Benevento: lotta al bullismo all’ Istituto comprensivo “Giancarlo Siani”

Bianca Fasano

Per interessamento del Dirigente Scolastico: dr. Maria Luisa Fusco, presso l’Istituto Comprensivo Statale “G. Siani” (BN), di cui è  DSGA la dr. Maria Cassetta, in data 31 marzo si è tenuto un interessante incontro sul tema del bullismo sui due plessi scolastici, cui sono intervenute la firmataria dell’articolo e la giornalista Gemma Tisci. Difatti, la dirigente, coadiuvata dalle prof.sse Patrizia Cataffo e Rosalia Mauriello, si sono rese disponibili all’invito/disponibilità, rivolto alle istituzioni scolastiche della Campania, per cui, sotto l’egida della Accademia dei Parmenidei “… per l’ausilio all’insegnamento,  nel corso dell’anno scolastico,  anche a titolo di inserimento in un progetto specifico, la giornalista del Mattino di Napoli Gemma Tisci, autrice di numerosi libri per ragazzi in cui si parla delle problematiche giovanili quali il bullismo, venga a parlare ai giovani allievi del Vostro Istituto, chiarendo quesiti, rispondendo alle domande, sia degli allievi che di un insegnante addetto a tale scopo. Sarà accompagnata dalla giornalista e scrittrice Bianca Fasano, già insegnante di disegno e storia dell’arte. A titolo gratuito, allo scopo di aiutare i discenti in momenti delicati della loro crescita psico-fisica.”-

La possibilità si è tradotta in una reale giornata dedicata alle problematiche collegate al bullismo e dove meglio il viaggio poteva percorrere la sua strada se non in una istituzione scolastica che prende il nome dal giovane giornalista del Mattino, Giancarlo Siani, ucciso dalla camorra? Parlare di queste tematiche -che tendono a nascondersi per varie ragioni, ai giovani e giovanissimi,  i quali, in molte occasioni, mostrano di avere poca cognizione di quello che rappresenta “il male”, nei confronti dei compagni o delle persone disabili, o, nella “migliore delle circostanze”, degli animali- sembra davvero essere una necessità impellente.[1] Questa istituzione scolastica del Beneventano ha, dunque, aperto coraggiosamente la porta alla necessità di un dialogo, che effettivamente c’è stato, tra quei ragazzi e quelle ragazze attualmente così facilmente preda di situazioni difficili, sia sotto il profilo dei contatti “virtuali” cui accedono coi loro cellulari e coi computer, che sotto quello fisico, dei contatti giornalieri nelle ore scolastiche e non. Capita (com’è giusto), che quanti maltrattino i cani rischino la galera. Ma non si da mai abbastanza attenzione alla violenza nascosta o evidente dei giovani (e meno giovani), che compiono violenze, anche gravissime, su altri ragazzi, o su disabili. Purtroppo quegli stessi che vengono strenuamente difesi fino dagli stessi genitori che vogliono considerare tali violenze come una sorta di “gioco”. La giornalista Gemma Tisci ha da poco pubblicato l’ultimo dei suoi libri: ” Ricordi in bianco e nero – La vera testimonianza epistolare in diretta dalla cella del boss Raffaele Cutolo”ed è autrice di libri dedicati ai giovani: “Bulli per noia” e “Perché a me, storie di ordinaria violenza”, per la qual cosa in più occasioni ha potuto rendere vivo un rapporto con i giovani allievi, rispondendo alle loro domande. Anche in questa occasione, su due plessi scolastici e con l’ausilio del corpo insegnante e del personale Ata, si è potuto ottenere davvero l’ascolto e l’interesse di quelle giovani menti, nascoste dietro tanti volti e, troppo spesso, oppresse da problematiche personali di varia tipologia, non ultime situazioni familiari complesse. Vedere con quanta semplicità, nel corso degli incontri, quei ragazzi si siano immedesimati nella questione, è stata una esperienza davvero gratificante. Uno alla volta,da prima, poi a gruppetti, i giovani allievi hanno voluto intervenire, proponendo fatti piccoli e grandi, personali o meno, che trattavano lo spinoso argomento. E’ stato davvero un esercizio di consapevolezza, atto a fare sì che la delicata questione si ponesse nella possibilità di essere rimossa alla radice. Chiaramente i metodi possono essere differenti, ma è necessario che avvenga nell’infanzia e nella prima adolescenza la piena conoscenza di come “riconoscere” il bullismo, sia quanto si è tentati di esplicarlo (anche senza rendersene conto), che quanto lo si subisce, apprendendo come difendersi. Il dialogo tra gli stessi giovani, il colloquio con l’insegnante e coi familiari, l’aprirsi all’amicizia e alla comprensione del proprio simile, appaiono elementi indispensabili. Gemma Tisci ha parlato con quei ragazzi con metodo e dolcezza, chiamandoli alla collaborazione nel corso delle ore passate con loro ed ha ottenuto risultati davvero eccezionali. E’ chiaro che la scuola rappresenti un luogo importantissimo, giacché la cultura offerta ai ragazzi rimbalza nelle loro vite al di fuori della scuola. Per chi anche da insegnante ha vissuto le difficoltà degli adolescenti nei confronti del bullismo, non riesce possibile smettere di occuparsi delle fasce più giovani della società e delle problematiche scolastiche. Occorre farlo anche con articoli giornalistici e con interviste televisive rivolte alla questione legata alla formazione della gioventù.[2] La volontà di offrirsi, gratuitamente, alla possibilità di essere presenti nelle scuole, medie e superiori, di ogni tipologia di istituzioni scolastiche, resta ovviamente collegata alla disponibilità delle scuole stesse di aprire le porte a questo tipo di dialogo. La preside Fusco ha riconosciuto questa necessità, ponendo in collegamento un alto numero dei suoi allievi, tenendo presente che nelle scuole d’Italia (e d’Europa), le problematiche collegate al bullismo sono curate anche attraverso progetti specifici adatti all’età dei discenti.

Appare indispensabile dotare di strumenti i ragazzi e le ragazze, per fare sì che possano agire nelle proprie comunità promuovendo i processi di cambiamento verso il bene. E’ altrettanto indispensabile rendere fruibili le comunicazioni tra adulti e ragazzi/, atte a favorire nei primi l’affermazione del sé nelle relazioni e nei gruppi. Quale può essere considerato il luogo migliore perché questo si verifichi se non che l’apprendimento avvenga nel “gruppo dei pari”? Comprendere fin da giovanissimi le regole e le tecniche non prevaricanti, non di tipo tirannico, per la soluzione dei conflitti, ma principalmente che non si debba violentare fisicamente o moralmente l’integrità di altri esseri umani (ma anche di quelli animali). Questo si può (e si deve) ottenere, rendendo la società tenacemente impegnata a considerare l’influenza che il comportamento degli adulti può avere sulle scelte dei giovani. 

[1] L’ennesimo caso è quello di un minore (14 anni), che ha riportato danni permanenti gravissimi, sul quale si è accanito “il branco”, violentandolo con uno strumento per gonfiare le gomme delle auto.

[2] Gildatv: la parola agli insegnanti. http://youtu.be/XUm64ahaPls; http://www.orizzontescuola.it/news/e-morta-scuola-viva-scuola-lettera.