Salerno: Ance, Project Financing, la Campania ci crede

 La Campania è al terzo posto nella graduatoria (2002/2014) delle regioni per numero di operazioni di finanza di progetto inerenti la costruzione e la gestione di opere in concessione. In particolare, con 108 interventi programmati incide per l’11,24% sul totale nazionale per un ammontare complessivo di 879 milioni di euro e con una media a bando pari a 8,21 milioni di euro. I dati sono stati estrapolati dal Centro Studi ANCE Salerno dal report pubblicato nei giorni scorsi (“Il Project financing per la realizzazione delle opere pubbliche in Italia”), a cura del Dipartimento per la Programmazione ed il Coordinamento della Politica Economica della Presidenza del Consiglio dei Ministri in collaborazione con Cresme Europa Servizi. L’analisi delle dinamiche del Partenariato Pubblico Privato (PPP) ed il monitoraggio delle fasi successive all’aggiudicazione dei contratti ha consentito di mettere a fuoco uno scenario molto dettagliato. Il mercato del PPP a livello nazionale nel periodo 2002/2014 si articola in circa 22.500 gare per un valore complessivo di circa 73 miliardi di euro. Si è passati dai 330 bandi di gara in PPP – si legge nel rapporto DIPE-Cresme – per un valore di circa 1,4 miliardi di euro del 2002 ai 1.293 bandi (per un valore di circa 5,6 miliardi) nel 2008, fino a superare i 3.000 avvisi nel 2014, per un controvalore di circa 4,4 miliardi di euro. Questi numeri, spiegano DIPE-Cresme, confermano che il PPP è un fattore sempre più rilevante nelle scelte delle P.A. «con riferimento alla realizzazione delle opere pubbliche ed alla gestione dei servizi». Non mancano, però, le criticità operative. «A tal proposito – è scritto nel documento analitico-ricognitivo – non è però stato fino ad oggi di equivalente evidenza la reale funzionalità delle procedure, in particolare con riferimento alla capacità dei progetti di arrivare ad una efficiente fase gestionale in grado di creare valore per tutti gli operatori coinvolti, in primis per la Pubblica Amministrazione: tale evidenza si evince dall’analisi dei dati relativi alla fase post aggiudicazione, che permette di valutare gli elementi effettivamente incisivi». Nel contesto nazionale appare evidente che si ricorre al PPP «più frequentemente per la realizzazione di opere di piccolo e medio importo (fino a 50 milioni di euro), come parcheggi, impianti sportivi, scuole, cimiteri e progetti di sviluppo urbano». Se si prendono, invece, in considerazione i grandi progetti (superiori a 50 milioni di euro) in concessione di lavori pubblici e PPP, si tratta principalmente di strade, autostrade e ospedali. Va sottolineato che nel 2014 si è registrata «una brusca diminuzione del numero di bandi delle concessioni di lavori pubblici (-53%) rispetto all’anno precedente, in particolare a causa dell’importante diminuzione delle gare svolte con la procedura ex art. 144 del Codice (-65%); anche per quanto riguarda la numerosità, si è tornati sui livelli dei primi anni duemila». Se si considera l’incidenza del valore del mercato delle concessioni di lavori pubblici sull’intero mercato delle opere pubbliche tra il 2002 ed il 2014, «il valore delle concessioni di lavori, rispetto al mercato delle opere pubbliche, è tornato a toccare il proprio minimo storico pari al 5%, limite raggiunto nel lontano 2002». Tra il 2002 e il 2007 sono state bandite 1.495 gare per concessioni di lavori pubblici, di cui: 613 operazioni tramite il procedimento del Promotore; 882 operazioni tramite la cosiddetta procedura ad “iniziativa pubblica”. Tra il 2008 e il 2014, invece, sono state bandite 3.353 gare per concessioni di lavori pubblici, di cui 709 tramite la procedura del Promotore e 2.644 attraverso la procedura ad iniziativa pubblica. Di conseguenza, appare chiaro che la procedura ex art. 153 (Promotore) ha fatto registrare «una certa stabilità attorno a una media di circa 100 gare all’anno, con una leggera tendenza alla diminuzione per quanto attiene al numero di gare bandite, mantenendosi in un range compreso tra i 129 (numero massimo raggiunto nel 2008) e gli 85 bandi (numero minimo nel 2013), per assestarsi a 90 gare bandite lo scorso anno»; mentre la procedura ex art. 144 (ad iniziativa pubblica) «si è caratterizzata in questi anni per una maggiore variabilità con una media di circa 380 bandi l’anno, un picco di 641 avvisi nel 2012 e un minimo di 157 gare fatto registrare lo scorso anno». Questo trend al ribasso è dovuto per gli estensori del rapporto all’«evidente variabilità nell’utilizzo della procedura in questione» e «principalmente alle scarse competenze delle Amministrazioni Locali a gestire le tempistiche di una procedura che in questa fase è più complessa in quanto è la PA ad essere chiamata a porre a base di gara e, quindi, a redigere il progetto preliminare con i relativi allegati tra cui PEF e convenzione». Tra il 2008 e il 2014 sono state aggiudicate 1.435 gare per concessioni di lavori pubblici, di cui: 538 tramite la procedura ex art. 153 del Codice; 897 con la procedura ex art. 144 del Codice. Dal punto di vista delle aggiudicazioni, «l’anno 2014 – scrivono DIPE-CRESME –  si è rivelato particolarmente negativo facendo registrare solamente 29 aggiudicazioni avvenute tramite la procedura ex art. 153 e 41 aggiudicazioni con la procedura prevista dall’art. 144 del Codice». I trend delle aggiudicazioni dal 2008 ad oggi rivelano che «la procedura ex art. 153 ha fatto registrare un andamento dei progetti aggiudicati in continua diminuzione, passando dai 129 progetti aggiudicati nel 2008, a una media di circa 95 progetti aggiudicati negli ultimi tre anni; le aggiudicazioni avvenute tramite ricorso alla procedura ex art. 144, invece, si sono distinte per una maggior stabilità mantenendosi (escludendo l’ultimo anno) attorno a una media di circa 130 aggiudicazioni annuali – con un picco di 166 progetti aggiudicati nel 2012 e un minimo di 116, fatto registrare nel 2013». «Il fenomeno del Partenariato Pubblico Privato – dichiara il presidente di ANCE Salerno, Antonio Lombardi – risente di alcune criticità tipiche della macchina burocratico/amministrativa italiana. Il passaggio dalla Legge Merloni al Codice dei Contratti Pubblici e le successive modifiche non si è rivelato propizio dal punto di vista dell’incentivazione del numero di opere che sono riuscite ad arrivare alla fase finale del contratto di concessione. Né la normativa vigente ha consentito un aumento concreto del numero dei cantieri aperti, per non parlare delle difficoltà riscontrate nella fase della gestione delle opere (poche) realizzate».«In pratica – continua Lombardi – l’indice medio di realizzazione degli interventi e la gestione dei progetti attraverso le procedure di PPP hanno risentito della variazione continua della normativa di riferimento, penalizzando, come sempre accade in Italia, gli operatori che hanno investito sul project financing. È chiaro – aggiunge ancora Lombardi – che il recepimento delle nuova direttiva UE in materia potrebbe costituire un passaggio importante per spostare l’attenzione dalla fase di progettazione ed aggiudicazione al cruciale momento della gestione del contratto di concessione. In estrema sintesi le imprese dovrebbero essere accompagnate in maniera più agevole nel percorso di finanziabilità delle opere e, soprattutto, nella gestione dei contratti di lunga durata».«Il problema della sostenibilità finanziaria di questi interventi  – ha concluso Lombardi – è strettamente collegato al rischio operativo. Inutile aggiungere che l’importo medio delle opere bandite e aggiudicate (7 milioni di euro) deriva da una grave patologia: la maggior parte delle stazioni appaltanti è rappresentata dai Comuni. Il valore basso dei progetti si riflette negativamente sull’atteggiamento spesso pregiudiziale degli istituti di credito rispetto all’impresa che si ritrova doppiamente penalizzata: da un lato per l’estenuante lunghezza delle procedure; dall’altro per l’esposizione a rischio. Un altro caso di assoluta irresponsabilità della filiera pubblica ed istituzionale nei confronti del privato ed, in particolare, delle aziende della filiera delle costruzioni».