Campania: obiettivo salute

Giuseppe Lembo

La Campania Patrimonio UNESCO per la Dieta Mediterranea, è la prima in Italia con il 35%, contro il 33% italiano per obesità infantile. Che disastro campano! Alla base c’è, prima e più di tutto, una cattiva e/o del tutto mancata educazione alimentare. È presupposto e base di una più diretta educazione alla salute la causa scatenante di un’obesità-infantile, gravida di conseguenze sulla salute, su cui, tra l’altro, pesa e non poco, il rapporto non corretto genitori/figli. Il disturbo alimentare oltre all’obesità registra anche il brutto fenomeno umano e sociale dell’anoressia e della bulimia, crescente soprattutto, nel mondo maschile per effetto di una ricercata perfezione fisica sempre più ossessiva. Il negativo dell’alimentazione umana in Campania è dovuto, con gravi danni per la salute della società campana, a crescenti scorrettezze alimentari, soprattutto giovanili; tanto, per i cibi fast e per pranzi eccessivamente calorici, assolutamente lontani dal mangiare sano mediterraneo, un mangiare storicamente radicato nell’umanità territoriale del Sud e basato su di uno stile di vita alimentare naturale con il cibo della buona terra prodotto dalle pesanti fatiche dell’uomo. C’è da interrogare la Regione Campania, per sapere che ne è stato del progetto salute del MIPA, basato essenzialmente sugli stili di vita gastronomici – alimentari. Con danno del buon vivere, sono sempre più cancellati in Italia ed in Campania in particolare. Il segreto di una buona prevenzione alla base della sana e saggia conservazione della salute in Campania, sta, prima di tutto e soprattutto, nella conoscenza; nei saperi condivisi e nella comunicazione autentica di cui ha bisogno, tanto bisogno la Campania, per percorsi d’insieme saggiamente funzionali al buon vivere; tanto, nel rispetto degli stili di vita d’insieme intesi come bene comune. Tirare dai cassetti istituzionali della Regione Campania i progetti di educazione e comunicazione alimentare è un percorso saggiamente utile alla Campania che verrà e soprattutto alle sue disumanamente crescenti e diffuse cause di una morbilità che potrebbe essere sicuramente ridotta se non del tutto cancellata con la prevenzione – educazione alimentare. Una volta, dal tempo assolutamente non lontano, l’Ente Regione, con forte protagonismo del fare, partendo da un pensare saggio e corretto, era in rete con il Ministero dell’Agricoltura – Settore Educazione Alimentare; tanto, attraverso un Progetto Salute finalizzato alla prevenzione e quindi alla conservazione della salute, riducendo così al massimo la morbilità territoriale; tanto, attraverso un saggio modello di vita con, prima di tutto, alla base l’educazione alimentare, per un mangiare sano, nello spirito fortemente condiviso della cultura che nutre. Il MIPA, responsabile Rosa Bianco Finocchiaro, con le Regioni italiane aveva concretamente attrezzato il territorio italiano di un forte e condiviso Progetto di “La salute a tavola”. Interlocutori ed attori di primo piano, i territori con le loro strutture territoriali; in prima linea, c’era la Scuola, per poi coinvolgere in senso pieno e determinato, la società attraverso la Famiglia, prima ed insostituibile cellula del buon vivere e quindi anche del buon mangiare. La Scuola, maestra di vita, era chiamata a dare il dovuto supporto tecnico-conoscitivo-culturale e quindi scientifico, al fine di camminare insieme come società del buon vivere e della buona salute; tanto, nel rispetto primario, degli stili di vita italiana. Per un saggio aiuto alla persona ed alla Famiglia un tempo non lontano, c’erano le intelligenti strutture socio-sanitarie istituzionali, quali i Consultori familiari e la Scuola, una palestra di umanità e di vita che, oltre alla mente, deve intelligentemente garantire una società sana, prevedendo e prevenendo i mali (mens sana in corpore sano). La Campania in modo tragicamente coinvolta deve riflettere sul fenomeno di crescita diffusa dell’obesità infantile, a livelli mai prima conosciuti. L’attuale 35% da regione della Dieta Mediterranea contro il 33% italiano è un dato da allarme rosso. Nella nostra Regione non si sa fare uso della saggia prevenzione.   L’educazione alimentare è sempre più alla base del buon vivere; alla base del saggio vivere che si ispira alla cultura che nutre, un fattore questo di grande valore umano che deve entrare e con forza, nelle coscienze dismesse della gente, per farne un utile strumento d’insieme al fine di un umano saggiamente migliore ed a beneficio di tutti; dico di tutti. Per fare questo in Campania forse è opportuno la programmazione; una saggia e qualificata programmazione d’insieme e nel suo specifico operativo con alla base il percorso di un sapere largamente condiviso, l’organizzazione, una responsabile ed aggiornata professionalizzazione degli addetti, la conoscenza territoriale della’utenza diversificata per qualità,  caratteristiche e le strutture centrali e periferiche da ben coinvolgere, creando un forte insieme di scambio tra le componenti Famiglia-Scuola, società e territorio di riferimento; tanto, con un fare da laboratorio d’insieme, intelligentemente impegnato nell’attivazione di una banca dati da aggiornare continuamente, monitorandone i risultati raggiunti nelle specifiche specialità fisico-sanitarie. Il riconsiderare il fenomeno, anche in virtù delle esperienze passate, è un obiettivo assolutamente utile e possibile; un obiettivo necessario a capire ed a far capire con grande umanità e saggezza tutti i possibili percorsi di vita; tanto, facendo in modo da far crescere la condivisione per un welfare che il sociologo Bauman ha considerato utile al mondo e quindi in senso universale, al fine di evitare le disumane e catastrofiche esclusione degli ultimi, rifiuti umani che, a buon diritto, rivendicano per sé il diritto alla vita,  in un rapporto di saggia ed umana solidarietà di insieme, da welfare universale. Il modello Bauman è di una grande e rivoluzionaria portata;  è un modello universalmente inteso da riprodurre anche su scala territorialmente ridotta. Nel caso della salute solidale per l’uomo, è importante pensare concretamente ad un modello campano, come primo esempio umano coinvolgente del fare sistema-salute, partendo dalla prevenzione del male; tanto, con l’inderogabile obiettivo, del meglio prevenire che curare, una risorsa del fare e dell’organizzazione umana che può dare i suoi saggi e buoni frutti in termini di minori sofferenze e di una grande economia nella cura necessaria a combattere l’insorgenza del male, sempre più spesso diffuso nella società liquida del nostro tempo, causato da stili di vita oggi sbagliati, per il cibo, per l’alcool e le droghe, per le ludopatie ed il poco rispetto umano ed ambientale; per l’abbandono inopportuno delle buone e sagge regole di vita che, nonostante i tempi nuovi, sono sempre più necessarie da rispettare per il bene del singolo e dell’umanità di insieme che, oggi come non mai, ha bisogno in tutto il mondo di un welfare universale per vivere bene insieme, riducendo, così facendo, le sofferenze ed i conflitti.