che questi  saldi invernali 2019, non stiano soddisfacendo i commercianti, i quali lamenterebbero che i clienti confrontano i prezzi, fanno le loro constatazioni e passano oltre.

Vero è che di tempo per gli sconti c’é: termineranno il 5 marzo .

Secondo le notizie che girano, anche a Napoli, troviamo più gente che osserva che file in attesa.

Ricordo quelle di un negozio del Vomero che veniva preso letteralmente d’assalto nel periodo dei saldi dopo le feste. Mi ci recavo anche io.

Attualmente, almeno io, non sono in fila.

Intanto è un dato di fatto che la povertà assoluta in Italia sia quasi triplicata, ossia che negli ultimi dieci anni sia aumentata del 182 per cento.

Quelle persone non hanno bisogno di consultare  i dati finanziari per rendersi conto della recessione economica e certamente non fanno le file, neanche ai grandi magazzini.

Dove sono questi acquirenti “fantasma”? Io li ho visti: nei mercatini dell’usato.

Non parlo di persone che frequentano quei mercatini domenicali (ad Agnano, a Poggioreale, a Caserta ed altrove), sperando di realizzare “il buon affare” e portarsi a casa un Picasso.

Cosa, d’altra parte, piuttosto favolosa, visto che chi vende controlla firme e valutazioni su google, conosce il valore di ciò che vende e, in alcuni casi, sa anche come vendere  fumo. (Tipo coloro che appioppano ai malcapitati cellulari e tablet favolosi a prezzo stracciato con il classico “pacco”. Ci cascano in tanti, credetemi. In tanti.)

No: parlo di una massa di persone che vanno ad acquistare panni usati, stoviglie usate, macchinette per il caffè logore e materiale per la casa veramente per pochi soldi: cinquanta centesimi, un euro. Cose che i nostri zingari trovano nella spazzatura (è un fatto, non una offesa, viva il riciclaggio). Li vediamo: con un lungo gancio aprono le buste, controllano, stimano. Si tirano dietro un carrettino con uno scatolo di cartone o una borsa con le ruote.

Oggetti che gli acquirenti troveranno esposti su coperte e panni e compreranno perché non possono permettersi “il lusso” di acquistare neanche “dal classico cinese”.

Poi passiamo a quelli che acquistano la stufetta, il televisore, il piccolo mobile per la casa, lo specchio, le cornici.

Altro che file per le scarpe e le borse di lusso a poco prezzo!

La Caritas, nel 2018, ha stilato un rapporto: parliamo di povertà e di politiche di contrasto  (alla), però le misure introdotte ad oggi, non funzionano.

-“In Italia il numero dei poveri assoluti continua ad aumentare  (…)passando da 4 milioni e 700 mila del 2016 a 5 milioni e 58 mila del 2017, nonostante i timidi segnali di ripresa sul fronte economico e occupazionale”.

Timidi segnali. Già. Altro che file davanti ai magazzini.

Guardiamoci attorno: sono esseri umani (italiani), che fanno la fame. Non è il problema di “arrivare a fine mese”. No: questo può accadere quando c’è uno stipendio.

Però lo stipendio non c’è: a dimostrazione del ruolo centrale del lavoro e della posizione professionale, la povertà assoluta diminuisce tra gli occupati (sia dipendenti sia indipendenti) , e aumenta tra i non occupati; nelle famiglie con persona di riferimento operaio, l’incidenza della povertà assoluta (11,8%) è più che doppia rispetto a quella delle famiglie con persona di riferimento ritirata dal lavoro (4,2%).

Potremmo continuare, parlando di cultura. No: non quella che ti fa declamare Leopardi. Parliamo di cultura della scolarizzazione. Difatti la povertà assoluta aumenta rispetto al 2016 per le famiglie con persona di riferimento che ha conseguito al massimo la licenza elementare:

dall’8,2% del 2016 si porta al 10,7%.

Le famiglie con persona di riferimento almeno diplomata, mostrano valori dell’incidenza molto più contenuti, pari al 3,6%.

Ovviamente viene convalidata la difficoltà per le famiglie di soli stranieri: l’incidenza raggiunge il 34,5%, con forti differenziazioni sul territorio (29,3% al Centro, 59,6% nel Mezzogiorno).

Il solito mezzogiorno.

Ottimi saldi a tutti.