Un marziano a Roma
Angelo Cennamo
Che io ricordi, nessun politico al mondo è stato smentito dal Papa in persona, per giunta in diretta televisiva. A Ignazio Marino è toccata anche quest’umiliazione. Che le cose non sarebbero andate per il verso giusto, d’altronde, lo si era capito fin da subito, quando la stravaganza di girare in bici per la città col casco e la scorta municipale ( anche quella in bici), divenne un facile spunto di irrisione per umoristi e affini. Un marziano a Roma, avrebbe detto di lui Ennio Flaiano. Un pesce fuor d’acqua, un alieno, questo è stato Marino per i romani durante la sua breve ma intensa permanenza al Campidoglio. Troppo ingenuo per la politica, troppo sprovveduto per gestire la più grande azienda fallimentare del Paese: il Municipio di Roma Capitale. I luoghi confidenziali di Marino sono ben altri: la sala operatoria, le aule universitarie, i fondali marini ( notare l’assonanza), ma soprattutto le strade della California e quelle di New York. La verità è che a Marino Roma gli è andata sempre stretta; lui ama viaggiare, girare il mondo in lungo e in largo. E se giri il mondo non puoi avere tutto sotto controllo, ti scappa sempre qualcosa: il festoso ed ingombrante funerale di un “padrino”; la chiusura del Colosseo per un’assemblea sindacale e chissà cos’altro. No, non si può. Col Giubileo alle porte, oltretutto. Dunque, da domani Roma si sveglierà senza l’alieno, e nessuno più potrà invocare le sue dimissioni, come hanno fatto in questi mesi 59 milioni di italiani, praticamente tutti ad eccezione della direzione del PD, vale a dire i veri responsabili di questo disastro. E già perché è troppo facile scaricare sul chirurgo genovese tutte le colpe di una prestanza politica che, se non ce l’hai ( direbbe Manzoni), non te la puoi dare da solo. Il fallimento di Marino a Roma ha due nomi e due cognomi: Partito Democratico e Matteo Renzi. Loro lo hanno candidato, loro lo hanno difeso, loro lo hanno tenuto sullo scranno più alto mentre Roma bruciava. Marino lascia? Bene. Ma con lui dovrebbero andare via in tanti.