La crisi politica italiana: PD, involucro vuoto

Giuseppe Lembo

La sua vecchia dirigenza ostinatamente e forse, a buona ragione, rifiuta di mettersi da parte e crea così facendo, grande confusione; tanta confusione, evitando che il “possibile nuovo” non venga assolutamente alla luce. Il PD, ormai sole spoglie di un partito della sinistra che di sinistra non ha assolutamente più niente, è alla resa dei conti, allo stesso modo della destra berlusconiana che non è altro se non le spoglie di un partito padrone con Berlusconi ormai al capolinea e con tanti sudditi gregari che uno per uno si vanno allontanando dal loro, un tempo instancabile padre-padrone che, con il suo partito azienda, non ha purtroppo permesso la nascita di un’intelligente destra italiana, utile al Paese e con un ruolo importante per costruire politicamente il “futuro italiano”. Finita la falsa destra berlusconiana che in poco tempo si è sfaldata, non avendo più la forza del capo a sorreggerla, altrettanto è oggi alla resa dei conti la confusa e raccogliticcia sinistra, con innesti fortemente centristi in collisione con una base vetero-comunista, ormai al tramonto. Il PD, appassito, perché impoverito di idee e di passioni, si va disarticolando in una molteplicità di feudi nazionali e locali, nelle mani di sempre più opachi personaggi dediti ad affari poco puliti ed assolutamente poco nobili ed utili al bene comune. E così la vecchia storica sinistra italiana oggi PD è sempre più un involucro vuoto, finito nelle mani di una banda spregiudicata di giovani animati sempre e solo da un incontrollato desiderio di vincere sempre e comunque, senza minimamente preoccuparsi di farsi male. La politica italiana di destra e di sinistra è, come non mai, l’espressione forte di bande di potere; di un potere senza se e senza ma, da tempo in gestazione, di cui erano convinti gli italiani che, sotto voce, lo andavano sussurrando, affidandolo al solo vento, essendo il Paese distratto ed in tutte altre faccende affaccendate. Le radici del profondo malessere italiano sono da ricercare soprattutto nel livello culturale della classe politica che governa questo nostro malcapitato Paese. A darcene conferma è lo storico dell’arte Tomaso Montanari, fiorentino. Si dice sconcertato per la dichiarazione del Premier a proposito della sua prima volta a Pompei. Renzi, con la sua debole cultura, dice Montanari, parla di bellezza, usando il solo elemento tipico delle retorica da marketing, su cui, purtroppo, si fondano da tempo, le politiche culturali dei governi di questo nostro malcapitato Paese. Dice ancora Montanari che vantiamo una classe politica tra le più ignoranti d’Europa. C’è, tra l’altro, nell’atteggiamento del Premier una evidente prevenzione nei confronti del Sud; molti del Nord, Renzi compreso, proprio non sanno dell’enorme patrimonio di cui dispone il Sud italiano. Conclude Montanari “Ammettere di non ave mai visitato Pompei e di averlo fatto ora da Premier, significa sdoganare comportamenti all’insegna della superficialità e dell’ignoranza”. Renzi, non nasconde il suo fastidio nei confronti della comunità della conoscenza, così come scrive Montanari nel suo libro “Le pietre e il popolo”. Purtroppo, la mancanza di conoscenza, nel nostro Paese, è vissuta come un vero e proprio valore aggiunto; si strizza sempre più l’occhio complice a chi non ha voglia di cultura, considerandola un optional di cui si può fare assolutamente a meno, in quanto in questa nostra società dell’apparire e dell’avere, altre, tante altre sono le cose importanti; tra queste e sempre più, anche lo stomaco a danno della mente ed il possesso dell’avere a danno dei valori dell’essere, senza i quali il povero uomo del nostro tempo, in tutti i suoi possibili ruoli legati all’apparire, non va assolutamente da nessuna parte; ma proprio da nessuna parte, in quanto questo suo amaro percorso di vita è fortemente segnato da un oscurantismo barbaro a cui si va inevitabilmente incontro.