Vallo di Diano: Comitato per il NO su referendum ed assetto politico-amministrativo

Una buona partecipazione popolare al referendum del 4 dicembre scorso ha evitato la modifica di ben quarantasette articoli della Costituzione Italiana. Durante la campagna referendaria, il Presidente del Consiglio ha sollecitato, con il proprio attivismo politico, l’impegno di presidenti di regione e di sindaci allineati con la volontà di stravolgimento dell’assetto istituzionale della Repubblica Italiana, così come concepito dai Padri Costituenti. Le modalità d’azione del governatore della Campania durante la campagna referendaria sono state disvelate dal discorso rivolto ai sindaci convenuti al Ramada Hotel di Napoli. L’aberrante scenario venuto fuori da questa arringa fornisce un indizio di come sia gestita la pubblica amministrazione nella nostra regione e, più in generale, nel Mezzogiorno d’Italia. Pur tuttavia, i goffi tentativi d’influenzare la volontà popolare attraverso i metodi clientelari descritti dal governatore campano non hanno sortito alcun effetto. Cosicché, l’alta percentuale di voti contrari al disegno governativo ha evidenziato il distacco tra un diffuso sentimento di base e una classe dirigente sempre più prigioniera dei meccanismi clientelari legati ai finanziamenti pubblici calati dall’alto. L’intercettazione passiva (in assenza di programmazione e di capacità progettuale) delle munifiche elargizioni regionali, insieme all’imposizione e alla riscossione dei tributi locali, sembra quindi una delle principali funzioni delle amministrazioni comunali. Gli Enti locali, invece, dovrebbero mettere in campo idee nuove per trovare soluzioni, spendibili localmente, per il superamento dell’attuale perdurante crisi economica e sociale. Di fronte a questo evidente scollamento tra una volontà popolare di riscatto e un imbarazzante deficit politico di un apparato locale che si mostra compatto e apparentemente inamovibile, sarebbe necessario far nascere, nell’immediato, una formazione di opposizione sociale che possa interpretare le istanze politiche di almeno una fetta della nostra società. La stessa parte che non si riconosce né in una concezione eticamente inadeguata dell’azione politico-amministrativa, né nelle espressioni intolleranti verso il diverso e l’escluso che non appartengono al sentire delle popolazioni del Sud della Penisola. Sarà un lungo e difficile percorso, che si potrà portare a compimento solo affrontando questa sfida con profondo rispetto verso le posizioni di tutti i soggetti partecipanti e con estrema umiltà.