69° compleanno della Repubblica Italiana

Paolo Pozzuoli

Oggi, 2 giugno, 3° grande evento in ordine di tempo – gli altri due sono stati fissati il 27 gennaio, giorno della memoria, ed il 25 aprile, festa della liberazione – (… ma non è da trascurare il 1° maggio, altra giornata particolarmente sentita e vissuta non solo da ogni singolo lavoratore ma da tutte le famiglie) che la ‘liturgia’ repubblicana ha iniziato a celebrare e a commemorare nell’immediatezza del referendum del 2 giugno 1946 e subito dopo la promulgazione della carta costituzionale. giorno significativo il 2 giugno: viene  celebrata la nascita della nazione ed è, quindi, la festa degli italiani. La festa della Repubblica di quest’anno è cominciata ieri pomeriggio presso la Cappella Paolina dentro il Palazzo del Quirinale, ripristinata dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Come ogni festa che si rispetti, è iniziata, presente il corpo diplomatico accreditato in Italia, con un concerto diretto dal maestro Riccardo Muti che, prima di ringraziare le personalità intervenute “grazie a voi che siete qui e grazie al nostro Presidente”, ha evidenziato come “la grande festa della Repubblica è stata voluta dal Presidente Sergio Mattarella la cui parola guida è stata libertà”; ne ha, quindi, sottolineato l’importanza “non solo perché è stata celebrata con le musiche di Bellini, Rossini e Verdi, ma soprattutto perché il Presidente ha voluto invitare un’orchestra di giovani di talenti italiani (… con alcuni rappresentanti di altre nazioni) che dedicano la loro vita al culto della bellezza, con la maiuscola; è un’ orchestra che non intende essere di competizione ma forma ed esprime un senso etico della musica e dell’arte ed il ministro Franceschini è sensibile a questo problema; l’Italia nella storia della musica non è seconda a nessuno”. Il Presidente Mattarella, nel rivolgere “‘un  ringraziamento intenso al maestro Muti” ha messo in evidenza che “gli applausi seguiti dopo ogni brano hanno dato la dimensione di quanto hanno siano stati seguiti ed apprezzati”; ha ringraziato ancora il maestro Muti “per il richiamo alla libertà, filo conduttore delle musiche”; ha rivolto il suo “apprezzamento alla giovane orchestra ed a chi 10 anni fa ne ha promosso la costituzione”. “Quella di oggi” – ha continuato il Presidente Mattarella – “è stata fatta in occasione del compleanno della festa della Repubblica nella quale ritroviamo la libertà, la democrazia e il diritto di voto delle donne italiane; presenta qualche segnale di speranza pur nelle difficoltà che permangono; si inizia però a rivedere qualcosa di positivo”. “L’Italia” – ha concluso il Presidente – “ha superato crisi anche profonde (dopo guerra, terrorismo, terremoti), ma le difficoltà vengono superate se vi è coesione; ed allora penso ai cittadini di Milano che hanno ripulito la città dopo la devastazione del 1 maggio, ai giovani della Liguria che hanno riparato e rimosso tutto quanto c’era dopo l’alluvione; le liti esasperate creano sfiducia e contribuiscono, insieme ad altri fattori, ad alimentare sfiducia, paura, sconfitta e tengono lontano i cittadini dall’unione; abbiamo bisogno di recepire un po’ di questa armonia collettiva che abbiamo ricevuto da questa orchestra e speriamo anche che questa coesione avvenga in tutto il mondo dove si registra mancanza di qualità della vita ed altro; l’Italia è un grande paese con tante energie vitali in ripresa, occorre fiducia ed il necessario affiatamento: grazie maestro”. La festa della Repubblica, principale festa nazionale italiana, celebrata a ricordo della nascita della Repubblica – equivalente e paragonabile al 3 maggio in Polonia in ricordo della promulgazione della costituzione polacca (3 maggio 1791), considerata la prima in Europa e la seconda costituzione moderna del mondo (dopo la costituzione americana del 1787), al 14 luglio per i francesi (anniversario della Presa della Bastiglia) e al 4 luglio per gli statunitensi (giorno in cui nel 1776 venne firmata la dichiarazione d’indipendenza) – oltre ad essere di straordinario significato e di elevato valore, rievoca e rinnova le particolari sensazioni e le profonde emozioni strettamente connesse sia al giorno della memoria che alla festa della liberazione. Tre eventi, indiscutibilmente autonomi, ma profondamente legati e connessi tra loro. Infatti, laddove se ne celebra uno, non si può assolutamente prescindere dagli altri. Oggi, il popolo è in festa. Festa di ringraziamento, festa di liberazione, festa di rinascita finalizzate alla riscoperta delle radici, ad una immersione negli ideali della Repubblica, a manifestare quel senso civico che per tanti motivi e per così lungo tempo è stato messo da parte, tesaurizzare e farne buon pro di tutta la serie negativa, deleteria e distruttiva di avvenimenti che per un verso o per un altro ci sono piovuti addosso dei quali non ci siamo ancora del tutto liberati e dei quali ancora oggi ne stiamo scontando le conseguenze. Benvenuta dunque festa della Repubblica che ci fai ricordare e ringraziare i tanti piccoli eroi ignoti – ai quali eleviamo una sentita preghiera e rivolgiamo un sentito pensiero – che, combattendo, hanno sacrificato la loro vita per la nostra salvezza, ci fai riflettere sulle riconquistate libertà e democrazia e, sia pure per un giorno, allontani tristezze facendoci dimenticare le tante vessazioni, le infinite privazioni. Non i lutti. I quali, avendoci profondamente segnato, restano scolpiti nelle nostre menti e nei nostri cuori. 2 giugno legato anche alla Resistenza. Una Resistenza che, contrariamente a quanto finora elucubrato e diffuso artatamente da altri, è cominciata qui, in Campania, ed ha avuto nella nostra provincia i primi prodromi (… siamo sempre grati al dr. Carlo Schilardi che, da Prefetto di Caserta, è stato il primo rappresentante della Repubblica Italiana ad averlo confermato tempo fa a Grazzanise). Insomma, mai festa come questa del 2 giugno è stata così tanto voluta, desiderata, agognata: ha prodotto e produce le stesse sensazioni ed emozioni come per la nascita di un figlio e/o di un nipote. Non è affatto azzardato ritenere la festa del 2 giugno figlia del referendum e nipote della resistenza. Senza la resistenza e con tutto quanto è successo in ogni angolo anche il più remoto della nostra Italia, dalla Sicilia alle Alpi a partire dallo sbarco degli alleati nei porti meno custoditi o vigilati o ritenuti poco idonei per un attacco via mare, non avremo avuto il referendum del 2 giugno 1946 con il quale gli italiani, a maggioranza, optarono a favore dell’istituto della Repubblica avverso quello della Monarchia fino ad allora in auge.