Utopia possibile – ricchi e poveri insieme

Giuseppe Lembo

 Purtroppo siamo circondati più di ombre che di luci; è questa, una condizione umana diffusa soprattutto al Sud e nei Sud del mondo. Le ombre che ingrigiscono le coscienze della gente comune sono dovute ad una condizione esistenziale fatta di miseria, di malasocietà e di incapacità della classe dirigente a pensare ed a fare il bene comune, offrendo alla gente se non certezze, almeno speranze per un futuro diverso. Rubando il titolo di un libro di Domenico Rea, che tanto soffriva per i mali di Napoli e della Campania, anche a me viene da gridare “Gesù fate luce”, liberando una situazione diffusa di ombre che tanto ed ovunque ammorbano i luoghi e le coscienze degli uomini. Le tematiche dell’impegno civile dell’uomo in cammino, mi portano ad avere una forte sensibilità nell’osservare e raccontare i mali del mondo, nell’osservare e manifestare simpatia per le vittime ed una decisa e forte osservazione per i tanti carnefici che dominano con la violenza, le scene del vivere umano, riducendole spesso in palcoscenici vuoti. Negli scenari umani che riguardano noi e gli altri, c’è una diffusa condizione di non ascolto. La condizione dominante non è quella dello stare insieme solidale ma della solitudine; si tratta di una crescente condizione di diffuso malessere che appartiene sempre più al vivere del nostro tempo. L’uomo sempre più solo con se stesso, non riesce a vivere insieme agli altri; non sa parlare con gli altri; non sa comunicare; non sa condividere con chi gli sta a fianco esperienze e vissuti della sua vita.

Il dialogo è la vita; la solitudine uccide, cominciando prima di tutto, ad uccidere l’uomo dentro.

Che disastro la società di oggi, soprattutto nel mondo unito dall’apparenza del vivere, dai consumi e da comportamenti omologati, fotocopia l’uno dell’altro!

L’uomo solo non produce che disperazione ed alienazione di se stesso!

L’uomo è solo perché non si conosce; non conoscendosi non ha alcun interesse a conoscere gli altri e ad attivare con gli altri, percorsi di vita in comune, il frutto del confronto, del dialogo; tanto è necessario per mettere insieme idee condivise ed insieme agli altri progettare il futuro che è di tutti e non solo “proprietà” di pochi. L’uomo è nato per vivere insieme agli altri ed essere parte attiva della società del confronto e per organizzarsi ed organizzare insieme un percorso di vita solidale che da micro, partendo dai territori di appartenenza, diventi poi macrosistemico di una società allargata (dal locale al globale) ad un punto tale da esprimersi con le caratteristiche della società-mondo, alla cui base ci deve essere il confronto, il dialogo ed i comportamenti condivisi di un civile stare insieme con l’obiettivo di cooperare per il bene comune. Il primo comune impegno è di investire ovunque in cultura, in educazione, in organizzazione umana e territoriale e nella promozione della comunicazione autentica. Per questo importante obiettivo può molto la scuola. Oltre al ruolo centrale della scuola c’è anche quello della società civile attraverso le istituzioni che la governano; oggi in affanno ed in forte crisi di credibilità, devono recuperare un’immagine nuova del loro agire e del loro fare per gli altri, in risposta ai bisogni singoli e d’insieme. Oltre agli impegni per le cose necessarie quotidianamente alla vita dell’uomo sul territorio, per una diversa e migliore qualità della vita, occorrono impegno ed azioni immateriali finalizzate ai valori, agli ideali, all’etica, beni dell’anima senza i quali l’uomo vive la sua vita ad una sola dimensione che è quella dello stomaco da riempire (riempiendolo in eccesso fa spesso male anche a se stesso, causandosi una condizione di malessere per obesità e di grave danno agli altri, che nel mondo in tanti muoiono per mancanza di cibo). Una risposta intelligente al disagio della condizione umana è quella di un processo sociale educativo finalizzato alla cittadinanza attiva. Agire attivamente nel mondo locale significa avere una profonda conoscenza antropica e territoriale dei mondi vitali di riferimento; significa vivere intensamente la vita locale e sapersi rapportare agli altri, con i quali pensare a percorsi d’insieme, superando le tante negatività antropiche, il frutto di egoismi, di atteggiamenti familistici e di indifferenza per gli altri. Significa aprirsi culturalmente agli altri ed innervare progetti e processi funzionali ad una vita di insieme basata sull’etica condivisa. Se si riesce ad essere buoni ed attivi cittadini sul proprio territorio, si è altrettanto facilmente anche buoni ed attivi cittadini del mondo. Perché questo accada, ciascuno a partire dalla giovane età si deve saper costruire una visione d’insieme basata sulla cittadinanza attiva e sulla concretezza del fare, nel rispetto dell’uomo.

Nel mondo locale, il territorio attraverso le istituzioni, le agenzie educative e formative deve essere pensato avendo come primo obiettivo l’uomo e la sua identità ispirata alla solidarietà e libera da atteggiamenti familistici che non fanno agire pensando al bene comune, ma rappresentano un grave ostacolo per il progresso, la modernizzazione, il cambiamento e quindi lo sviluppo sia dell’uomo in ambito locale che globale.

Dal familismo nasce l’individualismo e quindi gli egoismi che portano ad un eccesso di consumismo, oggi vissuto come una nuova religione, con danni gravi sia a livello locale che a livello globale, essendo sempre più necessario armonizzare i rapporti tra macro e microsistemi, non privando i piccoli mondi della loro identità e delle loro radici; il loro, insieme nella ricchezza delle differenze, rappresenta quell’identità del mondo globale che può plasmare nella coscienza di ciascuno la forza dell’universalità, partendo dal particolare di un luogo.

Nel fare per l’uomo, c’è il seme di una società nuova; c’è il cambiamento e lo sviluppo sia locale che globale.

Operando insieme si può far crescere l’uomo in quanto essere, riducendo così la forza distruttiva dell’apparire e del consumismo.

È soprattutto la scuola a doversi impegnare sul proprio territorio per l’obiettivo uomo, promuovendo il principio universale dei diritti umani e facendo scaturire da questo principio la difesa dei diritti individuali.

Il mondo territoriale grazie al protagonismo dell’uomo locale può rappresentare il luogo ideale per costruire insieme un modo nuovo di pensare ad un futuro condiviso negli spazi del proprio vivere quotidiano; si tratta di un tassello importante del vivere insieme inteso in senso globale, con la forza delle radici e dell’appartenenza proprie dell’uomo locale che però, deve intelligentemente saper pensare al globale.

Il protagonismo che la cittadinanza attiva può dare all’uomo a partire da quando è bambino serve a ridurre le differenze e con le differenze le stesse distanze tra il sapere ed il non sapere, tra l’avere ed il non avere.

Serve a liberare l’uomo dalla condizione di subalternità in cui viene mantenuto da chi, per garantirsi i propri egoistici spazi di potere, vuole tenere sottomessi come sudditi, i suoi simili.

La forza del protagonismo che può venire dalla cittadinanza attiva  può rimandare al mittente il gran rifiuto di libertà per l’uomo e la violenza di chi pensa di poter costruire il mondo da solo, rifiutando la partecipazione degli altri, esclusi perché così si vuole.

Partendo dal territorio locale, insieme si può essere protagonisti del mondo.

La cittadinanza attiva è una necessità per l’uomo del Terzo Millennio.

Serve anche al nostro territorio, per realizzare un nuovo umanesimo una fase costituente di rinascimento cilentano ed un forte protagonismo solidale; è da qui che si parte per una vera rinascita umana e sociale.

La cittadinanza attiva, partendo dalla scuola, è una condizione importante di ogni cittadino a cui devono essere intelligentemente date tutte le opportunità per poter costruire la coscienza del cittadino-protagonista sul proprio territorio e nel mondo dove oggi è la casa dell’uomo globale.