L'Italia orfana di cultura senza Gerardo Marotta

 Giuseppe Lembo
Gerardo Marotta è stato un grande per Napoli, per la Campania, per il Sud e per l’Italia che, almeno in morte, devono imparare ad amare così come si conviene e tenerne alta la memoria, ricca di insegnamenti soprattutto per il mondo dei giovani a cui da nuovo umanista del nostro tempo, andava dedicando tutto il suo attivo impegno di intellettuale contemporaneo. Un intellettuale assolutamente fuori dal coro, sempre protagonista di fronte ai nuovi orizzonti del sapere ed alla nuove frontiere delle nuove sociologie, delle nuove filosofie, delle nuove estetiche e del nuovo umanesimo a cui in tanti si ponevano balbettando, mentre il Marotta giacobino, attraverso un attivo confronto con gli altri del sapere, trovava saggiamente le vie del confronto per mettere ordine al disordine e per fare emergere con forza le sue idee ed il suo pensiero di libertà e di umanità per tutti, preferendo sempre il nuovo dell’anima e del pensiero, andava rivolgendo la sua attenzione di Maestro ai giovani; al mondo dei giovani, custodi ed eredi di saperi, di idee e di un fare condiviso, per cambiare finalmente e per sempre Napoli ed il Sud; tanto, partendo dalla forza d’insieme del mondo giovanile napoletano e del Sud più in generale. Il suo intramontabile appello di vita tendeva, attraverso saggi percorsi culturali, a rafforzare gli animi dei giovani per andare avanti sulla via napoletana, campana ed italiana più in generale di un’umanità libera, da costruire insieme diventandone, così facendo, protagonista di vita. Nel parlare, attraverso questo mio percorso di pensiero e soprattutto di testimonianze di un passato che non c’è più ma che va assolutamente ricordato, mi torna in mente l’amico dell’anima Danilo Dolci che instancabilmente come Marotta, senza sosta “Prima che il giorno assimili le stelle, ogni mattina continuo a cercare nel mio silenzio (Esperienze e riflessioni). Il saggio e buonpensante Gerardo Marotta viveva la sua vita terrena con una grande sofferenza nell’anima per le condizioni umanamente diffuse di rinuncia alla storia ed ai valori umani, con una forte crisi di identità del proprio ESSERE e dei propri valori, un grave danno per il progresso e per le libertà umane, un diritto di tutti, senza mai dover rinunciare, così come capitava e capita sempre più spesso, alla propria storia ed alla propria identità, una grande risorsa umana assolutamente da conservare per il futuro degli uomini.  La sua presenza sulla Terra, di uomo saggio e giusto assolutamente fuori dagli schemi, è stata e sarà anche nel futuro, una grande risorsa umana per costruire nuovi percorsi di vita possibili, volendoli, anche a Napoli, in Campania e nel Sud più in generale, dove Marotta da uomo di cultura, vedeva la rinascita possibile, solo attraverso la crescita culturale diffusa, un grande attrattore di umanità nuova e di sviluppo possibile. Marotta, ci ha fatto sognare in vita; ci ha fatto sognare il cambiamento possibile, oltre che giusto ed atteso prima di tutto, per Napoli, per la sua Napoli, tanto amata, unitamente alla sua gente, ricevendone spesso amare e tristi delusioni per i tanti tradimenti inopportunamente ricevuti. Come non posso opportunamente ricordare la mia proposta unitamente a quelle di altri, per la nomina di Gerardo Marotta a Senatore a vita di nomina presidenziale. Nonostante che il “Gerardo” italiano fosse saggiamente caro a tanti e non poco anche alle istituzioni del nostro Paese, una saggia scelta in tal senso, gli venne inopportunamente negata. Lo smanicamento di facciata, non diede mai i suoi buoni frutti e tanto meno la concretezza di una carica che avrebbe potuto dare e non poco, concretamente, i suoi buoni frutti; purtroppo, si è trattato di frutti negati al bene italiano comune che solo gli uomini saggi e giusti possono costruire pietra su pietra, determinandone i percorsi utili al futuro e quindi al cambiamento nuovo, necessario per non morire. Continuando con le testimonianze-ricordo di percorsi culturali condivisi, voglio ricordare tra l’altro, la mia recente disponibilità ad ospitare nella Torre di Ortodonico sede, dell’Istituto Torre Antica Cilento-Elea, un piccolo pezzo della grande Biblioteca dell’Istituto; tale disponibilità trovò un gradito riscontro da parte dell’Istituto di Gerardo Marotta abbandonato dal potere napoletano del giusto sostegno pubblico a dare una casa al ricco patrimonio dei 300.000 volumi inscatolati senza certezze di un ritorno d’uso nei giusti spazi di una grande Biblioteca attrezzata per tale uso. Di tanta inopportuna indifferenza istituzionale Marotta ebbe a soffrirne molto, unendo spesso agli appelli gli anatemi contro l’insensibilità diffusa per la cultura ed il mondo dei Libri, un mondo di saperi caro all’universalità della Terra che in tanti interrogano, per un saggio arricchimento del cuore e della mente, bisognosi ovunque e sempre, di cultura e di saperi.