Sinodo sulla famiglia: mondo cattolico perplesso

di Rita Occidente Lupo

Attesissimo il Sinodo sulla famiglia, attentato fin dalla sua genesi da ideologie omo, forzanti aperture. E tra sfide contemporanee, che ridisegnano una nuova mappatura per l’antica istituzione sociale. Ben lungi dalla famiglia di Nazareth, oggi le nuove realtà si ritrovano con svariate problematiche all’interno, che rischiano a molti di far prendere le distanze da una fede per troppo tempo fissa a canovacci preconciliari. Già il Vaticano II aveva aperto il fianco a nuove realtà che s’andavano delineando sulla scena contemporanea, oggi più che mai marcianti diritti al di là dell’identità sessuale. Ben conscio di un caos nel quale si sta sviluppando il dibattito contemporaneo, in materia di diritti civili, il Papa ha cercato di tenere in piedi il lungo lavoro dei Padri precedenti, apportando qualche apertura che ormai da troppo nell’aria, di fatto già applicata in diverse realtà. Gran polverone quello dell’Eucarestia ai divorziati, che spesso ricevevano la Comunione semmai fuori dalla propria parrocchia d’appartenenza, a discrezione del presbitero ministrante. Il Sinodo s’è appellato ancora una volta  a tale discrezionalità, facendo ricadere sui singoli pastori d’anime, l’arbitrio nel vagliare i singoli casi. Come già nella Familiaris consortio: “Sappiano i pastori che, per amore della verità, sono obbligati a ben discernere le situazioni. C’è infatti differenza tra quanti sinceramente si sono sforzati di salvare il primo matrimonio e sono stati abbandonati del tutto ingiustamente, e quanti per loro grave colpa hanno distrutto un matrimonio canonicamente valido. Ci sono infine coloro che hanno contratto una seconda unione in vista dell’educazione dei figli, e talvolta sono soggettivamente certi in coscienza che il precedente matrimonio, irreparabilmente distrutto, non era mai stato valido“.E così, mentre ha insistito sul tema della misericordia di una Chiesa madre, pronta all’accoglienza ed al perdono verso tutti,  propugnata l’indissolubilità del matrimonio, stigmatizzando ulteriormente la bellezza dell’unione sponsale e della gratuità dell’amore dono, non narcisistico interesse personale. Una Chiesa che deve tener conto delle singole anime, per troppo sentitesi escluse dalla comunione ecclesiale; che deve invece reinserire anche i lontani, attraverso una pastorale mirata all’accoglienza ed alla comprensione. Pur difendendo la vita, dalla sua genesi fino al decesso naturale, frutto dell’unione etero. In tale ottica, secco No alle unioni omo, in piedi matrimonio sacramentale etero: al vaglio singolo, in caso di separazione, la nullità, per pregresse condizioni inficianti. Non a caso l’accelerata sui processi dei tribunali ecclesiastici, che un tempo subivano lunghe tiritere burocratiche, prima di approdare allo scioglimento di vincoli nuziali. In questo, ancora una volta il Sinodo ha invitato i pastori a guidare coloro che intendono separarsi o giungere al divorzio, affinchè con lo spirito di discernimento possa valutare se determinate unioni, posseggano requisiti dell’invalidità. nel documento finale, l’invito a tutte le forme d’aggregazione familiare ed a coloro che vivono anche nella solitudine il resto dei propri giorni, per vedovanze o condizioni di single. Accoglienza, cursore di lettura anche per matrimoni misti, di conviventi, di stranieri. Più che dettare coordinate per il mondo cattolico, come  l’Humanae vitae, salvata dai padri Sinodali, una visione della fede nell’ottica del perdono all’errore, d’invito al pentimento, per ritornare nell’ovile cristiano. C’è da vedere ora fino a che punto i tanti cattolici osservanti, ultimamente sempre più soli, dinanzi ad un relativismo imperante, ad un laicismo incalzante, si sentano sicuri del proprio incedere, perchè il gap, proprio in questo: nella babele attuale, mentre un tempo esistevano  catechismo, con Comandamenti, a dettare l’agire umano per la salvezza, oggi appare tutto evanescente, soggettivo, fluttuante. Ed allora, le pie anime non solo della Domenica, avvezze alla frequenza sacramentale ed alla condotta di vita cristiana, all’osservanza della morale ed al rispetto delle virtù cristiane, oggi non hanno più ben chiari i punti di riferimento sui quali procedere. Il concetto stesso di peccato sembra lacerato, annullato, dinanzi a quello imperante di Misericordia, che Papa Francesco porta avanti nell’anno straordinario giubilare. Forse, il Vangelo del Cristo “Chi vuol venire dietro di me, prenda la sua croce e mi segua ogni giorno… passeranno i cieli e la terra, ma le mie parole non passeranno” anche questo da riscrivere, in nome dei tempi?