Tina Anselmi, prima quota rosa

di Rita Occidente Lupo

All’alba dell’emancipazione rosa, lei Tina Anselmi sfondava mentalità ghettizzanti e lottava per la parità di diritti del gentil sesso. Cattolica praticante, dopo aver preso parte attiva alla Resistenza, le idee socialiste ereditate dall’humus paterno la spinsero ad aderire sempre più ai bisogni delle masse. A voler prender parte ad un’accelerazione modernista, che i tempi inseguivano, dimidiando consensi. La sua scelta, sotto lo scudo crociato, sposando in toto i valori democratici. Prima donna al timone del dicastero del Lavoro e della Previdenza Sociale, da Ministro, sotto il governo Andreotti, ben presto lusinghieri assensi. Che le meritarono anche il ministero alla Sanità: con lei, l’introduzione del Servizio Sanitario Nazionale. Coriaceo l’ impegno contro il malaffare e la corruzione: la presidenza della commissione d’inchiesta sulla P2, loggia massonica che denudò grossi esponenti politici. Una lotta costante la sua, contro le mode del tempo, le meritò onorificenze di cavalierato. Decisamente una vita intensa, che si spegne ad 89 anni, nella dimora di Castelfranco Veneto, strappando corale cordoglio. Una tessera importante del corso repubblicano del Paese che, senza compromessi, ha offerto sempre il fianco alle lotte sindacali, facendo proprie le sfide del tempo. L’ultimo saluto venerdì 4 novembre, nella cattedrale di Castelfranco, per l’omaggio funebre ad una figura che al di là del colore politico, ognuno non può non tener d’esempio, sia sotto il profilo religioso, che sotto quello squisitamente femminile. A lei il dovuto tributo per aver anche avviato quelle trattative affinchè le pari opportunità potessero tradursi in spazi dovuti alle donne, un tempo relegate soltanto al ruolo di cenerentole domestiche.