Salerno: I dimenticati del giorno della memoria

Con la legge 211 del 20 luglio 2000 il Parlamento Italiano ha designato il 27 gennaio quale Giorno della Memoria per ricordare le vittime dell’Olocausto. Si è scelto il giorno della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz per commemorare, in primis, lo sterminio nazista del popolo ebraico, ma anche quello delle altre categorie di persone che furono perseguitate dal regime di Hitler. Inoltre, la normativa italiana prevede di ricordare coloro che a rischio della propria vita si opposero al progetto di distruzione di massa e cercarono di proteggere i perseguitati.

Da allora, ogni anno, mediante cerimonie, iniziative e incontri si celebra questa ricorrenza dalla quale però viene quasi sempre omessa o solo marginalmente menzionata una categoria di perseguitati del nazismo. Si tratta dei testimoni di Geova. Come mai ci si dimentica di loro nel giorno che dovrebbe tener vivo il ricordo di tutte le vittime del regime hitleriano? Come mai non si commemora il sacrificio di migliaia di persone la cui unica colpa era quella di professare una determinata religione?

Eppure la persecuzione dei testimoni di Geova ha delle peculiarità che la rendono unica nella storia di quei drammatici anni.

Essi furono tra i primi ad essere osteggiati dal nazismo. Infatti, fin dal 1933, anno di ascesa al potere di Hitler, vennero emanate in Germania delle specifiche leggi per proscrivere le loro attività. Il regime non tollerava la stretta neutralità rispetto alle questioni politiche e alle guerre che da sempre i Testimoni manifestano ispirandosi ai princìpi cristiani. I primi reclusi dei campi di concentramento furono quindi oppositori politici e, appunto, testimoni di Geova. Questi ultimi venivano identificati nei lager da un apposito triangolo di stoffa color viola da portare cucito sulla divisa a righe.

La persecuzione riguardò chiunque praticasse la religione proibita, sia uomo che donna, vecchio o bambino. I figli dei Testimoni vennero espulsi dalle scuole perché non partecipavano alle attività paramilitari e alle cerimonie in cui si inneggiava al Fuhrer. Tanti furono sottratti alle famiglie e mandati in ‘case di rieducazione’ per essere indottrinati secondo i dettami nazisti.

Col tempo la repressione si fece sempre più intensa. Con lo scoppio della seconda guerra mondiale, chi rifiutava di imbracciare le armi veniva giustiziato. Centinaia di giovani Testimoni vennero fucilati o decapitati per il loro rifiuto di uccidere altri esseri umani. Chi si trovava nei lager era trattato in maniera particolarmente crudele in quanto ritenuto traditore della Patria.

Eppure, essi erano gli unici che in qualsiasi momento avrebbero potuto sottrarsi a tale orribile destino. Esisteva infatti un apposito modello, preparato esclusivamente per loro, in cui il sottoscrivente dichiara di dissociarsi dai testimoni di Geova. Bastava una semplice firma per essere rimessi in libertà e sfuggire alle torture quotidiane. Nonostante questo, solo pochissimi abiurarono. La stragrande maggioranza preferì rimanere fedele alle proprie convinzioni continuando in questo modo la propria detenzione durante la quale tanti morirono.

Nei campi di concentramento i Testimoni si distinsero per la loro eccellente condotta e il loro spirito altruistico così come previsto dai dettami evangelici. Le testimonianze delle altre categorie di perseguitati sono unanimi nel riconoscere che nei lager i ‘Triangoli Viola’ erano quelli sempre disposti ad aiutare gli altri dividendo con loro le già misere razioni di cibo o dando sostegno morale. Furono anche fra i pochissimi che denunciarono al mondo le atrocità subìte dagli ebrei in Germania e negli altri paesi che finirono sotto il controllo dei nazisti. Diversi Testimoni sono stati insigniti del titolo ‘Giusto fra le Nazioni’ per aver aiutato e protetto ebrei durante la Shoà.

Perché allora, paradossalmente, si dimentica il loro martirio durante il Giorno della Memoria? Perché si continua in questo modo a discriminarli a distanza di tanti anni così come sta avvenendo ancora oggi in paesi come la Russia o la Corea del Sud, dove sono perseguitati per gli stessi motivi della Germania nazista?

DIDASCALIE FOTO:

Foto 1: La dichiarazione che veniva sottoposta ai Testimoni nei campi di concentramento. Bastava una firma per essere rimessi in libertà.

Foto 2: La famiglia Kusserow di Bad Lippspringe. Franz e Hilda avevano 11 figli, 6 maschi e 5 femmine. Sotto il regime nazista, 12 dei 13 componenti della famiglia furono condannati a un totale di 65 anni da scontare in prigioni e campi di concentramento. Nel 1940 Wilhelm, all’età di 25 anni, fu fucilato come obiettore di coscienza. Due anni dopo suo fratello Wolfgang, di 20 anni, fu decapitato per la stessa ragione nel penitenziario di Brandeburgo. Nel 1946 suo fratello Karl-Heinz, di 28 anni, morì di tubercolosi che aveva contratto a Dachau. Sia i genitori che le figlie trascorsero del tempo in prigione e nei campi di concentramento.

Foto 3: Helene Gotthold con 2 dei suoi 3 figli. Ella continuò a praticare la sua fede religiosa nonostante il divieto nazista. Fu ghigliottinata nel dicembre 1944.

Foto 4: Foto segnaletica di una testimone di Geova olandese reclusa nel campo di concentramento di Auschwitz.

Matteo Pierro