Piana del Sele: regionali “Insieme per migliorare Sud”, Fortunato incontra mondo operaio

“Parto dal Sud per costruire un Sud migliore”. La folla è attonita e silenziosa. Ascolta il racconto di una storia appassionata. Giovanni Fortunato ricorda l’infanzia umile a Santa Marina di Policastro, mamma sarta e papà operaio. “Dominati dai signorotti di sempre: eravamo stanchi”. Giovanni si laurea in ingegneria, lavora e decide di giocarsela candidandosi: vince. Comune, Provincia, Regione. “Abbiamo trovato un ente allo sbando”, commenta l’ingresso dopo il governo di centro sinistra alla regione Campania. Una Sanità commissariata significa che avevano fatto male. Nessuno che dà credito a questa terra. E noi abbiamo faticato non poco per  uscire dal commissariamento e iniziare a investire”. Ricorda che adesso si potranno fare concorsi, si potrà assumere, grazie alla fiducia conquistata sul campo. “Erano i tempi di Bassolino, con i rifiuti per strada. La Campania nei tg di mezzo mondo come terra da evitare. Una figuraccia che ci ha fatto perdere credibilità e onore”. Anche l’agricoltura diventa un bene da evitare perché inquinata. Ora si riparte, ripete il candidato venuto da un piccolo paese, e per questo ha voluto la delega per i piccoli comuni. “Ho dato tutto per questa gente. Contributi che ogni comunità ha speso come meglio ha voluto: libertà di scelta, ma anche qualche irresponsabilità”. Poi, il ricordo di chi, invece, si era battuto affinchè quei soldi non andassero ai piccoli centri, ai paesi dimenticati in passato da tutti. “Vincenzo De Luca, ecco il nome e cognome di chi voleva che i finanziamenti rimanessero a Salerno, la sua capitale. E invece abbiamo vinto noi, ma sappiate che in futuro De Luca tornerà alla carica, perché adesso dobbiamo combattere non più contro il napolicentrismo, ma contro il salernocentrismo deluchiano, che bloccherà tutto nella sua città se dovesse vincere alle elezioni. Allora per noi, popolo del Sud, sarebbe nera”. E poi un affondo sulla identità. Mai vergognarsi di dire da dove veniamo e la terra dove scegliamo di vivere. “I cilentani che vivono a Salerno, sono salernitani. O chi sta a Roma è romano. Io ho scelto di vivere, impegnarmi e migliorare questa terra, dal Golfo di Policastro alla Piana del Sele, perché qui vivo, lavoro e desidero che anche altri possano rimanere ed evitare l’emigrazione verso il Nord o il resto del mondo”. Battono le mani convinti agricoltori, qualche imprenditore agricolo e tanti giovani accorsi all’Agripaestum, pieno in ogni spazio, dal parcheggio esterno alle sedie della grande sala.”Questa Terra di lavoro e di sudore deve sapere che mi impegnerò in un settore a loro caro: l’agricoltura, perché i loro campi siano valorizzati ancor di più e il lavoro possa sfamare intere generazioni di nuovi agricoltori”.