Frigento: padre Stefano Maria Manelli, Santo o demone?

di Rita Occidente Lupo

Il Lupo, il Boia…il Mostro! Appellativi che si susseguono sulla cronaca, per dipingere quello che un tempo stimato un Frate, in odore di Santità, Superiore dell’Ordine Francescani dell’Immacolata, dal maggio 2002. Padre Stefano Maria Manelli, che ormai ha 82 primavere sul groppone, sta vivendo una vecchiaia nelle maglie della Giustizia umana. Quella divina, alla quale s’affida sorridente, tutt’altra storia. “Sono sereno perché so che quando Satana strepita, segno che Dio vuole provare le anime con la pazienza e la fede incondizionata solo in Lui!” Queste le sue semplici parole, senza batter ciglio alle incalzanti accuse della Procura di Avellino. I reati che gli s’attribuiscono, lasciano inorriditi, spaziando da violenza sessuale e maltrattamenti, ad abusi. Passando per Mammona e, non ultimo, per le morti sospette: 5 in tutto, escludendo quella repentina di Padre Fidenzio Volpi, 75 anni, lo scorso anno, ufficialmente per ictus da stress eccessivo. Commissario apostolico della congregazione, sospese dal 27 novembre 2013 le attività dei Cenacoli della Missione dell’Immacolata Mediatrice, associazione di laici legati ai frati, iniziando a raccogliere in un dossier, quanto si svolgeva tra le austere pareti dell‘ Istituto. Nato dalla ferma volontà di Manelli, di voler reincarnare il messaggio francescano all’essenza, nella totale povertà, con un ritorno alle fonti originarie, per un rinnovamento della vita consacrata. Con l’altro confratello Gabriele Maria Pellettieri, una vita scandita da preghiera e povertà, penitenza  ed apostolato. Tavolaccio per giaciglio, sandali sulla neve in pieno inverno, giacchè a Frigento, nell’Avellinese, le temperature in tale stagione sfiorano lo 0, rimandando il polso di una durezza, non confacente a tutti. Di qui le infermità, che anche le religiose, sovente contrassero. Attigua al Santuario della Beata Vergine del Buon Consiglio, una piccola chiesa e una piccola casa, un povero convento con poche celle e pochi altri ambienti. Ben presto tanti giovani si sentirono contagiati da una spiritualità che rannodava la terra al cielo, dilatando gli orizzonti spirituali. Ubertosa fioritura vocazionale, maschile e femminile professando, oltre ai tre voti di povertà, castità e obbedienza, un quarto, “mariano”, emulando l’amore del Folle dell’Immacolata, San Massimiliano Maria Kolbe.  Riconoscimento pontificio, pullulare di case sparse tra i Continenti, anche in Paesi lontani, avvicinarono tanti. Anche grazie alla fiorente produzione devozionalistica, firmata Padre Manelli: libretti di spiritualità, guide di meditazione, a vivere determinati momenti dell’anno ed a riflettere sulla vita eterna. Riannodati i fili della religiosità, padre Manelli stimato “un gigante di santità” per la sua sequela, molto vicina a quella del Santo Stigmatizzato del Gargano, da Lui conosciuto direttamente. “Son stato in braccio a San Pio da piccolo- ricorda con naturalezza, riandando anche a tutte le volte in cui il suo papà, figlio spirituale, affidava al Santo le pene familiari e la prole numerosa di 21 figli-. Più volte, da chierichetto, a Messa sull’altare al Suo fianco.” Legato al rigore, connotante il tratto “burbero” per molti di San Pio, padre Manelli aveva dettato regole alla Congregazione, rigide, fino allo stremo. Nella convinzione che la penitenza, espiazione per le fragilità umane i suoi seguaci, oltre ad un’alimentazione scarna, giacchè la provvidenza, alla quale s’appellano, distribuisce di volta in volta il necessario per la sopravvivenza, inclini a flagellazioni o cilicio. Se da una parte, qualcuno ha ammirato l’eroismo di tali consacrati altri, in nome della modernità, ad esorcizzare visioni apocalittiche ed escatologiche, da padre Manelli annotate negli scritti. In ogni caso Frigento, coi suoi fraticelli, la Radio della Vergine del Buon Consiglio, punto di riferimento per un misticismo ascetico, tendente alle vette più alte di perfezione. Almeno questo stimato da coloro che non osavano neanche sperare di poter avvicinare padre Manelli, vedendolo quasi irraggiungibile nella sua spiritualità. Il cataclisma  scandalistico, che ha spogliato il Frate dell’aureola di santità, confezionandogli un saio di reati, tuttora al vaglio della Magistratura, non senza ricaduta sui laici seguaci, che ne seguivano le orme. “Certamente molti, anche conoscendo padre Stefano, dinanzi alle pesanti accuse, restano interdetti, irretiti da mille dubbi sulla Santità della sua condotta. Ma noi procediamo sereni e non turbiamo il nostro cuore- dichiara un Frate, che resta abbarbicato alla spiritualità a Frigento, convinto più che mai del cammino intrapreso accanto a padre Manelli.-Quante calunnie su padre Stefano, sant’uomo, ad opera di chi voleva sostituirsi a lui, a capo della Congregazione. Quante persone, mentalmente non equilibrate o per altri motivi, ritorte contro di lui, gettando fango e calunnia, dopo averne ricevuti benefici. Semmai perché, avendo incassato dinieghi, ad un loro voler andare contro lo spirito della nostra Regola. Ma padre Stefano non perde la serenità, che contraddistingue il tratto della sua vocazione. Il Vangelo ci ricorda le beatitudini<<beati quando v’insulteranno, vi oltraggeranno e mentendo diranno ogni sorta di male contro di voi a causa mia>>. Hanno inchiodato e crocifisso Cristo, non può toccare sorte diversa ai Suoi seguaci!” Con tali parole, la piena fiducia nella volontà divina, attraverso le persecuzioni, il messaggio che da Frigento il frate rilascia, in attesa che possa placarsi la tempesta giudiziaria e trionfare la verità!