AIFVS su emendamento “omicidio stradale”

Alle 18 del 21 aprile 2015 il termine per la presentazione degli emendamenti / La Commissione Giustizia del Senato adotta un testo unificato per la discussione dell’”omicidio stradale”  di Claudio Martino. Pur se non formulato nei più precisi termini attuali, di “omicidio stradale” si è cominciato a parlare già una quindicina di anni or sono. In più occasioni ed in diversi convegni, ad esempio, già all’inizio degli anni 2000, l’allora presidente dell’AIFVS avvocato Francesco Saladini insisteva sulla necessità di caratterizzare in maniera specifica la colposità nei reati legati alla circolazione stradale. Negli anni più recenti, il tema della sicurezza stradale e della necessità di tutelarla, anche con l’aggravamento delle pene per i comportamenti alla guida più asociali, è stato agitato con particolare forza da molti soggetti, istituzionali ed associativi. La “ribellione”, di una parte sempre più consistente dell’opinione pubblica – sia alla Magistratura, accusata di eccessivo “buonismo” nei confronti dei pirati della strada, sia al Parlamento, al quale si rimprovera di essere insensibile al problema -, si è tradotta in diverse petizioni popolari. Due, in particolare, si sono concentrate sull'”omicidio stradale”, – quella delle associazioni Lorenzo Guarnieri, Gabriele Borgogni, Amici e sostenitori della polizia stradale, del Comune di Firenze e della Polizia Municipale di Firenze e – quella dell’Associazione italiana familiari e vittime della strada (AIFVS), con nessuna delle quali, tuttavia, si è ottenuto un serio avvio di dibattito parlamentare. Un cambio di rotta si è registrato con la nomina a primo ministro di Matteo Renzi, il quale, primo caso nella storia italiana, ha inserito il tema degli incidenti stradali nel discorso di presentazione del suo governo. Il 17 giugno 2014, la Commissione Giustizia del Senato ha iniziato, in sede referente (la sede legislativa avrebbe potuto e potrebbe garantire tuttora una maggiore celerità dell’iter), la discussione sull'”omicidio stradale”. Il 24 marzo 2015, dopo una dozzina di sedute, alcune delle quali dedicate allo svolgimento di audizioni informali di rappresentanti di associazioni, si è arrivati, finalmente, alla stesura di un testo unificato, sul quale ingaggiare battaglia, da parte dei “falchi” e delle “colombe” in tema di appesantimento delle pene. Con una semplificazione “giornalistica” al limite della disinformazione tout court, molti hanno annunciato che la Commissione senatoriale aveva approvato l'”omicidio stradale”. In realtà, come già detto, la Commissione Giustizia del Senato, nella sua seduta del 24 marzo 2015, NON HA APPROVATO
L’”OMICIDIO STRADALE”, ma ha semplicemente deciso di assumere, come testo base della discussione, “il testo unificato proposto dal relatore”, fissando “il termine per la presentazione degli emendamenti a martedì 21 aprile, alle ore 18.” Oltretutto, il testo è in discussione in sede referente e quindi, una volta approvato dalla Commissione, dovrà passare nell’aula plenaria del Senato, dove potrà essere modificato rispetto al testo licenziato dalla Commissione. Se poi non si inventano qualcosa, tipo decreto-legge (che, a mio modestissimo avviso, non passerebbe molto facilmente il vaglio della firma del Presidente della Repubblica e della Corte Costituzionale,
per mancanza dei presupposti della necessità ed urgenza), il provvedimento passerà all’altro ramo del Parlamento, dove avrà, probabilmente, con l’assegnazione in sede referente, un iter e tempi
analoghi a quelli del Senato. Certo, se ci fosse l’accordo unanime di tutti i parlamentari, tutti questi passaggi verrebbero superati nel giro di pochi giorni, ma non è così: è sufficiente leggere i resoconti parlamentari per rendersi conto di quante e quali resistenze ci sono all’approvazione dell’”omicidio stradale”… Ma veniamo al testo unificato. Esso prevede:
– per chi guida “in stato di ebbrezza alcolica o di alterazione
psico-fisica” e “cagiona per colpa la morte di una persona”, “la
reclusione da otto a dodici anni”;
– per chi procede “ad una velocità pari al doppio di quella consentita” e
cagiona “per colpa la morte di una persona”, “la reclusione da sei a nove
anni”;
– “la stessa pena” (cioè “reclusione da sei a nove anni”), per chi “si dà
alla fuga, rendendosi irreperibile, dopo aver cagionato per colpa un
sinistro stradale”;
– un massimo di “anni diciotto” per chi “cagioni la morte di più persone”. È innegabile che il relatore Salvatore CUCCA  e tutta la Commissione non hanno potuto ignorare le recenti pressioni delle associazioni di vittime della strada e dell’opinione pubblica. Il testo base preannunciato da Cucca nella seduta del 2 dicembre 2014 prevedeva, infatti, pene notevolmente più basse –
specialmente nel minimo, che è quello che effettivamente conta – rispetto a quelle previste nell’attuale testo unificato. Esse erano:
– “da 5 a 12 anni”, per la guida in stato di alterazione fisica, a fronte
dell’attuale “da otto a dodici anni”;
– “da 4 a 8 anni”, per l’eccesso di velocità, a fronte dell’attuale “da
sei a nove anni”.
Ciò dimostra, a mio avviso, che le associazioni e l’opinione pubblica sensibile ai temi della sicurezza stradale non debbono allentare la vigilanza. E bene fanno quanti (tra questi Marina Fontana, promotrice dei raduni del (24 marzo) hanno chiamato alla mobilitazione per il 21 aprile prossimo, termine ultimo per la presentazione di emendamenti al testo unificato. I politici, come qualsiasi essere umano, sono sensibili ai temi della vita e della sicurezza stradale, ma sono anche – qualche maligno direbbe: “e soprattutto” – sensibili agli umori degli elettori. Solo facendo percepire chiaramente che il non mantenere le promesse (nel nostro caso, quella fatta, in più occasioni, dal premier Renzi, di introduzione dell’”omicidio stradale”) comporta un prezzo elettorale da pagare, si può ottenere che tali promesse vengano mantenute e – possibilmente –
non con tempi “biblici”.

AIFVS