Salerno: don Michele Pecoraro “Cantare la gioia della chiamata”

Rita Occidente Lupo

Occhi vispi, volto sorridente, battuta faceta: 68 anni ben portati, con la leggerezza della fede, cantando alla vita. L’identikit di don Michele Pecoraro, per trent’anni a guida della Parrocchia San Bartolomeo di Capezzano, il 3 agosto insediato in Cattedrale, al posto di don Antonio Quaranta, dopo 14 anni, destinato alla chiesa San Leonardo ed alla colonia San Giuseppe. La nomina di don Michele ha lasciato sorpresi tanti ed anche lui stesso che, in ossequio all’obbedienza,  ha risposto prontamente all’Arcivescovo Mons. Luigi Moretti  “Eccomi!” La capacità di entrare in contatto con gl’interlocutori e direttamente con i fedeli, l’accoglienza a tutti, la semplicità nel tratto dialogico, hanno sempre catturato simpatie e consensi. Suggellati dalle sue performance canore. Il suo talento musicale, da anni noto non solo a livello locale. Oltre ad esser presente con la sua band in manifestazioni religiose, don Michele non si tira indietro a quanti gli chiedono di allietare  serate beneficamente. Per lui, il servire il Signore in perfetta letizia francescana, quotidiano. Con la gioia in cuore contagiosa, omelie in questi giorni afosi, tra l’assemblea, per evitare il distacco dell’altare. Eh sì, perchè la Cattedrale salernitana, con le sue tre ampie navate, lo svettante campanile con otto campane, l’ampio quadriportico, i sarcofagi romani e la cripta del Santo Evangelista, vista più come monumento architettonico, che  luogo di culto. Quale carovana turistica non fa una puntatina al Duomo, nel suo itinerario salernitano? Ma è pur vero, che tale monumento, asserisce don Michele, “Domus”, grande casa per i fedeli. Di qui l’invito a non disertare le assemblee eucaristiche festive o altri appuntamenti religiosi. Non solo in vista della ricorrenza patronale, ma nel corso dell’intero anno liturgico. Finora, tanti parroci quasi soli in sagrestia, durante la recita del breviario: l’ ampio tempio di culto, lasciato alla conoscenza medievale, nell’amarcord della conquista del Guiscardo e dell’esilio di Gregorio VII, spento di vita religiosa. Ora, con don Pecoraro, il recupero della sacralità che, dal primo Arcivescovo Alfano I, merita tale struttura, raccordante la terra al cielo, in un afflato anche canoro, ricordando Sant’Agostino “Chi ben canta, prega due volte!”