Gerardo Marotta, una vita nel formare coscienze critiche

Giuseppe Lembo
Non posso non ricordare la mia stessa presenza a fianco di Gerardo Marotta nella Scuola estiva di Ortodonico Cilento, promossa dall’Istituto Torre Antica Cilento-Elea, con l’eccellente regia dello staff napoletano dell’Istituto di Marotta, sensibilmente attento a curarne i programmi ed i loro contenuti, affidati all’organizzazione – gestione degli organismi associati in rete che ne concretizzavano attivamente ed intelligentemente i percorsi. Ortodonico era una Scuola responsabilmente presente e ricca di entusiasmo nell’organizzazione dei percorsi formativi e culturali per, come andava dicendo Marotta, creare le coscienze critiche dei giovani meridionali, per un nuovo Mezzogiorno che per crescere doveva necessariamente arricchire i suoi giovani di saperi, di conoscenza, di cultura umana della libertà e per la libertà. Ad Ortodonico, così come ampiamente documentato, con sede nella storica Torre Medievale, il duale lavoro d’insieme dell’Istituto per gli studi Filosofici di Marotta con l’Istituto Torre Antica Cilento-Elea, organizzato e gestito dal sottoscritto, l’impegno e l’esperienza napoletana di offerta culturale per far crescere i territori e la sua gente, soprattutto i giovani, diede concretamente i suoi importanti frutti; diede i suoi buoni risultati, con grande compiacimento e riconoscimento da parte dell’avvocato attento ed il più possibile presente sui territori nelle Scuole Estive che considerava sue dirette creature ed a cui non faceva mancare l’impegno del suo giacobinismo libertario e fortemente carico di valori umani, che considerava l’anima giusta e saggia per un Nuovo Mezzogiorno, protagonisti soprattutto i giovani che, attraverso le Scuole, si pensava di arricchire di valori e di cultura d’insieme per nuovi percorsi di vita meridionale. Erano gli anni in cui l’illuminata cultura meridionale, con Marotta capostipite, faceva intelligentemente i suoi primi importanti passi tra la gente, per una crescita possibile ed utile al saggio giacobinismo delle libertà umane. Ricordo la presenza improvvisa di Gerardo Marotta in una calda sera d’agosto, a chiusura delle attività della Scuola estiva. A tarda serata, con un taxi da Napoli, arrivò nella magica piazza dei saperi di Ortodonico, dove la gente numerosa, affascinata dal percorso del nuovo culturale offerto soprattutto ai giovani, si dava con entusiasmo, al protagonismo di un insieme umano che si pensava sempre più possibile anche nelle periferie del Sud; tanto, ben utilizzando il sapere ed il fare di un mondo nuovo affidato soprattutto ai giovani, attenti protagonisti di futuro nelle terre dei padri. Utopie, sogni, speranze, certezze, insieme, per un nuovo umanamente possibile. Un cammino di speranza e di volontà del fare che Marotta, proprio ad Ortodonico, parlando alla gente ed ai giovani in particolare, con grande, determinata ed entusiastica partecipazione ebbe a lanciare forte il suo grido-appello di uomo libero ad altri uomini campani, ancora inopportunamente più sudditi che cittadini di una Terra dell’Essere, purtroppo maltrattata e poco libera. Oltre a Gerardo Marotta, avevo in quel grande periodo della mia vita un forte rapporto di umana amicizia con DANILO DOLCI, il Gandhi italiano, con una vita vissuta per gli ultimi della Terra, da riscattare e restituirli alla loro dignità di uomini. Attivo il mio percorso di vita culturale con il sociologo triestino, trasferitosi a Palermo, per lottare contro le ingiustizie del Sud, dai diritti sempre più negati a chi, tanti, non avevano né dovevano avere la dignità di uomini che Danilo, nell’amara Terra di Sicilia vedeva possibile, attivando un nuovo educare, con cui realizzare un reciproco adattamento creativo, tra adulti e giovani, come possibile importante risorsa di “altro futuro”. C’è stato in Marotta un grande anelito di vita per la comprensione del mondo e dell’uomo; tanto, a partire dall’universalità del mondo senza spazio e senza tempo di Napoli e dei napoletani, a cui con un grande fare da uomo saggio l’avvocato rivolge sempre il meglio di se stesso, nel suo anelito per la libertà; un sacro anelito che lo accompagnerà per tutta la vita, legandolo alla cultura ed al suo fortemente umano rapporto con l’altro, in quanto UOMO. Gerardo Marotta ha rappresentato una grande voce umanitaria del nostro tempo; una voce del mondo, ben oltre i confini stretti del mondo napoletano, un mondo magicamente incarnato nella sua Repubblica Napoletana del 1799. Quella di Marotta è stata una voce del nostro tempo, assolutamente fuori dal coro; una voce, assolutamente diversa dalle mode intellettuali del nostro tempo. Il più grande valore di vita di Gerardo Marotta è stato quello dell’onestà, prima di tutto con se stesso; un uomo senza eccessi, saggiamente umanitario e dentro di sé, per come si andava esprimendo, fortemente convinto che nel mondo degli uomini, esiste una parte inumana di umanità; tanto, a partire da Napoli, dove le anime tristi fanno inumanamente male anche a chi non lo merita, sconvolgendo le regole del vivere nel sacro e saggio rispetto dell’uno per l’altro e che per riportarle dal disordine all’ordine, bisogna sapersi appellare ad un idealismo che può venire all’uomo solo da una buona educazione.