In Italia cresce disoccupazione soprattutto giovanile

Giuseppe Lembo

La disoccupazione in Italia è ormai da allarme rosso; il ritmo della sua crescita è sempre più accelerato. Cresce la disoccupazione italiana; cresce, soprattutto, la disoccupazione giovanile, una terribile condizione umana dal futuro negato. In Italia non ci sono opportunità lavorative; ci sono e sempre meno, solo occupazioni precarie che ci fanno ricordare quell’arte dell’arrangiarsi, nata in Campania, dove si è consolidata, come fenomeno endemicamente diffuso. Eppure dopo il disastro della guerra con scenari diffusi di distruzione e di morte, eravamo riusciti a diventare un grande Paese, capace di fare parte delle economie più importanti del mondo; tanto, con l’appartenenza al G8 formato dai potenti del mondo, capaci di produrre ricchezza italiana e di creare sviluppo italiano. Purtroppo l’incantesimo si è rotto e senza volerlo né pensarlo come possibile, ci siamo ritrovati con il culo per terra; senza lavoro, con le fabbriche dalle saracinesche abbassate, con capitali in fuga verso i paradisi fiscali del mondo e con una capacità produttiva sempre più in crisi, espressione di una crisi profonda di cui non si riesce a prevederne l’esito se non quello di un sempre più possibile declino italiano. L’Italia in crisi deve saper prendere atto delle sue reali condizioni; non può egoisticamente andare per una strada sempre più sbagliata attuando le tante furbizie di un disumano egoismo dei poteri forti che non portano da nessuna parte se non alla fine annunciata dopo un lungo, silenzioso periodo di sofferenze comuni che faranno esplodendo, implodere il Paese, causandone la fine di tutto. Bisogna riconsiderare gli scenari tristi alla base del vivere italiano; alla base del nostro sempre più triste quotidiano vivere italiano. Così la legalità, nell’indifferenza di chi dovrebbe garantirla, diventa sempre più illegalità diffusa; così anche i diritti fondamentali dell’uomo, che costituzionalmente dovrebbero essere garantiti ai cittadini italiani, ma che tali, ormai non sono, in quanto trattasi sempre più di soli diritti negati. Prima di tutto, il diritto al lavoro si sta trasformando in un non diritto, con i tanti disoccupati che non riescono più a portare il pane a casa ed i tanti giovani che si sentono traditi, abbandonati e senza certezze per il futuro. Il lavoro che non c’è, per effetto delle fabbriche che abbassano le saracinesche e del rifiuto diffuso di investire nel nostro Paese è una grave piaga della crisi italiana; da fermare, se si vuole concretamente salvare il Paese; se, chi deve farlo, con la politica chiamata ad assumersi tutte le responsabilità che le competono, non lo fa concretamente, è complice dello sfascio Italia; è responsabile della fine umana e sociale del nostro Paese, assolutamente da evitare, perché l’Italia non merita tanto; perché l’Italia non è assolutamente un Paese da default. Il male italiano è solo un grave male antropico, messo in piedi da gente che l’ha costruito facendosi male, senza poi sapere come uscirne per salvare i tanti innocenti da un disastro con i suoi responsabili ben individuati ed individuabili. L’Italia, un Paese caro al mondo (è uno dei tre paesi più visitati al mondo), con un potenziale turistico da ogni parte del mondo che può notevolmente crescere e diventare una grande risorsa anche a sostegno del lavoro che non c’è, non può suicidarsi perché così vogliono quelli che ne hanno abusato, malgovernandolo.