Campagna: clamore per condanna Diego Caggiano

 don Marcello Stanzione

Nel comune di Campagna ha suscitato clamore ma non meraviglia la condanna a 4 anni di carcere per estorsione di Diego Caggiano. Infatti alla notizia appresa dai quotidiani e dalle emittenti televisive, molti campagnesi hanno dichiarato: “Non mi meraviglio”. Oltre 10 anni fa il Caggiano che si presentava come “prete ortodosso” che però celebrava messe secondo il rito cattolico aveva cercato di impiantare una chiesa parallela a quella cattolica nel territorio di Campagna, ma i suoi intenti non erano riusciti. Era poi migrato in altri lidi mantenendo però ancora i contatti con un gruppo sparuto di campagnesi. Da alcuni anni si era trasferito a Pagani dove in una premiazione “Umanità, fede e cultura” di una associazione paganese del 2012 era addirittura qualificato come “ vescovo don Diego Maria Caggiano”. Quattro anni di reclusione in primo grado per il sedicente prete ortodosso accusato di estorsione: i giudici hanno riconosciuto la colpevolezza di “don” Diego Maria Caggiano, noto a Pagani per il suo ruolo di predicatore e ministro della fede nel luogo di culto nel quartiere Barbazzano. Il sedicente presbitero, formalmente non era mai diventato prete della chiesa cattolica, pur presiedendo la sua sede di preghiera nelle vesti di “primate della nuova chiesa cristiana”. Caggiano, originario della zona di Sapri, è stato condannato dal Tribunale di Isernia, dove insieme a un complice adescava attraverso social network preti di molte regioni, con tendenze omosessuali, utilizzando successivamente le loro confidenze per ricattarli: l’accusa è infatti di estorsione continuata in concorso. Attraverso facebook, Caggiano individuava sacerdoti omosessuali e chiedeva l’amicizia, poi, dopo aver ottenuto la loro fiducia acquisiva confidenze intime che successivamente utilizzava per il ricatto. La chiave era un gruppo sul social, un sedicente “osservatorio di abusi da parte di sacerdoti” chiamato “Grido di verità”, con il quale Caggiano millantava di poter far scoppiare uno scandalo in Vaticano. Il meccanismo di fatto intimidiva i preti al centro delle sue mire, con la fase di richiesta di denaro in cambio del silenzio. Dalle prime richieste di soldi, inizialmente basse, si passò a cifre più importanti, con un solo sacerdote convinto a pagare i denari richiesti, utilizzando un vaglia postale, e altri undici prelati ricattati, tutti di età compresa tra i 40 e i 50 anni. Una delle vittime in particolare riferì di essere stato contattato da Caggiano il quale spiegò di aver ricevuto una segnalazione che lo riguardava, una denuncia corredata di foto e video. Caggiano prima disse di dover segnalare i “preti peccatori”, per poi offrirgli il silenzio dietro pagamento di denaro. A Pagani, nel 2012, venne interrogato dai carabinieri al termine della “messa”, con l’accertamento di una registrazione all’Agenzia delle Entrate e il vaglio dello statuto sociale. L’apertura della sorta di chiesta ortodossa causò a Caggiano una scomunica da parte dei vertici della Chiesa diocesana di Nocera -Sarno.. La sua posizione che era già sottoposta al procedimento penale di Isernia, si è concluso con la condanna a 4 anni al termine del dibattimento.