L’Italia deve cambiare!

Giuseppe Lembo

L’Italia deve assolutamente cambiare; deve cambiare rinsavendo, per risolvere i suoi mali e non continuando, così come sta facendo, a farsi male aggravandoli, con le furbate di un potere politichese senza senso che, così come per le vicende dell’appena passato referendum, vinto dagli italiani, proprio non giovano a nessuno, anzi hanno dentro di sé il male oscuro di fare male, tanto male, con assoluta indifferenza a tutti gli italiani, pensando al solo raggiungimento del proprio obiettivo di potere. Il bel capolavoro dell’impalcatura referendaria, costruito sullo stravolgimento della Costituzione e con il solo risultato lacerante di divisione dell’Italia in due, così vinto, dal fronte contrapposto al potere costituito, ha significato l’avvio del nuovo italiano; di un nuovo italiano che, per un lungo tempo italiano, andrà per la sua strada, evitando, così facendo il grave, anzi gravissimo danno di sempre più laceranti divisioni per l’insieme italiano. Tanto, per il fatto, così come nella vicenda referendaria, di avere in sé il grave virus di una grave disgregazione umana e sociale che, cammin facendo, potrebbe diventare un danno-disastro per il futuro italiano; per il futuro di un insieme italiano fortemente lacerato e non facile da rimettere insieme, armonizzando lo sfascio italiano assolutamente proibito degli uni contro gli altri armati. Un Paese, con gravi problemi come il nostro e con il futuro disumanamente negato, per un suo domani positivamente in cammino, pensando alle nuove generazioni, proprio non aveva e ancor più, non ha assolutamente bisogno di potentati, con padri-padroni che elargiscono risorse ai propri clienti, utili pedine, così come nel disegno renziano, per una ricetta centralistica di lungo periodo, forte delle sempre più violenti leve del potere, sempre attivamente pronte a mobilitarsi al fine di dare la giusta forza ad un neo-centralismo che, altro che cambiamento, sarebbe la fine di un’Italia veramente libera e democratica. Di un’Italia impantanata in un potere centrale che causa di un’asfissia italiana sempre più devastante, farebbe mancare il dovuto ossigeno all’italianità della libertà e della grande saggezza democratica, ormai e purtroppo dimenticata e sempre più indifferente a quelli del potere impegnati a governare sgovernando l’Italia, con un fare politicamente scorretto, ispirato al solo, sacro principio del “sono fatti nostri”. Tutto questo proprio non va! Tutto questo è assolutamente inopportuno e non giova per niente all’Italia ed agli italiani, sempre più dal futuro negato. In questo nostro Paese, dove il potere ispirato alla sola etica politica del “qui comando io”, da centrale, contagiando e contaminando il suolo italiano, diventa sempre più diffusamente territoriale, con capi e capetti che tutto possono ed a cui nessuno, dico nessuno, sa dire di No, portando, così facendo, l’Italia al suo inevitabile sfascio sistemico. Mi domando ed opportunamente, in che Paese si pensa di voler vivere e fare vivere gli italiani e quali mai siano le regole alla base del governo del Paese? Sicuramente e purtroppo, si tratta di regole, poco libere, perché i cittadini vengono mortificati dal bisogno ed assolutamente non vengono liberati; si tratta e purtroppo, di regole poco democratiche, perché hanno alla base un assolutismo escludente che, nell’esercizio del potere con un uomo solo al comando, non vuole assolutamente essere disturbato dalla gente che ha il sacro dovere di rispettarne con il massimo della sudditanza passiva, la sua pregiata e prestigiosa rappresentanza che non ha assolutamente tempo da perdere, né si può preoccupare di ascoltare la voce della gente di strada, sempre più inconcludente ed inutile; una voce del popolo che populisticamente pretende, abusando, di entrare nelle cose del potere che ha altro da pensare; che, soprattutto, ha altro da fare, avendo la testa piena dei rompicapo che, con inopportuna fretta, vengono sollecitati come diritti dal popolo sovrano. Dal popolo sovrano di che? Da qui il grande profuso impegno per risolvere i mali oscuri d’Italia, attraverso il Referendum che, stravolgendo la Costituzione, avrebbe finalmente sottratto al cittadino elettore, il diritto delle scelte che pretende in quanto gli competono, esercitando la propria libera volontà di cittadino-elettore, attraverso il voto volontà d’insieme del popolo sovrano. Quello del popolo sovrano è o meglio dovrebbe essere un ruolo italiano di garanzia delle libere e democratiche rappresentanze politiche, così come ben definite nella nostra Costituzione che va certamente ed opportunamente aggiornata, ma assolutamente non stravolta, così come si è pensato di fare nel fallito tentativo renziano del Referendum a larga maggioranza, respinto dagli italiani. Cui prodest? A chi può giovare di indebolire l’insieme democratico del Paese, cancellandone i sacri principi costituzionali che, così facendo, metterebbero l’Italia di fronte a gravi pericoli di cedimenti democratici e di confusione autoritaria, assolutamente pericolosi per il buon funzionamento di una saggia e democratica governance italiana? Siamo, così come ha dimostrato il clima del Referendum di italiani contro, di fronte ad un vero e proprio campanello di allarme; si tratta di segnali tragicamente negativi che ci dicono che, il governo del territorio italiano, dal centro alle periferie più estreme, solo a parole vuote, è in buona salute; nei fatti e purtroppo, trattasi di condizioni concretamente diverse e per niente tranquillizzanti; trattasi di condizioni da allarme rosso. C’è da riflettere! C’è da vegliare al massimo! C’è, tra l’altro, da augurarsi che, nel cambiamento e nel grande vuoto italiano, il nostro Paese sappia saggiamente conservare le sue buone caratteristiche di libertà e di democrazia; tanto, rispettando socialmente anche gli ultimi che vanno garantiti in quanto uomini della Terra; in quanto cittadini del nostro Paese che proprio, nel rispetto degli ultimi, oggi e sempre, dovrà misurare intelligentemente il suo grado di vera civiltà umana, sapendo, com’è giusto che sia,  rispettare saggiamente l’altro, in quanto uomo della Terra.