Un bambino che legge sarà un uomo che pensa

Giuseppe Lembo

Oggi gli scenari italiani sono veramente tristi; sono tristi, per l’indifferenza alla cultura, ai saperi ed alla geniale creatività italiana. Il nuovo italiano è la mediocrità; una mediocrità che, produce, tra l’altro, un fare politico mediocre, con un fare d’insieme altrettanto mediocre; con una burocrazia sempre più mediocrazia ed una cultura indifferente ai più, per avere un sistema educativo – formativo assolutamente mediocre che, funzionalmente a chi lo mantiene in piedi non vuole, non avendolo come obiettivo, l’”eccellente” italiano; quell’”eccellente” che è il figlio, prima di tutto e soprattutto, della “buona Scuola”. Tanto in Italia ed in gran parte d’Europa e dell’Occidente dove cresce la mediocrità umana e l’eccesso di una burocrazia che, non avendo in sé i saperi umanamente giusti, si rifiuta di agire per il bene dell’uomo del nostro tempo, purtroppo e sempre più, ammalato di uomo. C’è da riflettere su come soffre di futuro la Scuola italiana, sempre più indifferente ai saperi ed alla conoscenza. Tutta la sua fragile attenzione è per il tecnologico, l’assolutamente nuovo di una didattica che è sempre meno attenta ai saperi ed alla conoscenza. Dopo il bel capolavoro della riforma dell’università con le lauree brevi con le quali crescerà, purtroppo, l’analfabetismo delle professioni, oggi si pensa di accorciare, tra l’altro, il percorso degli anni di studi, portando a solo quattro anni gli studi superiori. Tanto al fine di permettere ai giovani di poter accedere a 17 anni al mondo del lavoro creando, in quel lavoro che, tra l’altro non c’è, le prime importanti esperienze di vita lavorativa. C’è, in giro, una grande confusione! C’è il mito, a senso unico, celle conoscenze informatiche e della crescente indifferenza per quelle discipline curriculari che un tempo saggiamente formavano con i giusti valori, quell’insieme dei saperi che erano alla base delle buone professioni italiane, oggi fortemente materializzate nelle conoscenze informatiche, come l’”unicuum” del sapere, creando gravi vuoti umani ed un nanismo culturale e di saperi con, tra l’altro, un inefficiente uso della lingua italiana, maltrattata per ignoranza, sia quando si scrive che quando si parla. Cammin facendo, con il protagonismo della Scuola del fare, capricciosamente indifferente ai saperi nell’Italia senza futuro, si sta  adoperando per una grave e dismissione intramoenia dei saperi  e della conoscenza; tanto, complici gli insegnanti, rende gli alunni,  eredi del nuovo tempo italiano, orfani degli strumenti del sapere assolutamente necessari a quel “buono sociale” che dobbiamo responsabilmente imparare a costruire tutti insieme, considerando per questo fine, il patrimonio del sapere ricevuto in eredità da conservare e da usare saggiamente ed altrettanto saggiamente, trasferirlo poi al futuro di quelli che verranno. Questo patrimonio classico-umanistico, con aggiustamenti di percorsi dannatamente inutili e pericolosi per il futuro italiano, rischia di essere cancellato, cancellando così facendo, gli studi umanistici in Italia, purtroppo inopportunamente modificati in un ibrido senza senso; tanto, ritenendolo giusto e necessario, per far crescere in Italia la cultura informatica ed il mondo dei “saperi tecnologici” che, orfani della saggezza del “sapere antico”, proprio non hanno futuro; proprio non vanno da nessuna parte. Dopo la riforma-sfascio universitaria e del suo tragico cammino poco universitario, i soloni del sistema Italia, si stanno preparando alla riforma-sfascio della Scuola Superiore, riducendola a quattro anni e cancellandone percorsi e discipline considerati non utili al futuro italiano che, per ignoranza di chi è chiamato a progettarlo, pensa come assolutamente inutili e  da cancellare; tra l’altro, in questo disegno di dismissione italiana, c’è la cancellazione della Filosofia, una disciplina importante, parte intelligente degli studi umanistici del Liceo classico e del Liceo scientifico italiano. L’Italia si vanta, a buona ragione, di essere il Paese d’Europa con un sistema scolastico, fortemente  vocato agli studi classici e con in primo piano la Filosofia; tanto, come per le linee portanti della Riforma Gentile del 1923. Intervenire nella Scuola con progetti di cambiamento dannosi al sapere italiano è un danno per tutti; è un grave danno per la società italiana che non può e non deve subire una mutazione così poco opportuna, se non gravemente dannosa per il percorso dei saperi italiani che, oggi come non mai prima, ha tanto, tanto bisogno del suo passato. Quando, si pensa al cambiamento della Scuola per i fini di una falsa democratizzazione si sbaglia e non poco; in Italia c’è l’esempio negativo della Scuola media unificata che, con l’obiettivo dichiarato di cancellarne le differenze, mettendo insieme anche i figli del sottoproletariato italiano, ha di fatto raggiunto il pessimo risultato di un confuso sottoproletariato educativo e formativo, solo formalmente insieme, ma assolutamente distante e con netta separazione degli uni dagli altri. La Filosofia, una disciplina cara all’Italia e sempre più indifferente all’Europa dove è crescente l’attenzione per studi di economia e di informatica, nonostante la evidente differenza con gli altri, soprattutto d’Europa, serve all’Italia; serve all’Italia ed agli italiani anche nel tempo nuovo della cultura mediatica del Terzo Millennio che, non può fermarsi al nuovo, mettendo da parte un passato di saperi che ci appartiene e che serve a crescere umanamente ed a sviluppare saggezza d’insieme. La Filosofia, come il Latino ed il Greco, serve all’Italia; nessuno può pensare di sacrificarli a vantaggio dell’educazione finanziaria.