Domenica 12 marzo 2017: dal Vangelo secondo Matteo (Mt 5,43-48) commentato

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste». 

Commento di don Marcello Stanzione

Domenica scorsa, noi abbiamo visto Gesù sotto il suo aspetto più umano. Egli era tentato, come ognuno di noi, di fare delle scelte contrarie alla sua vita di Figlio di Dio. Ed egli ha rifiutato, come una tentazione diabolica, di manifestare la sua divinità a proprio vantaggio preferendo invece rimanere un uomo normale che prova la fame e subisce la condizione umana senza alcun privilegio: quel giorno, egli ha scelto di nuovo di morire per salvarci. In questa seconda domenica di Quaresima, noi contempliamo Gesù nel suo aspetto divino: attraverso il suo corpo di uomo una luce divina traspare e ci annuncia che la nostra povera umanità, votata alla morte, è destinata ad una trasfigurazione. Molti Italiani si dicono “credenti ma non cattolici praticanti”. Quando si chiede di precisare il loro pensiero, essi dicono: “Ma io credo in Dio!”. Il grande peccato, è che questa credenza non ha assolutamente nulla di cristiano. Credere in Dio non è assolutamente specifico dei battezzati. Gli ebrei, i mussulmani e la maggior parte, anzi la quasi totalità, degli uomini credono in Dio senza essere cristiani. Nella nostra professione di fede, nel nostro Credo, noi affermiamo di credere in Dio (certamente!), in solo due punti. E poi sviluppiamo la nostra specifica credenza in sedici punti: è la fede in Gesù Cristo che distingue i battezzati … è Gesù, Dio che si è fatto uomo, che riempie il nostro Credo. Sì, Gesù era un uomo come noi, con delle vere mani che sanguinavano, con dei veri occhi che piangevano, un vero corpo che si stancava e che è morto. Ora ecco che un giorno, questo Gesù, così umano, prese con sé i suoi amici intimi, Pietro, Giacomo e Giovanni, e, su di un’alta montagna, egli lasciò la sua divinità trasparire nel suo corpo. Il linguaggio biblico è senza alcuna ambiguità: è la teofanìa di gloria del Sinai, in cui Adonai si era mostrato, che si rinnova sull’umile carpentiere di Nazareth … in un cumulo di segni che rivelano simbolicamente il mondo divino: la montagna, la metamorfosi, la luce, la nube che copre con la sua ombra. Si ha qui la stessa parola “épiskiazein” usata per l’incarnazione nel seno di Maria (Lc.1,35; Mt..17,5) e poi la voce che viene dal cielo, ed il timore sacro dei testimoni, ed il prosternarsi col volto a terra. La vera ed autentica fede dei cristiani non è una vaga affermazione dell’esistenza di Dio, ma l’audace proclamazione che la gloria del Dio unico di Israele è sul volto di un uomo in carne ed ossa, Gesù Cristo! La trasfigurazione di Gesù annuncia la nostra. Dio non avrebbe mai creato la nostra povera umanità mortale, se non avesse previsto di risuscitarci. L’avventura dell’incarnazione è centrale nel piano di Dio : “Dio si è fatto uomo perché l’uomo sia fatto Dio”, scriveva San Ireneo, vescovo di Lione nell’anno 198. La trasfigurazione illumina, in effetti, la questione più importante delle nostre vite di uomini: la vita ha un senso? Dove va? Molte cose umane hanno un senso già in se stesse: l’amicizia, l’amore, la cultura, il progresso, la giustizia e tanti valori profondi riconosciuti da tutti …Ma vi sono anche, in questo mondo come esso è, molto nonsenso: quel bambino che soffre e sta per morire, quei massacri di popolazioni, quel vulcano che uccide migliaia di persone. Non ci si può evitare di porci la domanda: chi alla fine la vincerà tra il senso ed il nonsenso? E’la morte, la distruzione, il male, che sono alla fine di tutto? La risposta cristiana, quella del nostro Credo, è la risposta stessa di Gesù: l’essere umano, per fragile che sia, non è destinato al buco nero della tomba … “Si getta infine della terra sulla testa ed ecco per sempre”, diceva Pascal … l’uomo è destinato ad essere trasfigurato in Dio. “Noi aspettiamo il Signore Gesù che trasfigurerà i nostri poveri corpi, ad immagine del suo Corpo glorioso”, scriveva San Paolo ai Filippesi (3, 20). Il nostro battesimo ci configura, ci incorpora alla vita di Gesù risuscitato! E San Matteo osa utilizzare esattamente la stessa parola per rivelarci:“Il volto di Gesù risplende come il sole” (Mt.17, 2).“Allora i giusti risplenderanno come il sole” (Mt.13, 43). Tale è la densità eterna che prende ognuno dei nostri atti umani: le nostre scelte non sono indifferenti, esse pesano con un peso di eternità. “Come l’acqua si mischia al vino nell’eucarestia, per il Sacramento dell’Alleanza, possiamo essere noi uniti alla divinità di Colui che ha preso la nostra umanità”. Ogni Messa ce lo ricorda.