Salerno: FI, richiesta chiarimenti su approvazione comunale Tari

Nel corso della seduta del consiglio comunale del 29 marzo 2018 si è approvata, tra le altre, la deliberazione con cui si sono determinate le tariffe della TARI.

Nel considerare che le entrate della tassa sui rifiuti devono necessariamente coprire l’intero costo del ciclo integrato (ma non oltre!), si rimettono alla Vostra attenzione i dubbi già sollevati in sede di adunanza sulla imputazione di spese che sembrerebbero anormalmente inserite nel quadro economico allegato alla proposta di delibera.

Con la presente, dunque, si intende evitare che sui cittadini salernitani possano gravare costi e sprechi non direttamente imputabili al ciclo integrato e che non rientrano tra quelli da considerare ai sensi del decreto 158/89.

Appare innanzitutto stupefacente che, nonostante le variazioni cospicue di voci di costi anche straordinarie annotate nei PEF che si sono susseguiti negli anni antecedenti e l’inserimento in decurtazione dal costo complessivo del ciclo, dopo nostre ripetute sollecitazioni, di un importo di euro 5.250.000 per recupero evasione TARI (tale voce non era mai stata considerata nei precedenti PEF)  il costo del ciclo da finanziare per l’esercizio 2018 appare pressoché  invariato.

In particolare, oltre ad evidenziare l’inserimento di voci di costo a parere dello scrivente “eccessive”, come  rilevato già con precedenti note,  si segnala l’incredibile anomala quantificazione del FONDO SVALUTAZIONE CREDITI  che è servita palesemente per gonfiare l’entità dei costi del ciclo integrato da “scaricare” sui già oltremodo tartassati contribuenti salernitani e l’insufficiente inserimento nel PEF della voce “Recupero Evasione TARI”, a decurtazione del costo.    

FONDO SVALUTAZIOMNE CREDITI: da numerosi esercizi si riscontrano, nei conti economici relativi al costo del ciclo dei rifiuti, importi esorbitanti a titolo di accantonamento al Fondo di svalutazione credito: € 4.926.875,00,  per il 2014, € 4.926.875,00  per il 2015 (incredibilmente lo stesso importo dell’anno precedente!), € 4.926.75,00 (clamorosamente come per i due esercizi precedenti, certificando che per la quantificazione dello stesso non si è adottato alcun criterio oggettivo!) per l’esercizio 2016,  € 5.816.611,46 per l’esercizio 2017. Per l’esercizio  2108 si è addirittura considerato un accantonamento al fondo svalutazione crediti di € 12.260.567,80, importo di cui non si comprendono le modalità di calcolo. Nel merito, infatti, si evidenzia che pochi dubbi vi siano sull’obbligatorietà di inserire nel piano finanziario, tra i costi comuni diversi, di una quota a titolo di accantonamento dei crediti , sulla scorta di quanto previsto dal Dpr 158/1999. Vi sono diverse interpretazioni, però, sulle misure dell’accantonamento da operare che va quantificato con criteri certamente differenti da quelli applicati per l’accantonamento al Fondo crediti di dubbia esigibilità previsto dal DLGS 118/2011, destinato a confluire nelle quote accantonate dell’avanzo di amministrazione.  Mentre per la determinazione dell’accantonamento in bilancio, infatti, è necessario seguire le regole dettate dai principi contabili (Dlgs 118/2011) , la quantificazione del fondo da inserire tra i costi comuni del PEF deve avvenire, secondo taluni (linee guida Tares e Ifel nella Faq sull’armonizzazione contabile) seguendo le regole fiscali in materia (0,5% annuo fino al raggiungimento del 5% dei crediti), secondo altri tenendo conto dell’andamento storico delle INESIGIBILITA’  nei prelievi sui rifiuti.  Si richiama a tal fine la chiarissima deliberazione n.113 del 15.06.2016 della sezione regionale di controllo, regione siciliana, della Corte dei  Conti.  Altra cosa è poi l’obbligo di inserire le perdite sui crediti inesigibili tra i costi del piano finanziario  per la sola quota non coperta dal fondo di svalutazione crediti accantonato.

Considerato l’esiguità dei crediti inesigibili stornati dai residui attivi per TARI negli ultimi esercizi, appare evidente che l’importo di   € 12.260.567,80 che si finanzia con la TARI, non rappresenta certamente né lo 0,5% dei crediti (l’importo sarebbe enormemente più ridotto) , né risultera quantificato in relazione all’andamento storico dell’inesigibilità (che è cosa ben diversa dalla dubbia esigibilità) nei prelievi, non risultando storni consistenti di residui  attivi negli esercizi antecedenti al 2018.  E’ chiaro che l’inserimento nel piano finanziario di altri costi, specificamente non previsti dal Dpr 158/1999 o quantificati in maniera arbitraria, determinano un incremento illegittimo delle tariffe, e tale evenienza rischia di concretizzarsi in particolare in sede di raccordo tra le regole speciali previste per la Tari e gli obblighi di accantonamento al fondo di dubbia esigibilità (FCDE), imposto dall’armonizzazione contabile (Dlgs 118/2011). In base a tale obbligo, deve essere stanziato nel bilancio di previsione, tra le spese correnti, una quota, calcolata in base al rapporto tra l’entrata accertata ed incassata nel quinquennio precedente. Tale quota in percentuale dovrà salire gradualmente fino al 100% nel 2019. I due ambiti (bilancio e PEF Tari) vanno, però, mantenuti ben distinti, col divieto netto di inserimento in TARI di quote di crediti di dubbia esigibilità contabilizzate secondo le regole di determinazione degli accantonamenti al FCDE. E’ evidente che il fondo inesigibili calcolato in base al Dpr 158/1999 può essere sensibilmente diverso da quello accantonato nel FCDE in base al Dlgs 118/2011, tant’è che nel caso in cui il Fondo inesigibili (quello del Pef TARI) sia superiore all’FCDE, è senz’altro possibile accantonare nell’FCDE l’importo più alto. Non è però possibile fare il contrario. Tale precisazione, avvalorata da numerosi chiarimenti interpretativi, è necessaria per evitare il rischio di disporre incrementi della TARI collegati non ad aumenti di costo ma ad ARTIFIZI CONTABILI!!!

Nella circostanza, non pare che la quantificazione del Fondo svalutazione crediti inserito in TARI ( cresciuto dai 1.800,000 del PEF 2013 agli € 12.260.567,80 del PEF 2018) trovi fondamento in alcuno dei  criteri di calcolo previsto. Si presume che nel PEF sia stato inserito un accantonamento quantificato con i criteri previsti, invero, per la quantificazione del FCDE, che, come sopra evidenziato, è altra cosa rispetto alla posta finanziabile con la TARI.. Si potrebbe ipotizzare, pertanto, una vera e propria TRUFFA AI DANNI DEI CONTRIBUENTI SALERNITANI, costretti a finanziare costi maggiorati da artifizi contabili.

RECUPERO EVASIONE TARI : L’incresciosa quantificazione del Fondo svalutazione crediti nel PEF 2018 che, come evidenziato, non trova giustificazioni tecnica, sembra quasi determinata dalla necessità di mantenere inalterate le tariffe a seguito dell’inserimento in detrazione dai costi di una voce “Recupero Evasione Tari” inserita per Euro 5.250.000.

Tale voce, mai considerata nei PEF degli anni precedenti (ed inserita solo a seguito delle nostre insistenti note), appare, però, fortemente sottostimata rispetto al dato rinvenibile nel Conto Consuntivo 2017.

Per l’esercizio 2017 emerge da conto consuntivo un accertamento per recupero evasione Tari di Euro 15.323.430, come già evidenziato ai Revisori dei Conti con nota prot. 97810 del 07/06/2017. Non si comprende, dunque, con quale criterio sia stato quantificato l’importo di Eur 5.250.00 inserito nel PEF 2018 a decurtazione del costo del ciclo da finanziare con la TARI e come sia possibile che, invero,  non si sia tenuto conto dell’importo accertato in conto consuntivo 2017 (Euro 15.323.430) che è enormemente superiore.

Si rileva, inoltre, che l’attività perfino “oppressiva” perpetrata dalla SOGET avrebbe dovuto far emergere un imponibile ai fini della tassa sui rifiuti, che avrebbe dovuto consentire una conseguente sensibile riduzione della tariffa. Non è, al momento, stato possibile avere dati precisi della base imponibile emersa. Da quanto letto in  passato sugli organi di stampa, ossia che si sarebbero scoperti oltre 4.000 evasori totali a cui andrebbe aggiunta l’imposta recuperata da chi pagava in misura inferiore al dovuto, già solo per questo ci si sarebbe dovuto attendere un’adeguata riduzione delle tariffe a carico degli utenti che pagano da sempre onestamente il tributo, a seguito dell’emersione delle tasse evase.

A parere degli  scriventi potrebbero rilevarsi milioni di euro di costi inopportunamente coperti dalle tariffe approvate o importi non correttamente scomputare dal costo complessivo da finanziare con la TARI che si appaleserebbero come un sorta di “truffa fiscale” sui già tartassati contribuenti salernitani.

La fondatezza dei rilievi consentirebbe una riduzione di oltre il 40% della tariffazione prevista per il 2018 con un notevole risparmio per i cittadini che, a fronte di tasse esose, godono di servizi inefficienti.

A tal proposito, e per costringere ad una adeguata riduzione della TARI a carico dei contribuenti, si segnalano i suddetti dubbi e si richiedono i relativi chiarimenti.

In attesa di riscontro, si porgono i più cordiali saluti.

 

 

I Consiglieri comunali

                                                                                     Roberto Celano   Ciro  Russomando