Il film “Inferno”, di nuova produzione, narra la fine del mondo da virus, che fine farà il mondo?

Giuseppe Lembo

Nel mondo che proprio non vuole la PACE, che proprio non sa amare la PACE, oltre ai tanti bagliori di guerre che infiammano e distruggono uomini e cose, avvolgendoli di sé, ci sono in giro, per tenere l’uomo sulla graticola del pericolo di una morte permanentemente vicina, anche mondi fantastici fatti di distruzione e di morte da … fine del mondo. Una condizione da fine del mondo ce la racconta un film attualissimo e di recente distribuzione, dal titolo “Inferno”, con la trama tragicamente disumana della distruzione dell’UOMO della Terra, per mano di un virus. Un film dai contenuti tragicamente nuovi. L’autore della pellicola che farà tremare il mondo, mette in allarme gli uomini della Terra per un invisibile virus killer, causa diffusa di distruzione e di morte. Un film che pensa alla morte in massa di gente senza colpe, come atto di purificazione dell’umanità che si è resa, purtroppo, protagonista spesso involontaria di disumanità diffusa, lasciandosi trascinare da situazioni sempre meno umanamente condivisibili, ma presenti in ciascun uomo della Terra, complice silenzioso di un fare inumano da vite sbagliate. Il film “Inferno” è stato presentato a Firenze in anteprima mondiale. Ne è regista Ron Howard, già Premio Oscar. È tratto dal bestseller di Dan Brown. È distribuito dalla Warner Bros nel numero demoniaco di 666 copie. Il protagonista del film è il prof. Robert Langdon, interpretato da Tom Hanks, un esperto di simbologia che si troverà coinvolto, come raccontato, dalle “fantastiche verità” affidate al mondo della celluloide, in misteri apocalittici per un virus potenziale causa di una pandemia che, scatenata nel mondo, verrebbe a risolvere il problema della sovrappopolazione, diminuendo il numero degli abitanti sul pianeta; tanto, con il godimento di un cattivo ricco del mondo che, dalla pandemia distruttiva del genere umano, ne trarrebbe grandi vantaggi. A Langdon il compito di salvare dalla catastrofe di morte da virus il genere umano; tanto, seguendo simboli ed indizi che riportano ad un personaggio della divina Commedia di Dante Alighieri. Il personaggio Langdon è ambientato a Firenze, Venezia ed Istanbul. Colpito da temporanea amnesia, viene aiutato dalla giovane dottoressa Sienna Brooks, per recuperare la memoria e così risolvere responsabilmente, misteri ed enigmi. Nonostante la profonda diversità culturale, tra il mondo fiorentino di Dante e quella inglese di Langdon, abbiamo un’interpretazione assolutamente ben romanzata; tanto, come per il Codice da Vinci, Angeli e Demoni e Il simbolo perduto. Siamo ad una questione storica ancora aperta; nonostante tutto, partendo dall’opera dantesca, l’autore ed il regista, riescono a dare la giusta lettura, ponendo centralmente in evidenza la malvagità dell’uomo, così come sviluppatasi nei secoli. Il tema del film accompagna lo spettatore in un viaggio tra allegoria e realismo tenendo concretamente conto della visione culturale, politica ed ambientale del nostro tempo. La scelta del titolo “Inferno” è connessa all’opera di Dante Alighieri. La visione del film non deve portare lo spettatore ad atteggiamenti di solo disperato allarmismo per quel che c’è dietro l’angolo; per quello che, in ogni momento può capitare al mondo e quindi a ciascuno di Noi uomini di questa maltrattata Terra, dove follemente crescono gli appetiti egoistici dei pochi che già posseggono nelle loro mani i poteri del mondo; di quell’1% di uomini potenti della Terra, che ha le risorse degli “altri” parti dell’universo mondo fatto dal 99% degli uomini della Terra, purtroppo e sempre più egoisticamente impegnati a concentrare nelle proprie mani, il tutto per sé. Anche il virus che scatena la pandemia fantastica del film “Inferno” è un percorso disumanamente possibile per un’umanità egoisticamente sempre più avvitata su se stessa. E così il tema fra allegoria e realismo ci porta ad un’attenta riflessione sul tempo in cui viviamo; sulla visione culturale, politica ed ambientale del nostro tempo dove tutto, ma proprio tutto è possibile che accada e senza volerlo diventi parte della nostra quotidianità o peggio ancora, parte della nostra fine, tragicamente nell’ordine possibile delle cose e quindi parte di noi che viviamo nell’indifferenza il tutto della vita e che, in modo complice permettiamo alle cose di accadere, magari con le conseguenze drammatiche di coinvolgere tutto del nostro vivere, sempre più esposto a tanti pericoli. Sempre più esposti al tutto è possibile, compreso quel virus da laboratorio, realizzato per distruggere l’uomo del mondo, da sacrificare sull’altare di un egoismo dell’avere, che si rifiuta e sempre più, di scoprire in alternativa all’avere il mondo umanamene fantastico dell’ESSERE e dei valori dell’ESSERE che speriamo, in un giorno non lontano, possano conquistare il mondo e soprattutto i cuori di pietra di quell’1% che possono produrre anche quel mostro che pensa al virus per una pandemia da fine del mondo umano.