Chakula, cibo

Padre Oliviero Ferro*

Questa è la prima cosa che chiede il bambino appena nato. “Mama, nasikia njala”(mamma, ho fame). E subito gli dà il latte. Poi, quando comincia a crescere, le cose diventano un po’ più complicate. Deve darsi da fare, altrimenti “anakufa na njala” (muore di fame). Una cosa che mi ha sempre fatto riflettere è quando andavo a casa di qualcuno e li trovavo intenti a mangiare. E’ ero, mi invitavano, mi davano anche il posto migliore con un piatto e le posate. Ma si mangiava sempre con gli uomini. Le donne e i bambini sempre dopo; in ogni caso da soli. I più piccoli ti guardavano con due occhi supplichevoli, aspettando che tu gli lasciassi qualcosa. La mamma li vedeva e dava loro una parte del cibo. E tutti intorno alla ciotola o al vassoio, affondavano le loro mani, in silenzio e in fretta, senza lasciare neanche un chicco di riso o un pezzettino di manioca. La fame era tanta e il cibo era poco. La mamma lo aveva preparato con tanta fatica. Era contenta di vedere gli altri mangiare. Ma, io credo, sarebbe stata più felice di vedere che tutti potevano mangiare a sazietà. Ma non sempre era possibile. Toccava a lei pensare a tutto. Gli uomini della casa, spesso, si dimenticavano che dipendeva anche da loro la sopravvivenza alimentare della famiglia. I bambini facevano quello che potevano, ma non bastava. Noi, spesso, sprechiamo il cibo, perché ne abbiamo troppo. Loro, invece, non possono, perché ne hanno poco. Quando si potrà un giorno, rendere le cose più equilibrate?

*missionario saveriano