L’erba del vicino…la vittoria di Tsipras in Italia
Amedeo Tesauro
La politica vive di riforme, giochi di palazzo, accordi e contro-accordi, ma anche di entusiasmo popolare, vivo sentimento della folla riunita a inneggiare alla nuova speranza per il paese. Tra tutte le fasi politiche quella del trionfo rappresenta un’apoteosi pressoché impossibile da replicare, giacché governare sul serio qualche scontento, nel migliore dei casi, lo porta sempre. Nel tripudio della vittoria il carro dei vincitori ha sempre più gente di quanta ve ne era alla partenza, poco ma sicuro, e tutti fanno a gara a rivendicare questo o quel merito. Curiosamente la prassi supera i confini nazionali tale che perfino i politici esteri fanno a gara a prendersi un posto sul carro, e gli italiani ovviamente sono in prima fila. Ecco allora che l’ascesa di Tsipras diviene un tragicomico ammasso di rivendicazioni bipartisan, a ogni latitudine politica tutti sono pronti a lodare il leader greco vicino, per questo o quell’aspetto, alle proprie posizioni. La pratica è usuale: memorabile fu il coro di elogi alla vittoria di Obama nel 2008, con il PD in festa per la vittoria dei democratici americani (la cui storia non è esattamente la stessa dei democratici italiani, discendenti alla lontana del PCI), e Berlusconi e i suoi pronti a incensare il nuovo fenomeno della politica mondiale. Il risultato delle elezioni greche consegna allo scenario internazionale un protagonista apertamente schierato che però, nel momento del trionfo, piace a tutti. Piace alla sinistra più di sinistra, Vendola e i dissidenti PD, e non potrebbe essere altrimenti considerando le posizioni già coincidenti che portarono SEL nella lista Tsipras alle europee. Piace alla sinistra moderata del Partito Democratico, perché Tsipras incarna l’ultima carta da giocare come Renzi, piace perché non è contro l’Europa ma contro l’austerity, praticamente il mantra che Renzi ripeteva alle scorse europee. Piace alla destra della Meloni e alla Lega di Salvini, perché per quanto rosso il greco Tsipras è sul fronte anti-Berlino, e le intenzioni non hanno colore se lo stesso Tsipras in patria si è alleato con la destra. Piace con tutte le obbiezioni del caso ai 5 Stelle, perché sì è contro le politiche dell’Unione ma non vuole uscire dall’euro (una contraddizione secondo Grillo), ma generalmente piace. Il giorno dopo sono dunque tutti Tsipras, tutti pronti a guardare in Grecia e a trovare qualche significato/speranza che in Italia latita. C’è ovviamente curiosità per l’operato del neo-premier greco, uomo d’opposizione al comando del paese più disastrato della UE, ed è una curiosità di chi vuol studiare le mosse per capire gli spazi di manovra. Dalla Grecia parte idealmente una rinegoziazione delle gerarchie, una controffensiva contro le politiche della Troika, dalla Grecia riparte chi cerca un alleato contro una situazione d’insofferenza. E a quanto pare, dato il consenso generalizzato, sono davvero in tanti.