Bruxelles: MES/Cina, Caputo “Dalle riflessioni autoreferenziali al confronto diretto con la controparte cinese”

“Ritengo che il riconoscimento del MES alla Cina debba assolutamente restare subordinato alla verifica e alla prova della sussistenza dei requisiti tecnici previsti dall’UE ed, in ogni caso, qualsiasi decisione dovesse prendere l’Unione Europea, è necessario pensare ad un ‘piano b’ che includa misure di difesa commerciale equivalenti”. Lo ha Dichiarato Nicola Caputo, Parlamentare europeo (S&D) nel corso della conferenza “Deve l’Unione Europea riconoscere lo status di economia di mercato alla Cina?”. L’iniziativa organizzata da Caputo al Parlamento europeo ha visto la partecipazione dell’ambasciatrice cinese presso l’UE, YANG Yanyi, e numerosi eurodeputati.  “Nonostante da parte mia – spiega Caputo – e dei deputati presenti ci sia stata la massima apertura con la controparte cinese, abbiamo, purtroppo, dovuto constatare che l’atteggiamento dell’ambasciatrice non è stato altrettanto aperto. Al contrario, l’ambasciatrice ha usato toni troppo aggressivi, forse a causa del clima di tensione che in questi mesi si è venuto a creare sul riconoscimento dello status di economia di mercato (MES) alla Cina. Nel suo intervento, l’Ambasciatrice ha basato le sue argomentazioni su un’interpretazione dell’articolo 15 del protocollo di accesso della Cina del WTO siglato 15 anni fa secondo la quale lo status di economia di mercato deve essere automaticamente concesso alla Cina entro dicembre 2016. L’Ambasciatrice ha pubblicamente dichiarato che i 5 criteri fondamentali per misurare un’economia di mercato che non sono ancora rispettati dalla Cina sono di fatto superati. Secondo l’Ambasciatrice, essi sono criteri euro-americani che non vanno applicati al caso cinese nella valutazione della concessione del MES. Questa posizione – continua Caputo – non è condivisibile. Con un’eventuale concessione “politica” del MES alla Cina, l’UE rinuncerebbe al rispetto dei criteri fissati dalla propria legislazione interna, ponendo un serio problema di certezza del diritto e di coerenza interpretativa.  L’UE deve continuare a difendere gli strumenti di difesa commerciale essendo essi gli unici dispositivi a disposizione delle imprese europee per potersi difendere dalle pratiche commerciali illecite e sleali.  Bisogna mantenere le tariffe e i dazi nei confronti delle merci cinesi e ciò almeno fino a quando Pechino non dimostrerà di operare in condizioni di libero mercato. Chiedo alla Commissione, che ha impiegato ormai già troppo tempo, di consultare i rappresentanti dell’industria europea in modo tempestivo ed approfondito e di procedere al più presto ad una valutazione completa e formale dell’impatto, essenziale per poter prendere qualsiasi decisione in merito. Resto dell’opinione che il dialogo e la condivisione siano le uniche strade percorribili per raggiungere una soluzione che soddisfi entrambe le parti…  Dialogo che, però, – conclude l’Europarlamentare –  considerati gli elementi emersi oggi non appare affatto scontato”.