Il triste destino italiano: politica nel caos!

Giuseppe Lembo

Il futuro italiano è, purtroppo e sempre più, da profondo rosso. Non ci sono certezze e garanzie possibili per gli italiani “brava gente”, con una forza di sopportabilità e di tolleranza assolutamente difficile da trovare altrove; un popolo di quasi rassegnati ripete silenziosamente a se stesso più e più volte al giorno che, così devono andare le cose; che non c’è niente da fare per cambiarne il corso. E mentre la rassegnazione della gente italica domina sovrana, l’affollato popolo dei politicanti italiani che hanno ottenuto come primo importante e prestigioso risultato, quello di cancellare la credibilità della politica, resta in sella a governare le male sorti di questo nostro maltrattato Paese; tanto, con assoluta indifferenza per chi vorrebbe ostacolarne il corso, con alla base un potere fortemente arrogante che sta, purtroppo, uccidendo il futuro italiano. Un potere finalizzato a se stesso e funzionale unicamente a se stesso. Un potere assoluto, messo in piedi da monarchi, padri-padroni che badano solo a se stessi e sono assolutamente indifferenti a quello che succede attorno a loro, considerate con autosufficiente indifferenza cose di altri; solo cose di altri, ossia di quegli italiani stancamente tolleranti  che ne permettono con indifferenza la loro presenza sempre più ingombrante, in un contesto di partiti liquidi, parte di schieramenti confusi, indifferenti agli altri (i governati), ma scrupolosamente attenti a se stessi (i governanti). L’Italia nella sua anomalia vive il momento del “capo unico”. Matteo Renzi ne è l’espressione; ma le condizioni fluide della politica italiana proprio non sono favorevoli al populismo indiscusso del “capo unico”.

E così, contro Matteo Renzi, oltre alla forza d’urto  delle opposizioni grilline e leghiste, si muovono anche le falange interne del PD, un movimento crescente per un’astinenza dal potere che proprio non possono sopportare più a lungo. È questa forza d’urto, la minoranza del PD con capi storici come D’Alema, Bersani che hanno fatto della politica la prima ed unica professione della loro vita.

Non possono starsene fermi ed essere schiacciati dal fare autonomo di un capo-monarca populisticamente convinto che, in virtù del suo personale consenso popolare, può fare tutto quello che vuole. E così, considerandosi intoccabile, organizza, decide e sfida tutto e tutti, lanciando a parole messaggi di profondo cambiamento della società italiana, mai come adesso, in forte crisi economica-sociale per la mancanza diffusa di lavoro e per un vuoto identitario che non promette niente di buono al futuro del Paese, tra l’altro, in forte crisi di credibilità esterna, per la sua ridotta sovranità in un’Europa senz’anima, sempre più indifferente alla gente europea e quindi a quell’insieme dei popoli d’Europa, il motivo fondante alla base del progetto unitario dell’UE; un progetto, purtroppo, sempre più debole, sempre più logorato dai poteri forti di Bruxelles e della Merkel che pensa di fare dell’Europa Unita unicamente e solo la chiocciola d’oro di Berlino. E così, il cammino da capo indiscusso di Matteo Renzi è pieno di difficoltà interne ed esterne, ad un punto tale da renderlo sempre più complicato e difficile; tanti sono gli ostacoli che avranno, un giorno non lontano, anche la deriva del potere del capo Matteo Renzi. In questo progetto, i più minacciosi sono proprio gli uomini potenti della sua parte politica (D’Alema, Bersani, Fassina , Damiano, oltre a quelli della sinistra di Cuperlo e di Pippo Civati). E così, per Matteo Renzi, non è tanto pericoloso l’amico-nemico Silvio Berlusconi e/o Grillo e quelli della Lega, quanto gli irriducibili del suo partito che non vogliono perdere una rendita di posizione politica, patrimonio di lunga data acquisito e che non vogliono assolutamente trasferire nelle mani padronali di un solo ed indiscusso capo, un quasi messia unto-untore fermamente convinto, forte di quel 40% di consensi, così come confermano ancora tutti i sondaggi, che lui e solo lui è il capo; che lui e solo lui è il decisore unico e che anche gli irriducibili, D’Alema compreso, devono sottostare al volere del capo. C’è tanta tensione nel PD che non ha pace e che si sta frantumando in più e più anime in conflitto tra di loro; tra queste, quella riformista che pur non volendo rompere con il capo e tanto meno transitare altrove, chiede maggiore visibilità politica. Intanto sulla scena sempre più ferocemente si agita Massimo D’Alema che da santone storico della sinistra italiana proprio non ne può più di Matteo Renzi, un ibrido costruito a sua immagine e somiglianza da Berlusconi, con l’intento di dare un volto fortemente centrista alla politica italiana, ormai post di tutto e di più. Parlando di Renzi, D’Alema si agita contro, convinto com’è che si tratta di una persona politicamente inaffidabile; lui, dice D’Alema, “è uno che dice una cosa e poi ne fa un’altra ed infatti Berlusconi lo ha scelto come suo erede; Renzi è un episodio nella cronaca politica italiana e con la sua riforma elettorale andrà a finire che porterà Salvini al Governo”. Ormai siamo ad una stagione della politica italiana senza né capo né coda.