Scenari italiani- figuranti e protagonisti

Giuseppe Lembo

La scena italiana, teatralmente debole, in quanto sempre più identificabile con il mondo tragicomico della sceneggiata napoletana, è abbondantemente affollata da figuranti, che si atteggiano ad attori protagonisti; come tali, di primo piano. A ben considerarla, a teatro vuoto ed a luci spente, c’è da capire che siamo veramente e solo di fronte ad un vero e proprio esercito di figuranti all’assalto di quel protagonismo che, purtroppo, non c’è e che è assolutamente vietato ai più. Che tristezza i tanti scenari italiani confusamente affollati da un vero e proprio esercito di figuranti, con caratteristiche secondarie e spesso irrilevanti, data la loro dimensione ammalata di mediocrità! Perché gli scenari italiani, oggi, affollati, come non mai prima, da tanti figuranti? Siamo per questo in una condizione grave; in una condizione di malessere diffuso che è rovinoso per la vita del Paese che non ha più le necessarie risorse umane per rinnovarsi e rinnovarsi, cambiando stile di vita, al fine di quelle giuste attese umane della gente italiana ormai indifferente a tutto; ormai silenziosamente frastornata e preoccupata del futuro possibile, soprattutto per il mondo dei giovani a cui è stato tolto tutto; anche la speranza di un mondo nuovo, così come nelle attese di una globalizzazione che vede le diversità in cammino, con dentro un sogno di mondializzazione da cui tanto dipende il nuovo della Terra. Mentre si pensa a questo, avendo davanti una visione di scenari aperti a nuovi orizzonti del mondo, con protagonisti attivamente impegnati sulle scene del mondo, al fine di cambiarlo; in Italia, nell’intelligente Italia, culturalmente ridotta a periferia del mondo, tutto è stagnante; tutto è senz’anima, con figuranti che affollano le scene, facendosi largo per un proprio ruolo in una sceneggiata tutta napoletana che sa sempre più di tragedia greca dall’inevitabile epilogo di un grave disastro da tempo annunciato e prossimo a far sentire sulla gente disorientata i suoi effetti devastanti. La grave situazione italiana è, tra l’altro, ulteriormente aggravata dal male oscuro di una regia che ce la mette tutta per far crescere il numero già affollatissimo dei figuranti d’Italia, facendo solo terra bruciata attorno ai tanti protagonisti veri, silenziosamente chiusi in se stessi, forse perché rassegnati nel loro stato di cenerentola, in attesa di tempi migliori per un riscatto sempre più necessario di quell’italianità dormiente e rassegnata che, non sapendo che fare, standosene da parte, attende tempi migliori. Nel mediocre italiano, un ruolo di assoluto protagonista ce l’hanno le chiacchiere che si rinnovano a ripetizione come annunci che restano sempre tali, in quanto privi di risultati concreti. L’Italia, indifferente l’Europa è in una situazione di grave crisi economica; la realtà dominante ha per protagonista unico, il rigore ed un percorso tutto in salita di riforme strutturali, considerate il toccasana per uscire dalla crisi e così risolvere, uscendone, i gravi mali d’Italia. Purtroppo, abbiamo scenari affollati da comparse; tante comparse, circondate da un clima di forte incoerenza politica per cui è difficile considerarle l’insieme di un comune denominatore, utile per risollevare in un futuro prossimo le sorti italiane, così recuperando anche l’effettiva credibilità europea, la sovranità nazionale ed il dovuto rispetto per gli italiani costretti, come non mai, a vivere una condizione da tartassati, con tasse e balzelli disumani, versati come contributi ad uno Stato sprecone e senza risultati. Tanto, perché fortemente affollato da troppi figuranti di un insieme italiano, visibile e meno visibile, ma sempre più virtuale che reale. Siamo ormai alle prospettive di un futuro dove si affollano i figuranti che si accapigliano tra di loro per diventare protagonisti. Chi ne uscirà vincitore? È facile intuirlo. Come ci insegna il mondo del teatro, è difficile, ma veramente difficile che i figuranti possano diventare protagonisti, o al massimo, così come succede da noi, protagonisti del niente.