Pino Daniele e Massimo Troisi: traditi dallo stesso cuore!

di Rita Occidente Lupo

Pino Daniele continua anche dopo morto ad attirare i suoi fans! Così per i grandi, le cui canzoni come per Lucio Battisti, destinate ad essere intramontabili. Incredule le piazze, ancora sbigottite del “Guagliò” con la chitarra imbracciata, partito da questo mondo  all’inizio di un nuovo anno. Il suo genio musicale, tamburò, genere misto di tammurriata e bluse, a calamitare le piazze. E Napoli, a piangerlo ed a cantare le sue canzoni, dopo il flash mob, in attesa che le ceneri, dopo i funerali di oggi in Capitale, possano ritornarvi venerdì. Tanto rimbalzato in questi giorni, nella corsa contro la morte infartuale al Sant’Eugenio e nella querelle dei fans accodati davanti alla camera mortuaria, accesso in prima battuta solo per i familiari. Mille ipotesi che avrebbero potuto tenerlo ancora in vita, se non ci fosse stato l’intento di correre verso Roma dalla terra maremmana. Presupposti: i fatalisti dicono che la morte, senz’orologio, non guarda in faccia ad alcuno. Il Vangelo ricorda con la parabola delle Vergini sapienti “di tenere sempre le lucerne attese” nell’esser preparati al decesso. Anche se Daniele sofferente per problemi cardiologici, nessun segnale che il suo cuore potesse ceder. Lui, che viveva col cuore e di cuore. Come il grande Massimo Troisi, morto a 41 anni a chiusura de “Il Postino”, addormentato nel sonno. Le due voci partenopee, pilastri della Napoli contemporanea: due uomini a confronto, accomunati dalle radici in quella terra vesuviana, da sempre “E Mille culure… Carta sporca…”  E, come ogni anima partenopea, per entrambi  l’amore, cifra inestimabile della vita. Non a caso Daniele con la sua colonna sonora “Quando” del film di Massimo “Credevo fosse amore invece era un calesse”,  tra le pieghe ironiche ambiziose. Anche Pino a voler girare un film! Ora che ilsipario calato anche su di lui, non cessano le sue canzoni, di solcare l’aria. Note spezzate nell’atmosfera tra cori, a ricordare non solo il primo periodo, quello degli approcci con Senese, ma anche il clou della sua carriera, che non gli aveva fatto perdere quella particolare voce roca e quelle rughe di malinconia che, come Troisi, solcavano il suo volto anche tra i bagni di folla.  Forse Pino oggi, avvezzo a quelle spicciole pillole di sapienza partenopea ‘A vita è ‘nu muorzo, nun me fà’ ‘ntussecà’  vorrebbe solo riposar tranquillo!