Napoli: nel “salotto di Patty”, Patrizia Milone “L’Isola che non c’è”

 Bianca Fasano

Se qualcuno mi chiedesse dove sia “L’Isola che non c’è” della letteratura, risponderei: “nel salotto di Patty”. Vi chiederete cosa sia. Per quanti non hanno avuto il piacere di esserci, in uno dei periodici incontri con l’autore o con un libro, in Napoli, cercherò di spiegarne l’essenza. Innanzitutto l’ospite: Patrizia Milone, docente di materie umanistiche nelle scuole superiori, già autrice di due libri per ragazzi e, in ultimo, di un libro per adulti: “Una eredità scomoda”edito da Kaeres. Ma oltre l’ospite, occorre descrivere, curiosando un po’, di questo “salotto”: un grande ambiente “vissuto”, in una casa antica di Corso Umberto, laddove, già dall’enorme ed elegante portone si intuisce la storia passata di una famiglia con tradizioni stabili. Il salotto, dicevamo: opere d’arte un po’ ovunque, un quadro del 600 con Cristo e la Samaritana al pozzo, che “ti osserva” dall’alto, poltrone comode, un tavolino ricco di oggetti belli e di “delizie del palato” per quanti desiderano continuare le dolcezze delle festività. In questo salotto, di volta in volta, si riunisce un gruppo di gentili signore, tra cui la scrittrice di turno e quante invece sono presenti per parlare e sentir parlare dell’opera presentata, di cui alcune pagine vengono lette, con grazia e preparazione tecnica, dalla stessa Patrizia o da altre tra le ospiti presenti. Il salotto di Patty, nell’ultima occasione in cui ho avuto il piacere di esservi, ha visto la presentazione del libro “Korallion”, di Fiorella Franchini. Lo stesso che è stato successivamente presentato sabato 17 gennaio 2015, alle ore 17.30  presso “Giustino Fortunato” Circolo Lucano,  al Vomero. A chiacchierare di letteratura, dei libri letti e da leggere, intorno al tavolino, nella serata del 15 gennaio, vi erano: Antonietta Abbruzzese docente di filosofia, l’autrice del libro, Fiorella Franchini  autrice di “Korallion” giornalista direttrice di web magazine “Napoli on the road”, Rita Felerico  giornalista saggista organizzatrice degli incontri filosofici “Cafè Plilo'” e poetessa e Speranza Perna docente lingua francese, oltre, naturalmente, la sottoscritta. Di tanto in tanto la giovane figlia della padrona di casa lanciava qualche frase in francese con l’insegnante di francese e il padrone di casa si mostrava velocemente per un saluto. In linea generale”Korallion”, il libro cui si dedicava attenzione, potrebbe dirsi un’opera romanzata molto collegata al periodo storico trattato, ottima anche per insegnare ai nostri ragazzi, nelle scuole del napoletano, l’amore per la città di Napoli, le sue leggende, la sua storia e le sue bellezze artistiche e naturali. Ambientato nel VI secolo a. C, il racconto inizia con la descrizione di una furiosa tempesta, che costringe la nave greca Kore e l’etrusca Thana verso le coste dell’Opicia. Di seguito la realtà e la fantasia, la presenza fisica dei personaggi e quella quasi tattile delle divinità troveranno nella narrazione tratti forti, tra cui quello che descrive l’ira degli dei atta a sconvolgere i “Campi Ardenti”, che nulla hanno a che fare con i nostri tristi riscontri della “terra dei fuochi”. Nella storia si intrecciano le realtà fisiche dei terremoti con il furto sacrilego che minaccia la vita della città di Parthenope. Come in un thrilling dell’antichità ci si domanda chi ne voglia la distruzione e chi sia l’autore del furto sacrilego del “sacro tesoro”. La ninfa  Parthenope  si confonde con la fisicità di una fanciulla dallo splendido canto e nel testo, permeato anche della presenza sul suolo campano del popolo etrusco, si inserisce anche il personaggio di un principe etrusco. Chiaramente il libro andrà letto, per scoprirne di più e meglio le qualità. Intanto, nel discuterne, sedute sempre nel comodo salotto di Patty, ciascuno dei presenti esprime il proprio parere, collegato al testo, ma anche ampliato con riflessioni su altri testi, di autori italiani o meno, per cui si intessono le storie e le voci, facendo sì che, in questo triste mondo attuale, laddove “vi sono più scrittori che lettori” (come suggerisce qualche maligno), ci si ritrovi, invece, tra persone che amano la lettura e l’hanno amata dall’infanzia, conservando la freschezza necessaria a dedicare parte del tempo libero, a questa preziosa quanto piuttosto dimenticata attività. L’autrice parla di sé, del suo lavoro, inoltrandosi in scenari di millenni lontani, quasi che tornassero a vivere, rendendoli moderni e contemporanei. L’amore per la sua Napoli si nota nella evocazione di Parhenope e della sua Sirena, di personaggi quali Kyme e la Sibilla, di terre abitate da eroi e da segni divini, in cui si svolgevano terribili battaglie e in cui si vivevano straordinarie bellezze naturali. La riflessione comune in questa “Isola che non c’è” resta la triste verifica di quanto poco leggano i ragazzi, oggi. Della presenza degli ebook, certamente, in ogni caso, fonte di ritorni letterari, anche se non più collegati all’odore della carta del libro ed al ritrovarsi con quello che il filosofo francese Jacques Derrida  definiva “l’interlocutore muto”. Muto, sì, in attesa, laddove il lettore l’aveva lasciato, con il segno dell’ultima pagina letta, fosse un segnalibro o anche quella terribile orecchietta fatta nell’angolo. Muto, ma mutevole, rispetto al momento in cui lo si prendeva nelle mani, mutato lui se mutato tu, come lettore, nell’età, nell’esperienza, nel tempo vissuto. Oggi, a tacere, è purtroppo la cultura del leggere, perdutasi nel tempo veloce delle immagini e dei suoni. Bello è sapere che, ancora, in Napoli, come altrove, possano esistere dei salotti letterari dove, ancora, si parla dei libri, si legge, si lasciano vivere i personaggi per qualche tempo ancora. Quei personaggi che “un autore l’hanno trovato”.