Turismo in Campania, grande risorsa
Giuseppe Lembo
Occorre e da subito, un intelligente Progetto Campania, per un nuovo turismo nella Terra cara al mondo, per essere la Terra del pensiero dell’essere di Parmenide e di Zenone. Bisogna partire dai territori e dalla preziose e diverse risorse presenti in ogni angolo della Campania, per creare un Progetto Campania con alla base una rete di intelligente “ospitalità amica”; tanto, ripercorrendo i ricchi siti di tante importanti testimonianze di quell’”antico campano” dove un tempo, era di casa la buona accoglienza, con alla base l’importante mondo dei sapori antichi e di un tipico campano oggi più che mai ricercato in tutto il mondo. Tra l’altro, è forte il fascino dei siti di tante testimonianze, un importante patrimonio dell’umanità che è il solo della Campania, ma che la Campania proprio non sa rispettare, utilizzandolo positivamente per il bene della sua gente che, purtroppo, e sempre più, in maniera del tutto assurda, sta morendo di Campania, una regione cenerentola, tra le più povere d’Italia, afflitta com’è da opprimenti mali antropici. Ebbene le cause del “malessere Campania”, cause sempre più diffuse e radicate, sono da ricercare in quella condizione umana di “italianuzzi” a cui è stata cancellata perfino la speranza di un futuro diverso; di un futuro umanamente nuovo e capace di costruirsi con l’insieme delle idee comuni, un mondo nuovo; un mondo che metta al centro dello sviluppo umano e territoriale della Campania le sue risorse che vengono, prima di tutto,dalla Terra, oggi riconosciuta Terra regina per il suo mangiare sano alla base di una dieta del buon vivere e della buona salute; è la dieta mediterranea, dall’UNESCO, promossa a patrimonio immateriale dell’umanità. Ma oltre al made in Campania legato ai buoni prodotti della Terra, c’è anche un made in Campania legato alla creatività del fare, con prodotti di alta qualità artigianale e creativa; sono prodotti ricercati dal mondo che ama mangiare e vestire campano. Non è solo questa la ricchezza campana; c’è anche e soprattutto il suo patrimonio immateriale del sapere e le sue tante testimonianze di un antico (Napoli, Pompei, Paestum, Velia e tante, tante altre realtà minori da scoprire e da vivere), che in sé rappresentano l’oro di Napoli e della Campania; se bene usato, offrendolo al mondo, così come merita, può diventare oro del Sud e dell’Italia. La Campania dei campani va salvata con l’attivo protagonismo della gente campana; va salvata unendo le sue eccellenze culturali, istituzionali e volontarie che, tutte insieme, rappresentano un ricco patrimonio per un nuovo corso di umanità in Campania, con un sistema rinnovato ed attentamente impegnato ad utilizzare al meglio le sue tante importanti risorse umane, territoriali, delle testimonianze e di un pensiero antico, quello dell’essere che serve non solo alla Campania, ma al mondo per risalire la china ed uscire dal falso apparire e diventare così cittadino dell’essere, con i suoi valori che dovranno necessariamente essere il nuovo dell’umanità oggi confusamente alla ricerca di un insieme mondializzato attraverso i processi di una globalizzazione che non sa trovare la strada giusta per costruire un mondo umanamente nuovo; un mondo necessariamente nuovo nel rispetto degli altri e di tutte le tante diversità-ricchezza da conservare per evitare inopportuni e disumani sradimenti, un danno gravissimo per il futuro del mondo che deve saper stare insieme rispettando, prima di tutto, tutte le diversità umane, una grande risorsa per far crescere quell’universalità del mondo che, come unità d’insieme, deve sapere stare insieme, avendo le sue profonde radici in ciascuno di noi; nel nostro mondo particolare che può diventare il lievito e la forza per un grande e coeso insieme universale. Il grave male dello sgangherato turismo italiano e soprattutto del Sud, è la crisi profonda della cultura d’impresa che non c’è e che ha ormai delegato ad uno spontaneismo artigianale, un settore importante per il futuro italiano; un settore che oggi non funziona per i vuoti demenziali dei piani alti di quanti governano le tristi sorti del nostro sempre più sgangherato Paese. La Campania degli antichi sapori, unitamente agli aspetti salutistici della dieta mediterranea con le sue tante attraenti bellezze naturali, ricche, tra l’altro, di un patrimonio di cultura, di saperi e di testimonianze artistiche ed archeologiche, è una grande risorsa italiana; tanto, così come è stata riconosciuta dall’UNESCO con l’inserimento nella lista di bene dell’umanità. È la regione principe del Mediterraneo e del mondo; può fare un turismo di qualità, basato sulle sue tante eccellenze culturali; sui i suoi saperi, sulle sue risorse archeologiche ed artistiche in uno con precorsi enogastronomici che, se bene utilizzati, possono riportarci a quella “Campania felix”, ormai, insipientemente, dimenticata dai più. Il turismo campano, così com’è, è fortemente rinsecchito; è rinsecchito per colpa di quel popolo di nani del settore che ne è la componente dominante; è rinsecchito per l’atteggiamento istituzionale incapace di dare i servizi necessari al territorio e con questi, tutte le necessarie infrastrutture, a partire dalla viabilità, senza le quali la povera Campania è condannata ad un sottosviluppo permanente anche nel turismo, una grande risorsa campana, in uno con le sue eccellenze agricole e del made in Campania.