Madre Liliana del Paradiso e il Natale

 don Marcello Stanzione

Madre Liliana del Paradiso è ritornata alla Casa del Padre il 28 Settembre 2009 a Roma quasi alla soglia dei cento anni. Ella nasce nella bella cittadina di Venosa in provincia di Potenza, il 20 Dicembre del 1911 da mamma Maria Luisa Grieco e papà Antonio Montereale. Nel giorno dell’Epifania, il 6 gennaio 1912 riceve il S. Battessimo nella Chiesa di S. Nicola e le viene dato il nome della nonna paterna, Maria Domenica. Non ha ancora compiuto quattro anni quando rimane orfana del Papà caduto nella guerra del 1915-18. E’ il giorno della solennità dell’Immacolata, otto Dicembre 1915. Accogliendo la volontà paterna, manifestata prima di partire al fronte, Maria Domenica viene portata ad Altamura, nell’orfanatrofio tenuto dalle Suore del Divin Zelo, fondate da S. Annibale Maria di Francia, e affidata alle loro cure. Quando la Mamma tornerà a visitarla, il grido straziante della sua bambina che la riconosce  appena entra nella Cappella, dove P. Annibale sta celebrando la S. Messa, la convince a riportarla subito a casa, nonostante la paterna insistenza di P. Annibale che vorrebbe tenerla presso di sé. Nella modesta casa paterna la Mamma, rimasta sola con tre figli, deve affrontare non poche difficoltà per portare avanti la famiglia, riservando ogni attenzione alla piccola che, pur avvolta dal calore materno, avverte sensibilmente la mancanza del Babbo. Colpisce tra l’altro, il suo rapporto con le sue coetanee tra le quali preferisce la compagnia di quelle bambine che, come lei, vestono di nero perché anche il loro papà non tornerà più dal fronte. Quando pian piano tutto sembra avviarsi in serena ordinarietà, una nuova prova si abbatte sulla già tanto provata Signora Maria Luisa. La sua Bambina rimane cieca. Il dolore della “Mamma, le sue lacrime sempre nascoste davanti al suo piccolo tesoro, irrompono irrefrenabili al gemito lacerante della figlia: “ Mamma, per me la notte e il giorno sono sempre uguali”. Ogni rimedio, ogni cura sembra inutile  fino a quando la Mamma facendo appello alla sua fede, fa voto a S. Lucia: la piccola Maria Domenica torna prodigiosamente a vedere. Nel giorno del suo diciannovesimo compleanno la decisione ardente e irrevocabile: Gesù, sarò tua per sempre! in questo tempo scrive il suo bel “ Mese di Maggio”, dove si adombra già la missione alla quale il Signore la sta preparando. Due preghiere brevi e molto significative concludono il suo fervente mese mariano.  Una di esse recita:  “ perché a te, o Mamma è stato affidato il compito di instaurare il Regno sociale si Cristo sulla terra”. Il 4 Settembre del 1932, può coronare il suo sogno consacrandosi al suo Sposo e l’anno seguente, nello stesso giorno, col nuovo nome di Sr. Liliana del Paradiso, vestire l’abito religioso tra le Suore Missionarie del Sacro Costato, fondate dal Servo di Dio, Don Eustacchio Montemurro. Nel tempo voluto dal Cielo, seguita dalla sua maestra, ora Serva di Dio, Sr. Teresina di Gesù Obbediente, darà inizio alla Piccola Opera d’amore: è il 7 Febbraio 1935. La Compagnia della Regina dei Gigli al servizio della Chiesa da lei voluta è composta dal ramo dei Consacrati: i Padri e le Ancelle della Regina dei Gigli, e dal ramo dei Laici: i Messaggeri e le Messaggere della Regina dei gigli. Ha la sua Madre in San Giorgio a Cremano ( Na) e costituisce una sola realtà, una sola famiglia. Lo scopo della Compagnia è far conoscere la Madre di Dio con il nuovo titolo di Regina dei Gigli e il suo messaggio di purezza. La Regina dei Gigli è stata la vita di Madre Liliana, è stata ed è la sua missione.       Riguardo al Natale la suora scrive: “E il Verbo si fece carne, venne ad abitare in mezzo a noi e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di Unigenito del Padre pieno di grazia e di verità”. Oh, adorabile annientamento di Dio fino all’uomo! Oh,, elevazione dell’uomo fino a Dio.! Dio ha innalzato l’umanità per personificarla nel Figlio, e l’ha adornata di tutte le grazie e perfezioni del suo Figlio. In Cristo, l’Unigenito del Padre, si è realizzato l’evento più inaudito e impensabile: Dio medesimo è entrato nella storia degli uomini e ha posto la “ sua dimora in mezzo a noi”. E se Dio è entrato nella nostra storia, se Dio si è fatto vicino all’uomo, anzi si è fatto Uomo come uno di noi, perché temere? Anche se il mondo sta vivendo una situazione drammatica, e sta divenendo più disumano, più povero, nonostante l’evoluzione, il progresso, il potere, abbiamo la certezza della salvezza, perché Dio è con noi, e ha colmato la nostra storia di speranza, di amore, di luce, di vita. Si quella vita di cui oggi l’uomo ha tanto bisogno, quella vita che oggi l’uomo manipola e distrugge con le proprie mani, quella vita che dall’uomo stesso viene spogliata del suo vero significato, valore, essenza. Si colpisce, si uccide senza pietà, perché non esiste la dignità dell’uomo, non conta più la sua vita, il suo ruolo, tanto meno il suo spirito. Ma in questo contesto cosi caotico, in cui dominano i segni di un pauroso indebolimento nell’impegno morale e delle priorità della materia sullo spirito, forte e potente, risuona un annuncio, e da una parte all’altra del globo, corre una notizia che riempie di gioia, che colma il tempo, che ridà all’uomo la consapevolezza dei fini per i quali egli vive e lavora: l’ Incarnazione del Figlio di Dio! Evento storicamente accaduto, evento che ha cambiato il corso della storia, evento che ha rivoluzionato il cosmo intero, evento che ridà all’uomo la propria dignità, evento che ha manifestato in tutta la sua compiutezza il ministero ineffabile di Dio, della Sua vita d’amore, riversata sul mondo e sull’intera umanità. O mio Salvatore dolcissimo, o Verbo Incarnato, la necessità della Redenzione oggi è cosi urgente, cosi tempestiva come al tempo della sua nascita terrena. Benché un nuovo paganesimo, come l’antico, domini sulla terra per strappare il mondo dalla fede in te, gli uomini ti attendono, o Cristo, ti invocano, e dal loro cuore, lacerato dal peccato, sale incessantemente, un grido di preghiera che attraversa la notte dell’umanità. O nostro unico Redentore, che viene incontro all’uomo come dono di salvezza, espressione dell’amore gratuito del Padre, è vitale il tuo messaggio evangelico per il destino trascendente dell’uomo e per un suo vero, autentico sviluppo. [ All’inizio del terzo Millennio] non è più soltanto un piccolo popolo, oppresso dalla schiavitù in tutte le sue più svariate forme, a invocare la tua “ venuta”; sono vaste regioni della terra, prive della tua luce, intere fasce sociali schiacciate da strutture inique che calpestano i diritti fondamentali dell’uomo, milioni di uomini e donne, sotto ingranaggi perversi, che non rispettano la libertà, milioni di bambini che vengono sfruttati nel lavoro nero, nella criminalità, nella guerra, nella droga; tutti coloro che non hanno più terra, patria, affetti; tutti quelli che sono come in esilio, perché si sono allontanati dal Padre. Uomini di tutte le razze, senza distinzione di pelle e linguaggio, chiedono disperatamente la Salvezza, implorano te, mio Dio umanato, Te che sei venuto e continui a venire tra noi per realizzare un mondo nuovo; Te che puoi ancora colmare di beni gli affamati e rimandare a mani vuote i ricchi; Te che sani le ferite e riconduci al Padre, Te che rigeneri la vita e sei la vita e sei la verità che illumina la vita. O Gesù, Figlio dell’Altissimo, causa, fine e modello dell’uomo autentico, Tu sei la realtà sempre nuova, che non tramonta; Tu sei la Porta santa attraverso la quale necessariamente deve passare l’umanità per andare incontro al Padre, Tu sei la Pienezza del tempo, Tu sei la Parola  di Dio vivente che continuamente parli all’uomo contemporaneo, cosi assalito da false parole. O Verbo del Padre, fine e principio, da sempre Tu sei; o Verbo che crei e contieni l’intero universo, o Verbo Umanato, pur concepito da Spirito santo, o Verbo vivo Tempio di Dio, dove Tu t’incarni splende la luce, fiorisce la terra, ritorna il canto. Scendi ancora in mezzo agli uomini del terzo Millennio, riponi la tua tenda fra essi, riapri ai loro occhi sguardi nuovi, orizzonti di vita, ridona alla terra nuova bellezza, nuova grandezza, affinché la tua creatura, creata da Te, come Tua immagine e somiglianza, ritrovi in Te la sua piena realizzazione, la sua completezza, la sua nostalgia di infinito, di eterno , ed abbia la certezza che Dio non l’ha abbandonata, perché riconosce in Te il volto di Dio, reso visibile nel Volto del suo Unigenito fatto Uomo”.