Salerno: Caritas, lettera Quaresimale “La Parola è un dono…l’Altro è un dono…Povertà e Misericordia..”.

La Quaresima è un nuovo inizio, una strada che conduce verso una meta sicura: la Pasqua di Risurrezione, la vittoria di Cristo sulla morte. E sempre questo tempo ci rivolge un forte invito alla conversione: il cristiano è chiamato a tornare a Dio «con tutto il cuore» (Gl 2,12), per non accontentarsi di una vita mediocre, ma crescere nell’amicizia con il Signore. “Gesù ( ci ricorda Papa Francesco) è l’amico fedele che non ci abbandona mai, perché, anche quando pecchiamo, attende con pazienza il nostro ritorno a Lui e, con quest’attesa, manifesta la sua volontà di perdono”. Accogliamo con umiltà l’esortazione di Papa Francesco, per la Quaresima del 2017, e lasciamoci guidare nel cammino che conduce ogni Cristiano a celebrare la Pasqua di Resurrezione. Essa invita a tenerci pronti. Tante sono e saranno in questo cammino le pietre d’inciampo che dovremo evitare, superare o togliere dal nostro cammino, siamo pronti a seguirlo? La Quaresima è il momento favorevole per intensificare la vita dello spirito attraverso i santi mezzi che la Chiesa ci offre: il digiuno, la preghiera e l’elemosina. Ma soprattutto ci invita a porre alla base di tutto la Parola di Dio, ad ascoltare e meditare con maggiore assiduità, proponendoci, in particolare, la parabola dell’uomo ricco e del povero Lazzaro ( Lc 16,19 – 31). Accogliamo tutti questa pagina così significativa, che ci offre la chiave per comprendere come agire per raggiungere la vera felicità e la vita eterna, esortandoci a una sincera conversione. 1. L’altro è un dono La parabola comincia presentando i due personaggi principali, ma è il povero che viene descritto in maniera più dettagliata: egli si trova in una condizione disperata e non ha la forza di risollevarsi, giace alla porta del ricco e mangia le briciole che cadono dalla sua tavola, ha piaghe in tutto il corpo e i cani vengono a leccarle. Il quadro dunque è cupo, e l’uomo degradato e umiliato. L’invito che ci fa questa parabola è di aprire la porta del nostro cuore all’altro, perché ogni persona è un dono, sia il nostro vicino sia il povero sconosciuto. Lazzaro ci insegna che l’altro è un dono. La Quaresima è un tempo propizio per aprire la porta a ogni bisognoso e riconoscere in lui o in lei il volto di Cristo. E ognuno di noi ne incontra sul proprio cammino! Ogni vita che ci viene incontro è un dono e merita accoglienza, rispetto, amore. La Parola di Dio ci aiuta ad aprire gli occhi per accogliere la vita e amarla, soprattutto quando è debole. Ma per fare questo è necessario prendere sul serio anche quanto il Vangelo ci rivela a proposito dell’uomo ricco. 2. Il peccato ci acceca L’altro personaggio, al contrario del povero Lazzaro, non ha un nome, è qualificato solo come “ricco”. La sua opulenza si manifesta negli abiti che indossa, di un lusso esagerato. Dice l’apostolo Paolo che «l’avidità del denaro è la radice di tutti i mali»(1 Tm 6, 10). Essa è il principale motivo della corruzione e fonte d’invidie, litigi e sospetti. Il denaro può arrivare a dominarci, così da diventare un idolo tirannico (Evangelii gaudium, 55). La parabola ci mostra poi che la cupidigia del ricco lo rende vanitoso. La sua vita è prigioniera dell’esteriorità, della dimensione più superficiale ed effimera dell’esistenza (Evangelii gaudium 62). Il gradino più basso di questo degrado morale è la superbia. ll frutto dell’attaccamento al denaro è dunque una sorta di cecità: il ricco non vede il povero affamato, piagato e prostrato nella sua umiliazione. 3. La Parola è un dono Il Vangelo del ricco e del povero Lazzaro aiuta a prepararci bene alla Pasqua che si avvicina. La liturgia del Mercoledì delle Ceneri ci invita a vivere un’esperienza simile a quella che fa il ricco in maniera molto drammatica. Il sacerdote, imponendo le ceneri sul capo, ripete le parole: «Ricordati che sei polvere e in polvere tornerai». Il ricco e il povero, infatti, muoiono entrambi e la parte principale della parabola si svolge nell’aldilà. I due personaggi scoprono improvvisamente che «non abbiamo portato nulla nel mondo e nulla possiamo portare via» (1 Tm 6,7). Anche il nostro sguardo si apre all’aldilà, dove il ricco ha un lungo dialogo con Abramo, che chiama «padre» (Lc 16,24.27), dimostrando di far parte del popolo di Dio. Questo particolare rende la sua vita ancora più contraddittoria, perché finora non si era detto nulla della sua relazione con Dio. In effetti, nella sua vita non c’era posto per Dio, l’unico suo dio essendo lui stesso. Solo tra i tormenti dell’aldilà il ricco riconosce Lazzaro e vorrebbe che il povero alleviasse le sue sofferenze con un po’ di acqua. I gesti richiesti a Lazzaro sono simili a quelli che avrebbe potuto fare il ricco e che non ha mai compiuto. Nell’aldilà si ristabilisce una certa equità e i mali della vita vengono bilanciati dal bene. La parabola si protrae e così presenta un messaggio per tutti i cristiani. Infatti, il ricco, che ha dei fratelli ancora in vita, chiede ad Abramo di mandare Lazzaro da loro per ammonirli; ma Abramo risponde: «Hanno Mosè e i profeti; ascoltino loro» (v. 29). E di fronte all’obiezione del ricco, aggiunge: «Se non ascoltano Mosè e i profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti» (v. 31). In questo modo emerge il vero problema del ricco: – la radice dei suoi mali è il non prestare ascolto alla Parola di Dio; – questo lo ha portato a non amare più Dio e quindi a disprezzare il prossimo. La Parola di Dio è una forza viva, capace di suscitare la conversione nel cuore degli uomini e di orientare nuovamente la persona a Dio. Chiudere il cuore al dono di Dio che parla ha come conseguenza il chiudere il cuore al dono del fratello. La Quaresima è il tempo favorevole per rinnovarsi nell’incontro con Cristo vivo nella sua Parola, nei Sacramenti e nel prossimo. Il Signore – che nei quaranta giorni trascorsi nel deserto ha vinto gli inganni del Tentatore – ci indica il cammino da seguire. Lo Spirito Santo ci guidi a compiere un vero cammino di conversione, per riscoprire il dono della Parola di Dio, essere purificati dal peccato che ci acceca e servire Cristo presente nei fratelli bisognosi. Accogliendo l’invito del Santo Padre che incoraggia tutti i fedeli a esprimere questo rinnovamento spirituale anche partecipando alle Campagne di Quaresima che molti organismi ecclesiali, in diverse parti del mondo, promuovono per far crescere la cultura dell’incontro nell’unica famiglia umana, invito tutti a non perdere l’occasione di condividere insieme al Pane della Parola, Eucaristico anche il Pane della Carità nella prossima Giornata della Carità del 26 marzo IV Domenica di Quaresima e in tutti i gesti e le attenzioni che solo noi e non un altro potrà offrire al prossimo che sta vicino a me. La Caritas diocesana con forza richiama la carità che è in noi. La carità ci richiama all’attenzione alzando lo sguardo, vedendo, andando incontro accogliendo ogni uomo e ogni donna.