Eco e le legioni di imbecilli, quel nervo scoperto che infiamma la Rete

Amedeo Tesauro

Ha suscitato un certo scalpore l’intervento di Umberto Eco in occasione di una laurea honoris causa a Torino, occasione in cui il semiologo ha attaccato i social network sostenendo che essi diano libertà di parola a legioni di imbecilli. Inutile dire che la Rete si è scatenata, toccata lì nel cuore delle sue dinamiche, colpita alle fondamenta, quelle per cui la Rete è libera, aperta a tutti e dunque aperta alle opinioni di tutti, anche gli imbecilli. Che certo sono tanti, a cominciare da chi ha fatto sensazione su una frase che andava invece inquadrata in un discorso più ampio, limitandosi all’offensiva mediocre al grido di “basta vecchi che spiegano il web ai giovani”. È evidente, però, che l’intervento di Eco faccia storcere il naso a tanti in quanto leggibile come riflessione non semplicemente sulla Rete ma su tutti i sistemi aperti, in primis la democrazia. Così come la democrazia permette a tutti di esprimere la propria preferenza, anche a chi palesemente abusa o manca del senso civico necessario per esercitare il voto, alla stessa maniera Internet con la sua libertà apre le porte a ogni tipo di informazione, anche a quella palesemente sbagliata, come i quotidiani casi di bufale fatte passare per notizie dimostrano. E allora che si fa, via libera a un’oligarchia del pensiero dove solo chi ha le certificazioni necessarie può esprimersi? No, ma una questione c’è ed è reale, del resto nella vita di tutti i giorni nessuno vorrebbe affidarsi a un professionista mancante di conoscenze nel suo settore, allo stesso tempo l’opinione valevole è quella competente di chi conosce l’argomento, non certo lo sproloquio libero di chi parla per il gusto di parlare. Quello che Eco evidenzia davvero è la problematica dell’affidabilità delle informazioni, la valenza delle fonti, e checché se ne dica la “qualità” del contenuto, da dimostrare e non data per scontata a causa di un titolo dell’interlocutore, è un valore. Dialogare in Rete porta a raffinare le proprie opinioni, dallo scambio di pareri può emergere una consapevolezza maggiore e un guadagno intellettuale, dalla ricerca online possiamo ricavare informazioni più complesse di quelle ricavabili altrove, ma non tutto ciò che è detto è utile. Non è la quantità di informazioni della Rete in sé a produrre conoscenza, ma il fatto che da quella quantità possa emergere, con l’abilità giusta nel ricercarle, l’informazione giusta, completa e competente. Tant’è che il saper scremare, muoversi adeguatamente nell’universo Internet, selezionare chi e cosa è degno della nostra attenzione, è oggi giudicata competenza spendibile. Infine il caso Eco è paradossale: considerando quanti si sono limitati a un’analisi superficiale delle sue parole egli ha perfettamente dimostrato il punto del suo discorso.  foto notizie.it