La voce dell’Africa: Soko, mercato

Padre Oliviero Ferro*  

Anche se non c’è la televisione, ma l’esperienza di una visita al mercato africano è qualcosa di speciale. L’importante è avere tempo, pazienza e molto curiosità. Si entra in un mondo speciale. Quando ti avvicini, vedi lunghe file di persone, a piedi, in bicicletta, in moto, in auto e in camion che vanno a vendere i loro prodotti. Appena entri, il rumore aumenta. Tutti parlano: persone e animali, musica ad alto volume. Gente strana, vestita in modi originali, ti accoglie e ti guida al loro banchetto. Rischi di non capire più niente, neanche perché sei venuto al mercato. Poi ti riprendi e cominci, con l’aiuto dei tuoi collaboratori, ad andare dove devi. La prima cosa è visitare il settore alimentare: frutta e verdura. Ce ne è in quantità. C’è solo l’imbarazzo della scelta e le borse cominciano a riempirsi. Poi te ne vai nella macelleria all’aperto. Mi ha fatto impressione vedere quando uccidevano la mucca, la sventravano, le toglievano l’intestino e poi la squartavano. Noi, di solito, prendevamo un bel pezzo di coscia per avere carne per un po’ di tempo. Lì vicino anche i maiali erano condotti alla morte e gridavano in un modo che sembrava umano. Poi si andava verso i piccoli bar, dove si poteva mangiare qualcosa e bere anche di più. Naturalmente tutti i mestieri erano presenti nel mercato. Chi cuciva i vestiti, chi riparava le scarpe, gli specialisti della meccanica per le moto e le biciclette, il fabbro, il falegname…. Insomma avevi davanti agli occhi tutti le opportunità. Naturalmente bisognava anche dare loro da mangiare, altrimenti come facevano a lavorare. In un angolo c’erano anche i barbieri e le parrucchiere che facevano le treccine a chi voleva sentirsi più bella e più attraente. C’erano anche dei “rompiscatole” che venivano a chiedere le tasse ai commercianti che gestivano i vari banchetti. Le chiedevano sia in denaro, che in natura (frutta, verdura e altro). Sarebbe stato bello rimanere per molto tempo, ma bisognava ritornare a casa. Lungo la strada c’erano i posti di blocco della polizia che controllava cosa c’era nelle borse delle mamme e chiedeva la percentuale. Loro, poveretti, non avevano tempo di andare al mercato e quindi si facevano aiutare. Altrimenti, come potevano garantire l’ordine pubblico. Nel frattempo garantivano quello nelle sporte delle mamme, che già avevano dovuto dare qualcosa, arrivando al mercato.

*missionario saveriano