Ngoma, tamburo

Padre Oliviero Ferro*

Quando lo senti suonare, non ti puoi fermare. Devi metterti a danzare. Mi piaceva un sacco vedere i bambini più piccoli, quando danzavano. Lo avevano imparato, quando ancora erano nella pancia della mamma. Lei danzava e così trasmetteva il ritmo al figlio. E quando sarebbe nato, gli sarebbe venuto facile danzare. Basta poco e ci si muove. Non si può più comandare ai piedi. Si muovono da soli. Ed è bello. E’ un modo semplice per dire grazie al Buon Dio per tutto quello che ha fatto per noi. Ma il giorno della danza è il giorno del Signore. Quando i tamburi, i balafon, le nacchere e altri strumenti si mettono in movimento, tutti seguono il ritmo. Anche il sacerdote con tutti i ministranti danza. Non può farne a meno. E’ dentro l’anima africana. Lo faceva già il re Davide, quando entrò con l’arca a Gerusalemme. Il Buon Dio ci ha dato un corpo e ci ha detto di “danzare, di dirgli grazie con tutto noi stessi”. E’ vero, come dice il proverbio, che “se cambia chi batte il tamburo, cambia anche il ritmo della danza”. Ma noi ci lasciamo andare alla musica, al ritmo. Così’ anche io ho imparato a danzare, a dire grazie insieme ai fratelli e alle sorelle dell’Africa. Insieme al Signore della Danza, viviamo con gioia il Suo Giorno che è il giorno di tutti gli uomini.

*missionario saveriano