Rapporto Censis 2014…Italia teme futuro!

Giuseppe Lembo

È una condizione che si è andata maturando nel tempo, cancellando, cammin facendo, il buono italiano fatto di saperi, di valori, di creatività e di solidarietà, ormai caduto così in basso, da avere difficoltà a connettersi positivamente con il presente italiano e soprattutto con l’Italia di domani, ammalata grave per i tanti dannati italiani dei nostri giorni. L’Italia, così com’è, appare fortemente impaurita per il suo futuro; il quadro umano e sociale del Paese non è per niente esaltante; crescono le povertà diffuse; cresce l’impoverimento della classe media; diminuisce la capacità di produrre ricchezza; diminuiscono le risorse da spendere nel sociale. Per i più deboli è, sempre più, l’inferno Italia; un inferno che rema dannatamente contro, soprattutto nei confronti del futuro italiano con un mondo giovane abbandonato a se stesso e che si vede davanti un orizzonte assolutamente asfissiante e limitato. I protagonisti di tanto meritano per tutto questo, come giusto riconoscimento un “Nobel italiano”. Come Nobel italiano, meritano la gogna, il giusto riconoscimento, per come hanno ridotto il Paese e soprattutto per come hanno cancellato il futuro dei loro figli che, ormai senza speranza, proprio non sanno che fare, se non cercarsi in giro per il mondo, il non facile diritto alla vita; un diritto che intanto viene loro negato nella Terra dei padri dove sono nati. Siamo, al disastro Italia; tanto, come in modo allarmato ci dice il CENSIS e come ci viene dai segnali negativi delle Agenzie di Rating che declassano sempre più l’Italia (Standard & Poor’s con l’ultimo declassamento ci ha messi al penultimo scalino della scala della garanzia e della sicurezza economica del Paese; diminuisce la fiducia ed i nostri titoli, sono sempre più “titoli spazzatura”). Il CENSIS con sofferta partecipazione è costretto a radiografare i mali d’Italia, nella sua caduta libera, di anno in anno sempre più rovinosa. L’Italia è in una grave e profonda crisi. Tanto lo dice a chiare lettere il CENSIS; tanto, è nel declassamento di Standard & Poor’s, che vede il rating del nostro Paese vicino al livello “spazzatura”. A pesare sulle già gravi condizioni del malessere Italia è l’aumento del debito; è la sua crescita debole; è l’ambiente italiano ostile a fare impresa. Il rapporto CENSIS è un rapporto-verità amaro per le condizioni tristi del nostro Paese, dove è diffusamente in crescita il terrore della povertà, unitamente alle sofferenze per la disoccupazione sempre più crescente che vede i giovani italiani sempre più umiliati e senza futuro. In questo clima italiano del “si salvi chi può” è crescente il senso di sfiducia verso gli altri; mentre è in caduta libera la solidarietà, aumentano i contrasti degli uno contro gli altri. Si grida sempre più agli untori, siano essi stranieri senza fissa dimora e/o dirimpettai considerati concorrenti sleali nell’ambito di una quotidianità sempre più difficile, con l’unica certezza garantita per tutti che è quella di diventare poveri, una preoccupazione che si è ormai impossessata del ben 60% degli italiani. Il rapporto CENSIS, in una fotografia da allarme rosso ci informa che, nel nostro Paese gli otto milioni di risorse umane senza lavoro comprendono tre milioni di disoccupati, circa due milioni di inattivi e tre milioni di persone che non cercano lavoro. Sono, dice il CENSIS, ben otto italiani su dieci che non si fidano del proprio prossimo. I Neet italiani, giovani tra i 15 e 29 anni, giovani che non studiano e non lavorano, nel 2013 erano ben due milioni e mezzo, diversamente distribuiti fra Nord e Sud e nelle diverse città d’Italia. Se sono umiliati i giovani, dal futuro negato, come ci dice il CENSIS, ancora peggio è la condizione italiana dei pensionati fortemente bistrattati come evidenziato dall’ISTAT (il 41,8% delle pensioni è sotto i mille euro al mese, il 39,5% tra i mille ed i duemila euro, il 13,7% tra i due ed i tremila euro). In un dato che riguarda la qualità della vita abbiamo un 80% dei giovani che usano i social network, dove cresce anche la presenza degli over 55, un dato che lascia l’amaro in bocca, perché come ci dice il CENSIS nel suo Rapporto di fine anno, in 25 anni di vita italiana, si sono dimezzate le copie vendute dei quotidiani.