Mercato San Severino: kit per spazzatura out

Anna Maria Noia

“A S. Severino, poco distante dai cassonetti bruciati, la spazzatura non è tragica emergenza”: questo l’incipit del dettagliato articolo di Gian Antonio Stella – apparso il 24 maggio 2007 su “Il corriere della sera”. Dove la raccolta differenziata porta a porta – in auge sin dai primi anni del 2000 – è paragonata addirittura al sistema danese: per l’autore de “La casta”, la virtuosa realtà campana ha rappresentato (nella Napoli invasa dall’immondizia) una sorta di “piccola Copenaghen”. Modello esemplare da imitare; fiore all’occhiello della trascorsa amministrazione Romano. Orgoglio e vanto anche per l’attuale primo cittadino, Antonio Somma. I livelli di “smistamento” si attestano, secondo recenti stime, sul 70%. Ultimamente, però, monta la protesta da parte di numerosi cittadini – in merito alla distribuzione delle buste e dei codici a barre, per favorire il corretto conferimento dei rifiuti: da tempo – dopo il commissariamento, in seguito alle elezioni amministrative 2017 e a causa del fallimento della società Ge.se.ma (che si occupava di tali incombenze) – i residenti al capoluogo o nelle frazioni non sanno a chi rivolgersi allorquando i kit terminano. Sono sempre di più coloro che utilizzano buste differenti per attuare la differenziazione – sebbene, poi, siano gli stessi abitanti a posizionare immondizia eterogenea fuori orario e alla rinfusa. E tutto questo, nonostante il costante impegno da parte del sindaco Somma o dei suoi referenti istituzionali: alla fine del 2017, le strade di S. Severino erano tappezzate da manifesti, promanati dal Comune, che invocavano una più accurata separazione della spazzatura. L’intenzione era di attuare un giro di vite sul diffuso fenomeno del cattivo conferimento, a mo’ di deterrente per eventuali “abusi” o illegalità. I responsabili avrebbero così ottimizzato il controllo delle infrazioni. Tornando a noi e alla questione del ritiro kit, mentre prima vi erano più luoghi dove approvvigionarsi delle dotazioni – al centro sociale, al palazzetto dello sport e alla sala Lions per il capoluogo; in altre aree dislocate nelle frazioni – adesso si sta attendendo l’assegnazione dell’organizzazione a una nuova società. Tutto, ancora, in fase di definizione. Agli inizi della raccolta differenziata a domicilio (cioè nel 2002), invece, anche gli equipaggiamenti con eco-calendari erano periodicamente distribuiti casa per casa. Nel 2015, lunghe code e malumori per accedere agli stretti locali di via Falco. E anche disguidi.