Basta un clic

Angelo Cennamo

Da un lato internet e le nuove forme di comunicazione, dall’altro le migrazioni, incessanti ed oceaniche per dimensioni, di chi scappa dalla guerra, dal terrorismo e dalla povertà. Il mondo sta cambiando.  E cambia così velocemente che non ce ne rendiamo conto. Di fronte a mutamenti così profondi, epocali, non possiamo fare a meno di interrogarci sul significato di alcune parole, e su come oggi queste andrebbero reinterpretate e declinate per effetto di certi stravolgimenti. “Patria”, “territorio”, “identità”, “cittadinanza” sono concetti cari e radicati soprattutto nella cultura e nella tradizione di una parte dell’opinione pubblica, quella più conservatrice. Sono l’humus primario del più profondo senso di appartenenza di un cittadino al luogo dove è nato e vissuto. La geografia di un sentimento che ci fa sentire solo ed unicamente italiani, campani, napoletani. Ma ci basta accendere un tablet o varcare la soglia di una stazione ferroviaria, di una scuola o Università, per scoprire che il mondo, il nostro mondo è più sconfinato di quanto immaginiamo. Quel partito politico non è abbastanza radicato sul territorio: quante volte l’abbiamo sentita questa frase? Quel senatore non esprime le istanze del suo collegio elettorale. Il governo trascura le politiche del Sud. La questione settentrionale. Berlusconi, Grillo e Renzi: nessuno dei tre è radicato nel proprio territorio. Tutti e tre sono creature televisive, nate ed affermatesi sui media, nei media, coi media. Berlusconi con una videocassetta ha fondato un partito e vinto le elezioni. Grillo con un blog ha conquistato un terzo degli elettori italiani. Renzi sposta migliaia di voti con un tweet. Nel frattempo fallisce una banca nel Minnesota e un operaio di Trapani si ritrova senza lavoro. Mandi tuo figlio a scuola e scopri che il suo compagno di banco, originario del Kenia, gli insegna le parolacce in siciliano. Due adolescenti, uno di Singapore l’altro di Siviglia, chattano su Facebook e si scambiano opinioni su una boyband peruviana che canta in inglese. Il figlio di un rifugiato siriano trapiantato in Italia sogna di diventare presidente della Repubblica e nel 2050 lo diventerà per davvero. Panta rei (tutto scorre), diceva Eraclito 26 secoli fa. Fosse ancora vivo, Eraclito, ci spiegherebbe che l’identità nazionale è un concetto dinamico, mutevole, e che nessun muro o divieto  può impedire la circolazione di uomini, idee e leggi già in vigore in mezzo mondo. Che gli italiani dell’anno 2100 avranno la pelle scura e saranno quasi tutti dei musulmani laici (oggi un ossimoro). Che esistono delle patrie che vanno oltre i confini geografici, fatte di affinità elettive, di nuovi ed inesplorati trasversalismi (anche sportivi). Accapigliarsi allora sullo ius soli, per giunta annacquato dal conseguimento di un ciclo di studi, diventa un esercizio antistorico oltre che ridicolo. Basterà un clic a farvi cambiare idea.