C’era una volta la rivista “Campania Agricoltura”

Giuseppe Lembo

C’era una volta, edita dalla Regione Campania, la rivista CAMPANIA AGRICOLTURA. Una rivista prevalentemente tecnica che accompagnava il mondo agricolo campano nelle sue azioni di sviluppo, per una nuova e sempre più necessaria agricoltura assolutamente utile al futuro della Campania. Una rivista oltre che utile, importante e funzionale per le notizie mensilmente affidate al mondo agricolo campano che, man mano, nel tempo, ripiegandosi su se stesso, da settore primario, è diventato sempre più marginale ed indifferente al fare agricoltura, urbanizzandone sempre più, i percorsi; tanto, anche nel rapporto con l’UE ed i suoi progetti di sviluppo, dove ha prevalso la logica delle risorse disponibili sugli investimenti utili per lo sviluppo dei territori che, soprattutto quelli di periferia, abbandonati a se stessi, si sono andati degradando e quindi diventando sempre più improduttivi, a causa di un fare umano, ovunque in Campania, sempre più indifferente al mondo agricolo, dove, tra l’altro, andava crescendo, oltre all’indifferenza, anche un diffuso insieme umano di un fare ostile dell’uomo, purtroppo ed inopportunamente, nemico della Terra. Il ricordo della rivista Campania Agricoltura, l’unica rivista istituzionale inopportunamente cancellata con un vuoto incolmabile, non è un fatto fine a se stesso; serve ricordarla, per riflettere e così contribuire ad un fare per un futuro saggiamente possibile; per un futuro dalla direzione giusta. Ho vissuto in prima persona, nel ruolo di Direttore Responsabile, l’esperienza umana, culturale e giornalistica di Campania Agricoltura, una rivista assolutamente importante al “buon vivere” ed all’altrettanto “buon fare” del mondo agricolo campano che, sull’intero territorio, una volta al mese, a scadenza fissa, aveva in mano uno strumento normativo, di indirizzo e di attivo rapporto con il mondo regionale ed esterno dell’UE per tutto quel nascente “possibile fare” in campo agricolo, un mondo in movimento che si andava avviando, tra l’altro, in modo antropizzato nuovo, a profondi cambiamenti, che ancora tuttora in atto e che rappresentano in senso più generale, il possibile futuro campano; un futuro agricolo che, unitamente al turismo, all’ambiente, alla cultura ed ai beni culturali, è in Campania fonte concretamente possibile di cambiamenti e di quello sviluppo da sempre promesso, sperato, ma di fatto mai raggiunto. Nel ruolo di Direttore Responsabile, da interno al mondo istituzionale campano, favorii, tra l’altro, l’arricchimento della rivista anche con pagine culturali, socio-antropiche e di studio umano delle diverse realtà agricole della Campania, parti di un mondo tutto da scoprire e da vivere; un mondo che ha sempre dato tanto alla “Campania felix”, purtroppo, oggi in una grave crisi esistenziale per colpa di un nanismo umano e culturale che, cammin facendo, proprio non produce niente di buono e di positivo per il futuro campano ed agricolo in particolare. Per un inopportuno errore di prospettiva, in uno con l’altrettanta inopportuna soppressione dell’ERSAC -Agenzia strumentale di promozione per lo sviluppo agricolo in Campania, fu deciso di chiudere la rivista “Campania Agricoltura”. Sarebbe veramente un bene per il mondo agricolo campano, ridargli la Rivista Campania Agricoltura, una voce inopportunamente spenta, con un grave danno per tutti; come spenta con altrettanto grave danno è stata la soppressione della promozione agricola e dei suoi prodotti, un tempo affidata all’ERSAC che rappresentava e bene, i prodotti della buona Terra campana nel mondo, dando magistralmente visibilità ed opportunità di crescita e sviluppo a tutti i diversi comparti di un’agricoltura con le sue tante “eccellenze” da gustare, per un vivere sano e di qualità e per una crescita diffusa degli stili di vita, con a base il modello campano, ricco dei sapori della buona Terra italiana che, in Campania, è il frutto di un suo insieme antico fatto di saperi che diventano sapori e cibo sano, per una “buona” e lunga vita, fortemente legata alla Terra; alla generosa Madre Terra della “Campania felix” che rinnova, secondo un’antica tradizione, il miracolo di prodotti salutistici che dobbiamo con orgoglio e saggezza del fare, conservare e trasmettere come patrimonio campano anche al futuro. Tanto in un magico rapporto passato-presente e futuro che, amando la Madre Terra, si può ancora conservare al patrimonio campano, con le sue caratteristiche di salubrità e genuinità, senza le quali, anche da noi diventerebbero percorsi di un cibo spazzatura, il frutto di una Terra avvelenata ed assolutamente poco amata.